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Open RAN, il veto a Huawei si ritorce anche su Ericsson e Nokia?

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Il veto americano nei confronti di Huawei come fornitore di tecnologie 5G rischia di ritorcersi a causa dello standard aperto Open RAN anche su Nokia ed Ericsson.

Il veto americano nei confronti di Huawei come fornitore di tecnologie 5G rischia di ritorcersi, almeno in maniera indiretta, anche su Nokia ed Ericsson. Il motivo è presto detto: gli operatori Tlc sono alla ricerca di una alternativa tecnologica al fornitore cinese, estromesso da diversi mercati a livello globale, che gli consenta di realizzare le nuove reti senza svenarsi sul fronte dei costi. Lo scrive il quotidiano spagnolo La Vanguardia, che individua nell’Open RAN la tecnologia alternativa su cui puntano gli operatori per creare reti aperte e smarcarsi così dalla dipendenza dei pochi vendor di attrezzature di rete presenti sul mercato.

L’Open RAN Alliance ha scritto e fissato le specifiche tecniche che permetteranno l’inter-lavoro di nodi di diversi fornitori. In parole povere, l’obiettivo è rompere la dipendenza degli operatori nei confronti del duopolio Nokia ed Ericsson, dopo l’estromissione di Huawei da diversi mercati europei.

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Come fare?

L’obiettivo è convertire le reti mobili in sistemi aperti, interoperabili, dove tutti i fornitori utilizzino uno standard comune per disaccoppiare le diverse componenti tecnologiche. Un po’ come succede nel mondo dell’informatica.

E’ questo in estrema sintesi il senso dell’iniziativa Open RAN (Open Radio Access Network) è stata avviata in Europa da Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Telecom Italia. Questi operatori, ricorda La Vanguardia, si sono impegnati ad acquistare soltanto attrezzature di rete con questo standard. L’obiettivo è aumentare la concorrenza nel mercato delle attrezzature di rete, un settore dominato da Huawei, Ericsson e Nokia, ZTE e la coreana Samsung.  

I fornitori cinesi, con le loro politiche commerciali molto aggressive, hanno spinto i prezzi al ribasso. In loro assenza a causa del veto Usa gli operatori europei sono stati sospinti verso Nokia ed Ericsson, che di fatto non hanno rivali.

Il 5G sarà una rete virtuale

C’è da dire che il 5G sarà in larga misura una rete virtuale, la cui componente chiave sarà il software. E va inoltre notato che il 5G è considerato da tutti gli altri produttori di apparati di rete come un’opportunità per entrare nel settore delle reti mobili. E’ questo il caso di Cisco, NEC e Comscope, mentre alcuni altri fornitori si sono specializzati in questa tecnologia Open RAN fra cui Altiostar, Mavenir e JMA Wireless. Altri player, anche startup, potrebbero entrare in gioco.

Negli Usa la lobby dell’Open RAN

Ed è così che si spiega la nascita negli Usa di una nuova lobby, la Open RAN Policy Coalition, per promuovere il nuovo standard. Ne fanno parte anche i grandi Big del tech americano come Google, Facebook, Microsoft. Grandi telco come AT&T e Verizon insieme con i Big dell’informatica come Dell, HP e IBM. Si tratta di una bella occasione per gli Usa di rientrare attivamente tramite l’Open RAN in un mercato considerato strategico dal quale sono assenti, da quando non c’è più Motorola.

Idem anche in Europa

Ma la stessa cosa vale anche per gli operatori europei e per la Commissione Ue, tutti favorevoli a questo movimento. I produttori storici di apparecchiature di rete hanno accettato, loro malgrado, di sostenere l’Open RAN, eccezion fatta per Huawei. L’Open RAN prevede una filosofia a sostegno delle reti virtuali, per poter così rimanere fornitori di grandi gruppi. Le reti sono sempre più virtualizzate. L’intelligenza della rete si trova nella componente software in Cloud, e non più all’interno delle reti fisiche, per quanto si tratti ancora di tecnologie proprietarie, nonostante la ricerca di standard aperti da parte degli operatori.

L’Open RAN nella Ue si trova in una posizione intermedia: a metà di interessi contrastanti. Da un lato gli operatori che chiedono standard di rete aperti, dall’altro ci sono gli interessi di Nokia ed Ericsson. I due leader globali nelle infrastrutture di rete, il solo settore tecnologico in cui ancora l’Europa primeggia. Ed è anche per questo che ci si domanda perché Bruxelles sia favorevole a sovvenzionare l’Open RAN, uno standard spinto in primo luogo da aziende Usa e asiatiche.