#Netneutrality

Ofcom attacca la linea Ue: ‘Troppi obblighi per le telco’

a cura di Luca Fiorentino |

Fermo restando che nessun sito o contenuto dev’essere bloccato o rallentato per motivi di concorrenza, secondo l'Agcom inglese, l’approccio troppo prescrittivo della Ue rischia di generare l’effetto opposto di quello prefissato.

Le nuove regole sulla net neutrality votate dal Parlamento europeo all’inizio di aprile e ora in attesa di un nuovo passaggio al Consiglio, potrebbero essere dannose se non riconoscessero la necessità di un approccio flessibile all’utilizzo di sistemi di internet management.

E’ il giudizio di Ed Richards, Ceo dell’Ofcom, il regolatore britannico delle tlc, che ha sottolineato, in particolare, come il divieto per gli ISP di stringere accordi con i fornitori di contenuti intenzionati a pagare per ottenere per un accesso ‘business class’, sia “esageratamente prescrittivo e troppo dettagliato” e potrebbe finire per ottenere l’effetto opposto di quello desiderato.

Secondo il parere di Ed Richards, la legislazione Ue acuirebbe l’incertezza  e, invece di generare un“esercizio tempestivo di un ragionevole giudizio oggettivo, finirebbe per produrre lunghi ed egoistici conteziosi”

Pur riconoscendo come “altamente indesiderabile”qualsivoglia blocco dell’accesso ai contenuti, Ed Richards riconosce la necessità per i fornitori di accesso di utilizzare sistemi di gestione del traffico per ottimizzare la user experience. Bisogna, pertanto, mettere a punto una legislazione che mantenga inalterate le attuali performance e la qualità di internet, permettendo però l’uso di sistemi di traffic management.

Quindi, ben venga il divieto di bloccare o rallentare l’accesso a determinati contenuti o di utilizzare pratiche anti-competitive dando priorità a un tipo di traffico su un altro, ma – ha ribadito Ed Richards – “E’ importante che il quadro regolamentare sia in grado di affrontare aree di seria preoccupazione come la sicurezza dei minori”.

Senza contare che, secondo Richards, permettere agli operatori di ricorrere a servizi gestiti, garantirebbe loro un ritorno certo sugli investimenti e questo, in ultima analisi, sarebbe un vantaggio anche per i consumatori.

La parola sul pacchetto di riforma che include la net neutrality (ma anche l’abolizione del roaming) passa ora agli Stati membri, che avranno la possibilità di modificarlo o di approvarlo così com’è. Il tutto mentre il dibattito sulla neutralità della rete ferve anche oltreoceano, dove il regolatore è invece riuscito a far passare il contestato testo (ora posto a consultazione pubblica) che prevede la possibilità per le telco di stringere accordi con i fornitori di contenuti.