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Open Fiber. I criceti che corrono nella ruota sono più felici

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Molti dipendenti raccontano di un generale smarrimento e di una confusione totale in particolare nella sede romana. E anche noi ci chiediamo perché queste continue riorganizzazioni delle quali dall'esterno dell’azienda, ma anche dall'interno, si stenta a capire l'utilità e l'efficacia.

Ormai Open Fiber, con la gestione dell’AD Mario Rossetti è come un criceto che corre sulla ruota. Tanto movimento, ma nessun risultato. Si dice che i criceti che corrono sulla ruota siano anche i più felici, ma i numeri di Open Fiber sono ormai sotto agli occhi di tutti e non ci pare che possano conferire felicità o sollievo ad alcuno.

La società è ferma, nonostante i continui annunci e i poco credibili proclami.

Manager condizionati dal conflitto di interessi di CDP presente in Open Fiber e TIM

Diverse fonti interne dell’azienda, fonti che ci cercano ormai quotidianamente per sfogarsi apertamente con noi, raccontano di un generale smarrimento e di una confusione totale in particolare nella sede romana. Abbiamo peraltro già scritto dei manager della prima linea in fuga di Open Fiber, manager che non hanno creduto e non credono nel piano industriale approvato il 3 dicembre scorso da Open Fiber.

Al centro del problema vi è il conflitto di interesse di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), azionista di controllo in Open Fiber e secondo azionista in TIM, e non è escluso che molti di essi non si siano voluti rendere disponibili in alcun modo all’ipotesi di concordare con TIM l’aumento dei prezzi all’ingrosso del co-investment da parte di Fibercop (questione tuttora pendente, che è oggetto di una pesante denuncia presentata a Bruxelles e oggi sul tavolo della DGCOMP) come non sono stati d’accordo con la scelta aziendale di Open Fiber, quando Cassa Depositi e Prestiti ha di fatto vietato all’azienda di partecipare alla gara per il Cloud, evidentemente per favorire TIM

Continui cambi di squadra come se piovesse

Siamo stati sorpresi nel leggere in questi giorni i roboanti annunci dei nuovi ingressi e della nuova ‘squadra vincente di Mario Rossetti‘, sulla cui composizione nutriamo alcune perplessità. E così ci domandiamo se il processo di selezione sia stato trasparente e quali siano stati i criteri seguiti. Ma ci domandiamo, più in generale, cosa stia succedendo e perché ci sono continue riorganizzazioni delle quali dall’esterno dell’azienda, ma anche dall’interno, si stenta a capire l’utilità e l’efficacia.

Il caso del CEO Office…

L’AD Mario Rossetti, appena insediatosi, costituisce subito una nuova direzione, prima inesistente, definita CEO Office, affidata al suo braccio destro Giorgio De Guzzis. E’ opinione ormai internamente diffusa che tale funzione sia solo servita (come spesso accade) a premiare De Guzzis (precedentemente in un ruolo di seconda linea, ma considerato fedelissimo di Mario Rossetti), a perdere tempo e ad organizzare inutili riunioni con decine di persone interne e decine di consulenti esterni (dei quali sarebbe interessante, per una questione di trasparenza, conoscerne i costi) senza che abbia prodotto alcun tangibile risultato, se non ritardi operativi determinati da inconcludenza e da mancanza di decisioni. Ad appena sei mesi dalla sua costituzione del nuovo ufficio, Giorgio De Guzzis si dimette e la Direzione viene soppressa. Persone che ne facevano parte non sanno cosa fare e processi e procedure appena introdotti sono rimasti scritti su carta e non applicati.

…il caso della Direzione legale…

Appena insediatosi Rossetti si impegna molto nello sdoppiare la Direzione legale e si “inventa” una nuova prima linea che si occupa di Affari societari, naturalmente occupando la casella con l’ennesimo manager proveniente (e ben segnalato) da CDP. Vi sono poi altre persone e poltrone di rilievo che non si capisce bene cosa facciano e che ruolo abbiano di diverso rispetto a quello che era stato fatto fino a quel momento dalla Direzione legale. Chissà, forse serviranno per la gestione del ‘Consorzio’ Network Solution, nato da una “fantastica” idea, che sta solo creando problemi e malumori sfociati nelle gare deserte di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi.

…e quello della Direzione commerciale

Una delle ultime riorganizzazioni, già sconfessata e modificata, è poi quella della Direzione commerciale. E qui si registra il record mondiale di ripensamento. Con l’uscita a luglio del Direttore Commerciale, l’AD Mario Rossetti decide di dividere in due la direzione, definendo due direzioni, con distinte funzioni, una per il mercato business e l’altra per il mercato residenziale. Non entriamo nel merito della singolarità di questa organizzazione, mai vista ed applicata da nessun operatore wholesale al mondo. Ma sicuramente Rossetti avrà le sue buone ragioni che noi, evidentemente per nostra incapacità e miopia, non comprendiamo. In realtà, se vogliamo dirla tutta e in libertà, ci sembra solo un buon modo di raddoppiare le sedie. 

È curioso però che Rossetti tenga ad interim su di sé la direzione “Mercato business” dall’uscita del direttore commerciale fino all’ingresso del direttore “Mercato business” avvenuta il 5 settembre.  Assegna invece a Francesco Nonno, già Direttore degli affari regolamentari, la direzione del “Mercato residenziale”.

Passa appena un mese e mezzo ed ecco il colpo di scena, nuovo cambio di organizzazione e la direzione “Mercato residenziale” viene tolta a Francesco Nonno e viene assegnata ad un nuovo ingresso, Simone Lo Nostro.

Organizzazioni fallaci, ritardi, disorientamenti ed una presidente non pervenuta

Ora, ci piacerebbe tanto sapere se questo nuovo cambio di organizzazione è dovuto al fatto che l’AD Mario Rossetti non ha le idee chiare su come organizzare l’azienda o se Francesco Nonno ha dato prova di inidoneità nella gestione della Direzione assegnatagli. Non vediamo francamente altra spiegazione, oltre queste due. Certo è che chiunque abbia mai guidato una azienda sa che i continui cambiamenti creano solo confusione nelle strutture e rallentamenti nelle attività. Rallentamenti che sono maggiori nelle aziende complesse come Open Fiber che hanno, per la tipologia di business che gestiscono, una rilevante inerzia. Purtroppo gli effetti di questi ritardi sono sotto gli occhi di tutti e il Paese ne soffre. Speriamo che chi di dovere si interroghi, come noi, su queste vicende e tragga le dovute conclusioni. Ad esempio ci chiediamo di cosa la presidente di Open Fiber Barbara Marinali “si occupi” e, considerando le cose sopra riportate, di cosa “si preoccupi”.