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Obsolescenza programmata. Come funziona, il primo ‘cartello’ e i ‘trucchi’ finora scoperti

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L’inchiesta della giustizia francese contro Apple e 4 multinazionali delle stampanti con l’accusa di obsolescenza programmata pone, finalmente, l’attenzione sull’invecchiamento ‘precoce’ dei beni di consumo. Come funzione la pratica industriale scorretta e i ‘trucchi’ scoperti finora.

Costruire uno smartphone, una lavatrice e un frigorifero, e in generale gli oggetti di uso comune, per rompersi subito dopo la fine della garanzia e non per durare tutta la vita. Questa pratica industriale è definita obsolescenza programmata o pianificata o tecnica. In Francia è una truffa e per questo motivo la giustizia francese ha aperto un’inchiesta sia sulla Apple, per “l’invecchiamento precoce” degli iPhone, sia su quattro multinazionali produttrici di stampanti, EpsonBrotherCanon e HP, accusate di far pagare salato ai consumatori l’inchiostro nelle cartucce: un litro d’inchiostro costa 2.062 euro, il doppio di un litro di profumo Chanel n.5, cento volte di più di una bottiglia di Bordeaux e quasi 2mila volte un litro di benzina senza piombo. Anche in Belgio il fenomeno è disciplinato e sanzionato dal febbraio 2012. Invece l’Italia e gli altri Paesi dell’Europa sono ancora zona franca per questa pratica odiosa che danneggia fortemente i consumatori.

Ecco alcuni trucchi scoperti finora.

Qual è il trucco per far durare di meno la scheda di un Pc?

Al minuto 1 della puntata Spazzatura elettronica di Presadiretta, in onda su Rai2, in uno dei laboratori a Berlino creati per insegnare a riparare gli elettrodomestici un esperto del settore ha mostrato il trucco utilizzato per far durare di meno la scheda di un Pc: “Questo è un elettro-condensatore e questa è una scheda di computer. Chiunque si intenda di queste cose sa che un condensatore come questo non regge bene il calore, e dove viene montato? Qui sopra, nel posto più sbagliato. Perché la parte sottostante si scalda e quindi è inevitabile che l’elettro-condensatore si rompa, in genere dopo circa tre anni. Il posto giusto per montarlo sarebbe un altro, qui in basso”.

“A Berlino abbiamo riscontrato lo stesso problema su 30 schermi di diversi Pc, che si sono rotti più o meno dopo lo stesso tempo”, ha concluso l’esperto.

L’obsolescenza programmata degli iPhone?

 L’attenzione sull’obsolescenza programmata è in queste ore massima a seguito dello ‘scandalo’ che ha colpito Apple, accusata, appunto formalmente in Francia, e mediaticamente nel mondo, di realizzare iPhone destinati a non funzionare più, o a spegnersi all’improvviso, dopo un lasso di tempo programmato per obbligare i clienti ad acquistare il nuovo modello. In più la società di Cupertino prima della fine del 2017 è stata anche accusata di rallentare, volutamente, attraverso gli aggiornamenti, la CPU, le prestazioni degli iPhone con le batterie più usurate. A scoprire questa longa manus di Apple è stato il sito Reddit, specializzato in tecnologia, mentre sul sito Geekbench è possibile vedere, attraverso diversi test, come rallentano le prestazioni dell’iPhone dopo gli aggiornamenti alle ultime versione iOS. Apple si è difesa dicendo che sì interviene, ma solo dopo il naturale calo dell’efficienza della batteria, per evitare che gli iPhone con la batteria più datata possano improvvisamente spegnersi, per via di un picco di energia richiesta dalla CPU. I milioni di clienti della mela morsicata non hanno creduto a questa versione, sostengono invece di essere vittime dell’obsolescenza programmata. Apple si è resa conto di quest’autogol e ha ridotto, all’improvviso, il 28 dicembre 2017, di 60 euro il costo della sostituzione di una batteria fuori garanzia, portandolo da € 89 a € 29, per chiunque abbia un iPhone 6 o successivo la cui batteria debba essere sostituita. Questo sarà valido in tutto il mondo fino a dicembre 2018.

Nel frattempo, attendiamo l’esito dell’indagine aperta dalla giustizia francese.

Esistono norme europee sull’obsolescenza programmata?

Solo la direttiva 2005/29/CE del Parlamento europeo del Consiglio dell’11 maggio 2005, relativamente alle disposizioni sulle pratiche commerciali sleali, prevede che l’operatore economico che non informa il consumatore se il prodotto sia stato progettato per avere una durata limitata è passibile di sanzione da parte di ciascuno Stato membro. La direttiva è stata anche recepita dall’Italia, ma manca una legge ad hoc come quella approvata in Francia e in Belgio.

