Analisi

Open Fiber. Ritardi ovunque, scarsi i controlli di Infratel. Intanto ogni cliente è costato allo Stato quasi 12mila euro

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Sulla fibra ottica di Open Fiber si sta consumando una impostura senza precedenti. Vediamo adesso cosa decideranno di fare le parti in commedia, dalla Presidente di Open Fiber a Macquarie, da Infratel, a Invitalia, fino al convitato di pietra CDP.

Cosa emerge dal nuovo Report pubblicato da Infratel?

Inesorabile è arrivato e come sempre, non pubblicizzato e non commentato dalla stampa nazionale, il report dell’avanzamento lavori nelle Aree bianche pubblicato da Infratel sul sito del Mimit.

Nonostante Mario Rossetti, al timone di Open Fiber da ormai quasi due anni, non esiti in ogni pubblica apparizione o in ogni intervista a parlare di fantomatiche accelerazioni, inesorabilmente smentite dai dati.

Quando i numeri non mentono…entrano in gioco le “manine”

È sufficiente guardare i numeri per vedere che anche nel mese di febbraio 2023 l’incremento di unità immobiliari dove il servizio è “attivabile” è stato di appena 60.000 unità.

Ci piace far notare che, come già ampiamente denunciato su queste pagine, è ormai evidente che a partire da ottobre 2022 una “manina” si è divertita, a seguito delle evidenze da noi denunciate, a manipolare in favore di Open Fiber anche il testo descrittivo delle varie tabelle. 

Fino al mese di ottobre 2022, infatti, era chiaro che le unità immobiliari “collaudate” coincidevano con le unità immobiliari sulle quali il servizio era “attivabile”. Questo evidentemente creava problemi a qualcuno e così si è cambiata la frase descrittiva della tabella per rendere più fumoso il significato delle varie colonne e lasciare quasi intendere che il servizio sia “attivabile” su un numero maggiore di unità immobiliari, includendovi anche quelle in “collaudo” e quindi non ancora certificate da Infratel.

Altro che accelerazione, sembra invece un gioco delle tre carte

Tutto questo non basta comunque per parlare di una “accelerazione” che mai vi è stata perché, numeri alla mano, si può facilmente verificare che l’incremento delle unità immobiliari “collaudate” ogni mese oscilla sempre tra 40.000 e i 60.000 ormai da quasi due anni nonostante i costi, quelli si, siano ingigantiti negli ultimi due anni.

Al 28 febbraio 2023, le unità immobiliari “collaudate” sulle quali il servizio è attivabile sono solo 2.463.374 sulle 6.411.150 da realizzare entro il prossimo 30 giugno (ovvero fra tre mesi e mezzo).

Ci dispiace dover constatare quanto siamo stati profeti nel dire, ormai più di un anno fa, che l’obiettivo sbandierato da Mario Rossetti, a cui hanno fatto da ingiustificato megafono alcuni quotidiani mainstream, non sarebbe stato mai raggiunto. Di questo passo per fare le rimanenti 4 milioni di unità immobiliari circa ci vogliono altri 6/7 anni. Fate un po’ voi.

Ma questo non è niente se si guarda ai clienti effettivamente attivati rispetto ai soldi ad oggi contabilizzati.

I clienti infatti sono solo 128.518 alla fine di febbraio 2023, a fronte di 1.471.810.248 euro contabilizzati.

Ad oggi, dopo ben 5 anni dall’inizio del progetto, ogni cliente è costato allo Stato ben 11.452 euro. Niente male, quando paga Pantalone, cioè noi contribuenti.

Lo scandalo della Sardegna, un danno alla regione

Ma è ancora nulla a confronto di quello a cui siamo costretti ad assistere per la regione Sardegna, regione nobile nella quale sono già stati contabilizzati lavori per 18.268.775 euro a fronte di zero (ripetiamo ZERO) clienti, nonostante alcuni ordini di attivazione siano stati mandati dagli operatori ad Open Fiber già dal marzo 2022. Avete capito bene. Da ben più di un anno gli ordini in Sardegna risultano, come recita il Report di Infratel, “in lavorazione”.

Ci chiediamo allora: ma quale complessa lavorazione sia richiesta, se per attivarli non basta un anno?

Forse la realtà è che in Sardegna come in molte altre parti del paese la rete non esiste?

Che fanno il presidente di Open Fiber e Infratel? Le belle statuine

Ci chiediamo anche come faccia la Presidente Barbara Marinali a non occuparsi di queste cose, trattandosi di controlli che rientrano nelle sue competenze. Forse è troppo occupata ad occupare due poltrone contemporaneamente, da presidente di Open Fiber e contemporaneamente di ACEA, due società in potenziale conflitto di interesse tra loro? Speriamo che almeno Invitalia (che controlla Infratel)o la Corte dei Conti decidano a questo punto di intervenire.

Concludiamo poi con una domanda che facciamo pubblicamente, in piena trasparenza, come è nel nostro stile. Qualcuno dovrà pur dirci quanti clienti FWA sono stati attivati visto che, dal Report di Infratel, Open Fiber dichiara (con autocertificazione, perché non verificata da nessuno e riportata pedissequamente da Infratel) che esistono ben 1.543.474 unità immobiliari coperte con questa tecnologia, mentre sembrerebbe, come si dice nell’ambiente, che sono poco più di 300/400 clienti? 

E ora vediamo chi dovrà prima o poi intervenire

Se cosi fosse, il consiglio di amministrazione di Open Fiber, l’internal audit e la Presidente Barbara Marinali dovrebbero farsi qualche domanda e con lei forse anche l’azionista Macquarie e sicuramente Infratel, controllata da Invitalia, presieduta dall’ing. Rocco Sabelli che certo non si può dire non capisca di telecomunicazioni. Tenendo presente che Infratel come concedente è obbligata al controllo della correttezza della spesa di denaro pubblico e della effettiva realizzazione dei lavori.

Staremo a vedere cosa succederà.