Banda ultralarga

Open Fiber e il finanziamento dello Switch Off…tanto sono soldi pubblici

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Open Fiber è nata per fare reti in fibra e il suo top management che fa? Invece di occuparsi di quello che deve fare, cioè fare gli scavi, ha ora avuto nuove “furbate creative”. Incredibile. Ma vediamo in dettaglio di cosa si tratta…

Prosegue la commedia all’italiana di Open Fiber

Le vicende di Open Fiber ormai ricordano le commedie all’italiana degli anni 80, dove la comicità si fondava sulla ripetitività dello stesso cliché.

Qui per la verità c’è poco da ridere, perché stiamo parlando dell’ennesimo gioco delle tre carte, nel tentativo di coprire le proprie manchevolezze con una montagna di soldi pubblici.

Ma vediamo di che si tratta.

Open Fiber è nata per dare la fibra, ma allora perché non scava?

Open Fiber è nata per fare reti in fibra e il suo top management che fa? Invece di occuparsi di quello che deve fare, cioè fare gli scavi, ha ora avuto una nuova “furbata creativa”. Come? Chiedendo al Governo (con interviste rilasciate a giornali e TV, che si sono prestati nel dar spazio, senza porsi domande) di garantire il completamento dello switch-off del rame (ovvero della disattivazione delle reti in rame, ndr.), con una misura legislativa ad hoc che prevede, tra l’altro, l’utilizzo di nuovo denaro pubblico sotto forma di voucher a beneficio, guarda caso, proprio di Open Fiber stessa, per ogni cliente che passa dal rame alla fibra.

Il costo per la collettività di questa nuova richiesta oscilla tra 1,5 e 2 miliardi di euro.

Una misura che si configurerebbe di fatto come un ulteriore e non giustificato aiuto a favore di Open Fiber per terminare la rete in fibra. Con una considerazione di non poco conto: una prassi del genere non sarebbe compatibile con la normativa europea sugli aiuti di Stato.

Voucher per passare alla fibra che non c’è

Ora il punto è che se errare è umano, perseverare è diabolico. Perché?

Perché le misure dei voucher per le famiglie e le imprese, erano già state proposte dal precedente Governo, per un valore di oltre 1 miliardo di euro, e si sono già dimostrate un flop, perché in molte parti del Paese la rete ancora non esiste. 

La misura per le famiglie a basso reddito (cifra allocata 200 milioni di euro) è stata usata molto poco, quella per le PMI (cifra allocata 610 milioni di euro) è stata un totale fallimento e per questa ragione è stata prolungata di un anno visto che non si è ancora riuscito a spendere i soldi. Infine, la misura per le famiglie non ISEE (cifra allocata 400 milioni di euro) è in pre-notifica ed è ancora in discussione con la Commissione europea.  

Ma come è possibile che non ci si renda conto di quanto sia assolutamente inutile ed inappropriato assegnare voucher prima che l’infrastruttura FTTH sia completata in tutto il Paese?

In nessun Paese europeo tanti soldi per i voucher

Peraltro, va anche segnalato, che nessun Paese europeo ha previsto l’erogazione di importi cosi rilevanti per i voucher alle famiglie ed alle imprese nelle misure previste dall’Italia (oltre 1 miliardo di euro). 

Per inciso, anche nei corridoi di Bruxelles si considera come un’assurdità l’aver allocato, da parte del precedente Governo, una cifra così rilevante per i voucher quando l’Italia non ha ancora la fibra in larga parte del Paese.

La motivazione secondo i top manager di Open Fiber, ormai senza vergogna nel chiedere in continuazione soldi pubblici per riparare alle proprie inefficienze, è quella di incrementare il take up nelle aree bianche.

L’Italia, al contrario di quanto qualcuno subdolamente vuol far credere, non ha nessun problema di take up della fibra ed i consumatori italiani non sono diversi rispetto agli altri consumatori europei. A patto che ci sia la rete.

Se infatti si ha la pazienza di analizzare nel dettaglio i dati delle Aree nere, dove la rete esiste e dove c‘è la concorrenza dell’FTTC, si scopre che il take up è già oltre del 55% essendoci circa 3,5/3,6 milioni di clienti in fibra.

Fare più controlli a chi deve fare e non fa, invece di regalare soldi pubblici

Gli operatori, dal canto loro, hanno la chiara consapevolezza che nel momento in cui un’area è effettivamente coperta in FTTH i clienti migrano verso tale soluzione, come è ampiamente dimostrato nel caso delle Aree nere.

D’altra parte visto che il prezzo dei servizi offerti in rame o in fibra è identico, non si capisce per quale ragione un cliente, se opportunamente informato, non dovrebbe chiedere di migrare alla fibra visto che il prezzo è identico a quello del rame. 

Non è chiaro quindi per quale motivo solo in Italia debba essere incentivata la domanda.

Al contrario, dovrebbero forse essere incentivati i controlli, come si fa negli altri Paesi, per garantire che quando si spende denaro pubblico la rete sia effettivamente realizzata dalla società incaricata.

La buffonata dello switch-off per legge

Bisogna anche tener presente (e siamo certi che il Governo Meloni lo farà) che nessun Paese europeo ha una normativa ad hoc nazionale per lo switch-off

Le modalità di definizione dello switch-off rientrano nei poteri dei Regolatori indipendenti ed in Italia sono state stabilite da AGCOM. Qualsiasi norma che detti ad AGCOM come fare lo switch-off non sarebbe accettata da Bruxelles, perché ne minerebbe la sua indipendenza.

Non ci addentriamo nell’altra richiesta assurda di riconoscimento anche degli stranded costs da recuperare con un aumento dei costi nelle bollette a danno delle famiglie e delle imprese italiane, ma lo faremo in una prossima occasione. Potete starne certi.

Bloccare subito le richieste creative di switch-off e di sperpero di denaro

In conclusione, non si possono dare aiuti per lo switch-off nella modalità richieste da Open Fiber. Sarebbe un aiuto di Stato illegittimo.

Nessun Paese europeo ha fatto qualcosa di simile, nessuno ha pensato di farlo e nessuno lo farà mai. Non si capisce perché l’Italia debba andare contro corrente e, cosa ancor più grave, rompendo le regole. 

E poi qual è la necessità di proporre lo switch-off nei termini proposti da Open Fiber, se tutto il Paese deve essere coperto con la fibra entro il 2026?

Open Fiber pensi a scavare e i controllori facciano i controlli

Open Fiber piuttosto si preoccupi di cablare in fretta il Paese, di fare gli scavi e di attivare il servizio, quando richiesto dalle famiglie e dalle imprese italiane, e non come ad esempio in Sardegna dove non è stato attivato neanche un cliente.

Abbiamo sollevato più volte il problema su queste pagine, ma Barbara Marinali Presidente di Open Fiber e responsabile dell’Audit (e oggi anche Presidente di ACEA, su nomina del sindaco di Roma Roberto Gualtieri), si è ben guardata dall’attivare un audit nonostante le denunce apparse sulla stampa ed i report ufficiali di Infratel, società controllata da Invitalia

Speriamo che, a questo punto, qualcuno al Governo decida di intervenire per porre fine ad un caso che non ha precedenti in Europa.