Quando è nato il fenomeno dell’obsolescenza programmata? Nel 1924

Volendo inquadrare il fenomeno dell’obsolescenza programmata sotto il profilo storico e normativo, anche facendo riferimento alle esperienze già maturate al livello europeo, si può ricordare che il 23 dicembre 1924 fu stipulato a Ginevra l’accordo Phoebus, il primo cartello mondiale avente come scopo il controllo della produzione e della vendita delle lampadine a incandescenza. L’accordo, che coinvolgeva le più importanti case produttrici di lampadine ad incandescenza, prevedeva, tra l’altro, di ridurre la vita delle lampadine dalle oltre 2.500 ore (garantite prima dell’accordo) a sole 1.000 ore.
I progettisti, quindi, dovettero mettersi al lavoro per ideare lampadine meno efficienti e meno durature.

Phoebus, di fatto, è stato dunque l’atto di nascita dell’obsolescenza deliberatamente programmata per gli oggetti d’uso comune.

Nel 1933 venne teorizzata per uscire dalla recessione

Nel 1933, nel pieno della crisi economica mondiale, l’immobiliarista americano Bernard London, nel suo primo capitolo del libro The New Prosperity, dal titolo: «Ending the depression through planned obsolescence» arrivò a teorizzare l’obsolescenza obbligatoria per ogni bene di consumo. Per uscire dalla recessione e per rilanciare una nuova prosperità, London riteneva fondamentale imporre una domanda continua, volta ad alimentare la produzione e il profitto delle imprese. Al riguardo London scriveva: “Secondo il mio progetto, i governi assegneranno un ‘tempo di vita’ alle scarpe, alle case, alle macchine, ad ogni prodotto dell’industria manifatturiera, mineraria e dell’agricoltura, nel momento in cui vengono realizzati. Questi beni saranno venduti e usati nei termini ‘definiti’ della loro esistenza, conosciuti anche dal consumatore. Dopo che questo periodo sarà trascorso, queste cose sarebbero legalmente ‘morte’ e (…) distrutte nel caso ci sia una disoccupazione diffusa. Nuovi prodotti sarebbero costantemente immessi dalle fabbriche sui mercati, per prendere il posto di quelli obsoleti”. 

“L’obsolescenza è il desiderio del consumatore di possedere qualcosa un po’ più nuovo”

Le idee di London (anche se tali idee non escludevano il riferimento al diritto del consumatore ad essere preventivamente informato sui tempi di vita dei beni acquistati) non furono attuate, ma la teoria dell’obsolescenza programmata fu di nuovo decisamente propugnata, agli inizi degli anni cinquanta, dal designer statunitense Clifford Brooks Stevens (Milwaukee, 7 giugno 1911-4 gennaio 1955) – attivo nel campo dell’arredamento, nel mondo delle automobili, in quello delle motociclette e più in generale nei settori dei trasporti ferroviari e della grafica – che definì, appunto, l’obsolescenza come “il desiderio del consumatore di possedere qualcosa un po’ più nuovo, un po’ meglio, un po’ prima del necessario”, suggerendo, con riferimento ai processi di propaganda dei prodotti, di “creare un consumatore insoddisfatto del prodotto di cui ha goduto affinché lo venda di seconda mano e lo comperi più nuovo con una immagine più attuale”.

Con questo spirito, Stevens si adoperò per progettare sempre nuovi manufatti che rendessero obsoleti quelli già in commercio. Le parole di Stevens non rimasero relegate al solo ambito del design e dell’industria manifatturiera, ma diventarono lo stile di vita dell’intero occidente: si pensi ad esempio al pensiero dell’economista americano Victor Lebow, membro del gruppo di analisti economici del Presidente degli Stati Uniti d’America Eisenhower, che, nel 1955, disse al riguardo: “La nostra economia incredibilmente produttiva ci richiede di elevare il consumismo a nostro stile di vita, a trasformare l’acquisto e l’uso di merci in rituali, di far sì che la nostra realizzazione personale e spirituale venga ricercata nel consumismo. Abbiamo bisogno che sempre più beni vengano consumati, distrutti e sostituiti ad un ritmo sempre maggiore”. Da quanto precede si può desumere come esistano ben due tipi di obsolescenza pianificata di fatto configurabili: quella programmata, di cui l’accordo Phoebus rappresenta chiara dimostrazione, e quella percepita, ovvero quella teorizzata da Stevens.

Qualunque sia la politica dell’usa e getta dei beni di consumo, in Europa produce ogni anno 10 milioni di tonnellate di Rifiuti di Apparecchiature elettriche e elettroniche RAEE. Quindi l’obsolescenza programmata va sanzionata, vietata e mai più praticata per 4 motivi:

  • Per tutelare il consumatore.
  • Permettere una reale e leale concorrenza di mercato
  • Attivare conseguentemente la creazione di posti di lavoro legati alle pratiche di manutenzione e riparazione dei beni di consumo
  • Per ridurre drasticamente il rifiuto di apparecchiature elettriche e elettroniche