PA digitale

Nuovo CAD: troppe regole tecniche. Modifiche in vista?

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Diverse regole tecniche in materia di firma digitale e banche dati nel nuovo Codice che in realtà dovrebbe enumerare soltanto principi di carattere generale

Potrebbe subire ancora modifiche di una certa portata il testo del nuovo CAD, il Codice dell’Amministrazione Digitale la cui revisione sta impegnando in un tour de force un gruppo di tecnici ed esperti selezionati dal Ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, alle prese con un testo criticato da più parti che dovrà vedere la luce, in concomitanza con l’entrata in vigore del regolamento europeo eIDAS,  in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno, che si applicherà dal primo luglio 2016.

Intanto, emerge un’altra incongruenza del nuovo CAD, che riguarda l’articolo 1 della Riforma della PA (legge 7 agosto 2015, n. 124), recante: “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.

La lettera m) dell’articolo 1 sulla “Carta della cittadinanza digitale” impegna il Governo a “semplificare le modalità di adozione delle regole tecniche e assicurare la neutralità tecnologica delle disposizioni del  CAD, semplificando allo stesso tempo il CAD medesimo in modo che  contenga esclusivamente principi di carattere generale”.

 Una raccomandazione, quella sulla semplificazione del CAD ad un codice di principi, che sembra però smentita nei fatti leggendo il testo emendato del CAD così come uscito dal Consiglio dei ministri del 20 gennaio. E’ vero che rispetto alla prima versione del CAD gli articoli sono passati da una novantina ad una sessantina, il testo è stato ampiamente sforbiciato.

Ma è altrettanto vero che il nuovo CAD contiene ancora diverse regole e prescrizioni tecniche, come lamentato dalla Conferenza delle Regioni, che peraltro oggi ha incontrato sul tema il ministro Madia.

Ad esempio, in materia di firma elettronica e interoperabilità delle banche dati, gli aspetti tecnici, in ossequio alla lettera m dell’articolo 1 della legge delega, dovrebbero essere rimandati ad un regolamento. Ma così non è.

Il problema in questo senso è che una volta approvato il decreto legislativo sul nuovo CAD, sarà necessario un intervento di legge ulteriore per emendarlo. Il che rischia di ritardarne l’entrata in vigore effettiva.

Per questo, secondo alcuni, sarebbe più pratico riscriverlo daccapo, riducendolo a non più di una ventina di articoli contenenti i principi fondamentali.

Il tempo ci sarebbe, visto che mancano alcuni mesi prima dell’entrata in vigore del regolamento eIDAS.

Per quanto riguarda il FOIA (Freedom of information act), l’altro decreto digitale della Riforma Madia, cresce la fronda di coloro che lo considerano in contrasto con il D.Lgs. n. 33/2013 sull’obbligo di trasparenza nella PA. Per molti il FOIA è un passo indietro rispetto alla legge 33 e per questo chiamano in ballo il presidente dell’Autorità anti corruzione Raffaele Cantone.