Banda ultralarga

Open Fiber: tempo scaduto. Si avvicina la resa dei conti?

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Appare abbastanza chiaro come si stia avvicinando l’ora della verità. Ci sono soldi pubblici investiti a fronte di obiettivi mancati. Ci sono poi altre risorse del PNRR a fronte di lavori che dovevano ampiamente essere stati avviati entro il 30 giugno scorso e che sono clamorosamente mancati. L’interesse del Paese reclama chiarezza.

Le dichiarazioni col naso lungo, hanno le gambe corte

In questi giorni abbiamo ascoltato affermazioni non corrispondenti al vero sulle attività di Open Fiber. Abbiamo sentito parlare di insussistenti stati di accelerazione nella realizzazione della rete da parte di Open Fiber e di ottima gestione dell’azienda, da quando si è insediato l’AD Mario Rossetti, prima come direttore generale (nell’agosto 2021) e poi come AD (dal dicembre 2021). Va anche precisato come egli è stato ancor prima, per altri quattro anni, CFO di Open Fiber (dal 2017 per l’esattezza) e in quelle vesti scrisse il Piano Industriale tuttora in essere, lo stesso Piano che poi si è fatto approvare una volta assunto l’incarico di AD. Quindi diciamo che tutti gli obiettivi indicati da Open Fiber (tutti mancati) sono stati indicati dall’attuale AD Mario Rossetti.

Difficile dire “la colpa è degli altri”

Siamo ormai alla soglia di quasi due anni di incontrastato esercizio della sua gestione. Due anni nei quali, nonostante le chiare evidenze di una gestione a dir poco lacunosa, da noi peraltro sempre dettagliatamente denunciata, ci siamo dovuti sorbire, come un disco rotto, la solita storiella secondo la quale gli obiettivi vistosamente mancati da Open Fiber (che in questi ultimi due anni sono stati ancor più marcati) sono tutti da imputare alla “passata gestione”, che (è il caso di ricordarlo) si è però fermata due anni fa, come è a tutti noto.

I record negativi di Open Fiber

Come abbiamo anche fatto notare, in questi mesi Open Fiber ha infranto ogni record negativo, registrando i fallimenti delle milestone delle Aree grigie (attenzione, quelle finanziate dal PNRR), peraltro completamente gestite da Mario Rossetti e i suoi immensi manager ‘internazionali’.

Ebbene, mai come in questo caso possiamo dire che “Il Re è Nudo” anche se ancora nessuno ha posto sul banco degli imputati cotanta nudità regale.

Il Bilancio di Open Fiber a sostegno delle nostre tesi…

Ed a certificare il fallimento della gestione dell’AD Mario Rossetti è proprio Mario Rossetti medesimo, come testimoniato dall’approvazione del Bilancio 2022 di Open Fiber. Critiche pesanti su quel Bilancio sono già state evidenziate da ‘Il Messaggero’ lo scorso 29 giugno ed hanno generato una inconsistente risposta da parte di Open Fiber, che ha risposto in modo asimmetrico, prendendo la mira a destra, ma sparando a sinistra. Noi ci permettiamo solo di mettere la parola fine a questa querelle, ponendo alla vostra attenzione una sola pagina di quel Bilancio, per l’esattezza la pagina 70, dalla quale emerge che nel 2022 Open Fiber ha registrato la peggiore performance dalla sua creazione in termini di Unità Immobiliari coperte dalla fibra. Nel Bilancio societario appena depositato sono infatti dichiarate nel 2022 1,9 milioni di nuove Unità Immobiliari connesse, contro 2,5 milioni del 2021 e addirittura 3 milioni del 2020 che, lo ricordiamo, sono stati gli anni della pandemia, ambedue peraltro riconducibili alla cosiddetta “passata gestione”, che secondo l’AD Mario Rossetti sarebbe responsabile delle scarse performance della sua gestione.

Eppure in quegli anni, quando Open Fiber era gestita dalla precedente gestione, anche per un solo operaio contagiato da COVID-19 si doveva per legge chiudere l’intero cantiere, isolando gli operai venuti in contatto con il contagiato.

Una tabella che rappresenta una pietra tombale su ogni polemica

Controllate voi stessi la tabella riportata nel Bilancio, facendo un raffronto degli anni. Difficile di fronte a queste evidenze dare la colpa “a chi c’era prima”. Anzi impossibile. Appare abbastanza chiaro come si stia avvicinando l’ora della verità. Ci sono soldi pubblici investiti a fronte di obiettivi mancati. Ci sono poi altre risorse del PNRR a fronte di lavori che dovevano ampiamente essere stati avviati entro il 30 giugno scorso e che sono stati clamorosamente mancati. L’interesse del Paese reclama chiarezza.