L'operazione

Open Fiber, via libera Ue senza condizioni al riassetto Macquarie-CDP

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Via libera senza condizioni, dell'Antitrust Ue, all'operazione di Cassa Depositi e Prestiti e del fondo australiano Macquarie per l'acquisizione della quota di Enel in Open Fiber.

Via libera senza condizioni, dell’Antitrust Ue, all’operazione di Cassa Depositi e Prestiti e del fondo australiano Macquarie per l’acquisizione della quota di Enel in Open Fiber. Il registro della direzione generale per la Concorrenza della Commissione europea è stato aggiornato questa mattina segnalando che si tratta di una “autorizzazione incondizionata”.

L’operazione porterà Cdp ad aumentare la quota di partecipazione al 60% e Macquarie ad acquisire il 40%.

La motivazione: Ue vigilerà su concorrenza

La Commissione – si legge nella newsletter della Commissione Ue – ha concluso che l’acquisizione proposta non solleverebbe problemi di concorrenza data l’assenza di sovrapposizioni orizzontali o relazioni verticali tra le attività di Macquarie (comprese le sue società in portafoglio) e Open Fiber. Infine, la Commissione ha anche valutato se, alla luce degli interessi di CDP in TIM, l’operazione avrebbe aumentato i rischi di coordinamento tra Open Fiber e TIM. Fatta salva l’applicabilità degli articoli 101 e 102 TFUE (Gli articoli 101 e 102 del TFUE vietano gli accordi anticoncorrenziali e le pratiche concordate tra imprese, nonché gli abusi di posizione dominante) o di qualsiasi altra disposizione nazionale equivalente sui possibili effetti anticoncorrenziali, la Commissione ha concluso che i possibili problemi anticoncorrenziali non sono specifici dell’operazione proposta, poiché CDP Equity aveva già il controllo congiunto di Open Fiber. L’operazione è stata esaminata secondo la normale procedura di revisione della fusione”.

Torna di moda la rete unica?

Secondo la Reuters, a mossa di Cdp potrebbe spianare la strada a una fusione, ventilata da tempo, della rete di Open Fiber con quella di Telecom Italia(Tim).

Cdp è anche il secondo maggior azionista di Tim (9,8%), alle spalle della francese Vivendi (23,8%); questa compartecipazione, secondo alcuni analisti, avrebbe potuto rendere più complicato il via libera all’operazione agli occhi dell’autorità dell’Unione europea per la concorrenza. 

Ma il riassetto di Open Fiber fa storia a sé e non è affatto detto che il dibattito sulla rete unica riprenda quota dopo mesi di oblio.