Classifica

Open data index, Italia al 25° posto nel mondo

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Nuova classifica mondiale per Paesi con il maggior numero di data set aperti: nel 2014 Gran Bretagna al top, Italia che perde 5 posizioni. Open data centrali per l’innovazione tecnologica, economica e culturale: benefici potenziali per 1 trilione di dollari.

I dati aperti sono centrali nel processo di innovazione di un Paese, della sua economia nazionale e regionale, delle sue città. Open data  catalizzatori della nascente smart city economy driver per l’affermarsi delle smart community, dello sviluppo urbano sostenibile, delle smart region d’Europa.

Nelle settimane scorse è stato pubblicato dalla Fondazione Open Knowledge (OK) il nuovo Open Data Index per il 2014, con l’obiettivo di porre in evidenza progressi e rallentamenti nell’utilizzo dei dati aperti da tutti i Paesi a livello globale.

I benefici potenziali derivamenti dall’applicazione di questo tipo di soluzione tecnologica alla Pubblica Amministrazione (PA), ai trasporti, alla sanità, all’istruzione (solo per citare alcuni tra i settori i più sensibili), sono stimati in 1 trilione di dollari (McKinsey).

A livello globale, spiegano i ricercatori dell’OK, si registra un aumento di data set aperti, mentre bassa rimane la percentuale per singolo Paese. Sulsito web del Foruma PA si legge una dichiarazione di Rufus Pollock, fondatore e presidente di Open Knowledge Foundation, a proposito della nuova classifica mondiale: “L’apertura dei dati da parte di un Governo sono una guida verso la democrazia, la responsabilità e l’innovazione. Permette ai cittadini di conoscere ed esercitare i loro diritti, e porta benefici in tutta la società: trasporti, istruzione, salute”.

L’Open Data Index 2014 assegna dei punteggi ad ogni categoria (inquinamento, trasporti, scuola, accessibilità informazioni, spesa pubblica, risultati elettorali e alto). In cima alla classifica c’è il Regno Unito, con un punteggio complessivo di 96%, seguito dalla Danimarca e la Francia. La Finlandia è quarta, mentre l’Australia e la Nuova Zelanda condividono il 5 ° posto. È solo al 25° posto che si trova l’Italia (20° nel 2013), con un punteggio di 55% e la performance peggiore  nella spesa pubblica.

Facilitare l’accesso a determinate categorie di dati (che poi sono informazioni, risorse per lo sviluppo di nuovi servizi al cittadino e le imprese) può risultare molto utile al processo di trasformazione e cambiamento di un Paese, come di una città. Dare ai cittadini e alle imprese un accesso libero e aperto a questo tipo di informazioni è un mezzo efficace per risparmiare denaro e migliorare l’efficienza dell’azione di Governo.

Open data per un’open city, da considerarsi (insieme ai big data) risorse preziose alla base della nascente economia digitale, dell’app economy: l’offerta di servizi di nuova generazione (mobile & web) nei più disparati settori della smart city.

Nella recente edizione dell’Open Data Barometer Global Report, realizzata dalla World Wide Web Foundation di Tim Berners-Lee, non va meglio per l’Italia che non va oltre il 22° posto.