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Open Fiber, ruolo chiave anche per il futuro della Tv (soprattutto per eventi live)

Il futuro della Tv, quella dei broadcaster tradizionali, avrà sempre più bisogno di banda ultralarga e in particolare di fibra FTTH per sostenere la crescita del traffico e delle interazioni del second screen, ormai altrettanto vitali dei programmi in sé. E’ per questo che il futuro assetto normativo delle frequenze televisive è uno degli aspetti di maggior interesse per lo sviluppo futuro di Open Fiber. Lo ha detto tra le altre cose l’ad Giuseppe Gola, nel suo intervento al MEF alla presentazione del rapporto “High Tech Economy” del CED.

Gola, portata epocale del futuro assetto delle frequenze televisive

Oltre all’Edge Computing e allo switch off del rame, il futuro assetto delle frequenze televisive “avrà una portata epocale” per Open Fiber che “è già al lavoro per accogliere questa trasformazione e aprire la sua rete attraverso le cosiddette CDN (Content Delivery Network)”, ha detto Gola, aggiungendo che “questo permetterebbe ai broadcaster di gestire e processare i loro dati da remoto e soprattutto, grazie alla diffusa presenza della rete FTTH di Open Fiber su tutto il territorio nazionale, di avvicinarsi agli utilizzatori finali mettendo a loro disposizione un servizio sempre più affidabile”. 

Quali frequenze saranno destinate allo streaming televisivo in futuro?

Quali saranno i device preferiti per la fruizione video?

Quale futuro per il digitale terrestre televisivo, che in teoria dovrebbe andare in pensione nel 2031 ma che nel nostro paese è ancora assai popolare, soprattutto nella crescente fascia della terza età?

Domande aperte che avranno una portata rilevante sulla trasformazione del traffico dati dei prossimi anni, su cui il video ha un peso dominante.

Open Fiber, rete capillare di Edge Data Center

Open Fiber si è già organizzata in vista di questi grandi mutamenti all’orizzonte, investendo su una rete di Edge data center a livello nazionale che consente ai clienti – fra cui i broadcaster rappresentano una categoria potenzialmente molto interessante e interessata – di depositare i loro contenuti più vicino ai clienti finali, con vantaggi diretti in termini di bassa latenza, qualità del servizio e capacità trasmissiva. Più il contenuto si trova fisicamente vicino al cliente finale e maggiore è la qualità dello streaming.   

I broadcaster tradizionali sono certamente interessati, dal momento che in un futuro non troppo lontano dovranno contare sempre di più sulla fibra per trasmettere e abbandonare gradualmente le frequenze del digitale terrestre, destinate alla telefonia mobile, come la banda 700 Mhz. C’è da dire, che lo switch off del digitale terrestre a livello ITU è previsto per il 2031 e che tutti i broadcaster di casa nostra dovranno adattarsi e migrare su nuove frequenze e altre tecnologie più moderne per lasciare spazio al 5G.

La svolta CDN e la gestione dinamica del traffico con l’EDGE

Un altro aspetto molto interessante è il ricorso da parte di Open Fiber alle cosiddette CDN (Content delivery network) che consentiranno di fornire contenuti video con una qualità sostanzialmente migliore.

Ma in definitiva il predominio dello streaming televisivo avrà sempre più bisogno di reti ultrabroadband di alta qualità, come la rete in fibra di Open Fiber, in grado di trasportare grandi quantitativi di dati sempre crescenti garantendo in maniera dinamica maggiore ampiezza di banda in occasione di picchi di traffico legati ad eventi speciali, soprattutto eventi live, con grandissima quantità di spettatori.

Stiamo parlando ad esempio di partite di calcio (sono questi gli eventi che maggiormente “intasano” le reti) ma anche di grandi eventi come concerti, cortei, altri eventi sportivi come le Olimpiadi.

Attualmente, la rete di Open Fiber è presente in circa 7mila comuni italiani con pressappoco 3mila centrali attive su tutto il territorio. A regime, il progetto prevede la realizzazione di 100 edge data center.

FAQ. I broadcaster tradizionali con il nuovo assetto delle frequenze avranno più bisogno di Open Fiber?

I broadcaster tradizionali potrebbero avere un maggiore bisogno della rete in fibra ottica di Open Fiber, sebbene in modi diversi rispetto a un rapporto diretto con l’utente finale.

Ecco i punti chiave per capire il nesso:

1. Il Nuovo Assetto delle Frequenze (Refarming DVB-T2):
Il processo di refarming delle frequenze (passaggio al DVB-T2) ha ridotto lo spettro radio disponibile per la trasmissione terrestre. Questo comporta la necessità per i broadcaster di utilizzare una compressione più efficiente (HEVC) e di ottimizzare l’infrastruttura di trasmissione. La trasmissione terrestre rimane il loro canale principale, ma le sfide tecniche e la necessità di raggiungere tutti gli utenti spingono verso la diversificazione. 

2. Aumento della Distribuzione Ibrida/OTT:
I broadcaster tradizionali stanno sempre più integrando la trasmissione terrestre con la distribuzione via Internet (Over-The-Top, OTT), offrendo servizi come RaiPlay e Mediaset Infinity.

3. Distribuzione Professionale e Backhaul:

Conclusione:

L’esigenza non è tanto quella di sostituire la trasmissione terrestre con Open Fiber, quanto di affiancarla e integrarla in modo sempre più robusto. L’obiettivo è garantire la capillarità del servizio e la migliore qualità possibile, sia attraverso l’antenna che, in misura crescente, attraverso la rete Internet in fibra ottica. Open Fiber, fornendo l’infrastruttura wholesale più avanzata, gioca un ruolo chiave in questo scenario ibrido ed in evoluzione.

Sì, i broadcaster tradizionali avranno progressivamente sempre più bisogno della rete in fibra ottica (inclusa l’infrastruttura di Open Fiber) per la distribuzione dei loro contenuti, anche se la trasmissione via etere rimarrà per il momento un canale fondamentale. 

Il nuovo assetto delle frequenze del digitale terrestre (passaggio al DVB-T2) e l’evoluzione tecnologica stanno spingendo verso un modello ibrido.

Perché aumenterà il bisogno di Open Fiber:

In conclusione, sebbene la trasmissione terrestre rimanga vitale nel breve e medio termine, la fibra ottica sta diventando un pilastro fondamentale per i broadcaster tradizionali per innovare, offrire maggiore qualità e raggiungere il pubblico attraverso nuovi canali distributivi.

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