Nuove risorse per il Fondo nazionale competenze, basteranno?
Le nuove competenze tecnologiche non sono un lusso, ma un elemento essenziale per garantire benessere, crescita, sicurezza e sostenibilità. Investire in formazione digitale – dalla scuola primaria alla formazione professionale – significa investire nel futuro del Paese.
In un mondo sempre più guidato dall’innovazione, le competenze tecnologiche rappresentano una leva strategica per lo sviluppo economico, l’occupazione e la competitività di un Paese.
Dalla capacità di innovare nel settore produttivo all’efficienza della Pubblica Amministrazione, fino alla resilienza sociale e ambientale, la padronanza degli strumenti digitali è oggi fondamentale per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro sostenibile e inclusivo.
Investire nelle competenze digitali non è solo una scelta tecnica, ma una priorità nazionale.
L’Italia in questo non è stata mai la prima della classe e ora il Governo Meloni sembra voler metterci una pezza, sperando, come sempre, che non sia peggio del fatidico buco.
Non è solo un problema di risorse, ma di come queste vengono spese. I percorsi formativi, di ogni ordine e grado, non sembrano al momento rispondere in maniera efficace alle necessità delle imprese e queste ultime hanno paura ad investire in innovazione.
Molte aziende italiane sono di piccole dimensioni e non hanno risorse né visione strategica per integrare tecnologie complesse
Secondo quanto comunicato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, le risorse per la terza edizione del Fondo Nuove Competenze salgono a un miliardo e 49 milioni di euro, grazie a un ulteriore stanziamento di 318,8 milioni di “risorse aggiuntive”.
L’integrazione è contenuta nel decreto direttoriale della Direzione generale Politiche attive del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, appena pubblicato, che ora sarà inviato agli uffici competenti per i previsti controlli contabili.
Una misura che dovrebbe nelle intenzioni del ministero promuovere e accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica delle aziende italiane, favorendo nuova occupazione e promuove le reti tra imprese.
“L’acquisizione e l’aggiornamento delle competenze è centrale per affrontare le transizioni, soprattutto alla luce delle dinamiche demografiche“, ha affermato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone.
Il Fondo Nuove Competenze è stato selezionato quale operazione di importanza strategica del Programma nazionale Giovani, donne e lavoro in quanto fornisce un contributo fondamentale agli obiettivi del programma, in particolare alla priorità 3 – Nuove competenze per le transizioni digitale e verde.
Meno di un italiano su due ha competenze di base, solo l’8% delle imprese usa l’AI
Una misura necessaria, come già detto, ma difficilmente sufficiente per colmare il gap di competenze digitali e tecnologiche in generale che pesa sul nostro Paese.
L’Italia è drammaticamente indietro rispetto agli altri Paesi europei in termini di competenze digitali, il divario con Germania, Spagna e Francia è significativo e si manifesta sia nella popolazione generale che nel tessuto produttivo.
Secondo i dati più recenti, solo il 45,8% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali almeno di base, contro una media UE del 55,6%.
La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove la percentuale scende al 36,1%.
Inoltre, solo il 22% della popolazione italiana ha competenze digitali superiori a quelle di base, posizionando l’Italia al 23° posto su 27 Paesi europei.
Nel 2024, secondo quanto riportato da Reuters, solo l’8% delle imprese italiane ha utilizzato l’intelligenza artificiale, un dato significativamente inferiore rispetto alla Germania (20%) e anche rispetto a Francia e Spagna. Questo indica una bassa intensità digitale nel settore produttivo italiano.