L'intervista

‘Nomine Agcom? Il nostro candidato sia una donna’. Intervista ad Alberto Airola (M5S)

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"Ci piacerebbe che fosse una donna, forte e con esperienza internazionale, sul modello della mia amica Chiara Appendino e che sappia rompere gli schemi politici fin qui adottati all’interno di Agcom", ha dichiarato Alberto Airola, membro della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi del Movimento 5 Stelle.

Ma quali nomi dell’establishment? Il Movimento 5 stelle non è come gli altri partiti. Noi siamo una forza nuova che ha promesso agli elettori il cambiamento. E cambiamento sarà con competenza, merito, serietà e onestà. Soprattutto nelle autorità di vigilanza”. Non ha peli sulla lingua il senatore pentastellato Alberto Airola, membro della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi. Da quando è in Parlamento si batte per la trasparenza nei media a servizio dei cittadini. E sa bene che la nuova tornata di nomine (in primis AGCOM e Garante Privacy) è un’occasione da non perdere per costruire un Paese migliore. Non a caso, ad una manciata di giorni dalla formalizzazione delle candidature per il consiglio di Agcom, il clima che si respira è pesante come testimonia l’ultimo provvedimento sanzionatorio dell’autorità di vigilanza su media e telco nei confronti della Rai.

Key4Biz. Senatore Airola, che cosa sta accadendo esattamente?

Alberto Airola. La tensione è alta perché le dinamiche politiche non esistono solo in Rai, ma anche in autorità come l’Agcom. Il che, peraltro spiega come nascono certi provvedimenti discutibili che sono più politici che tecnici. L’Agcom non è altro che un “parlamentino” dove i partiti hanno nominato negli anni i loro referenti per regolamentare e vigilare a piacimento, spesso facendo più gli interessi dei bilanci aziendali che gli interessi degli utenti, in tutti i settori della comunicazione del nostro Paese. È stato un laboratorio politico fin dal 2000 in poi. È qui che è nato “il primo Patto del Nazareno” industriale tra chi tutelava gli interessi di Mediaset (FI) e chi tutelava gli interessi di Telecom Italia (PD) all’epoca dei “capitani coraggiosi” di Massimo D’Alema (ndr. Colaninno). È chiaro quindi che tutta la struttura organizzativa è stata costruita su queste basi ed è quasi tutta in mano al PD e a FI. Mai un grillino è entrato in questo “santuario” e l’ipotesi è anche oggi temuta e avversata, soprattutto se si tratta di un profilo che non ha elementi di contatto né con il Pd né tanto meno con Forza Italia.

Key4Biz. Che cosa intendete fare?

Alberto Airola. Da tempo studiamo le Autorità. Le soluzioni naturalmente non sono facili. Ma al Ministero dello sviluppo economico, ad esempio, Luigi Di Maio ha imposto la turnazione di tutti i dirigenti in ossequio ai principi dell’anticorruzione. C’erano persone sulla stessa poltrona da 17 anni, quando l’anticorruzione prevede un massimo di 4. Ebbene anche in Agcom c’è un dirigente della tutela del Consumatore che sta lì da quasi 20 anni e un altro ai servizi postali da quasi 10 anni. Mi dica lei se è normale o si rischia di essere assuefatti all’operato dei soggetti vigilati. Ci sono direttori, con stipendi enormi e solo 5-6 persone alle loro dipendenze e che coordinano solo le partecipazioni internazionali e i viaggi all’estero dei colleghi delle altre direzioni, che hanno molti uffici senza dirigenti, creati solo per aumentarne il peso politico interno. Segnali di una gestione lottizzata purtroppo simile a quella della Rai. Potrei continuare con molti altri esempi e casi di cui sono a conoscenza nella gestione interna, a cominciare dal caso dell’ex segretario generale. Ripeto serve un cambiamento radicale per ridare autorevolezza dopo la peggiore consiliatura dal 1997 ad oggi.

Key4Biz. In periodi recenti si è parlato anche di una fusione di Agcom con l’Autorità per la Privacy, che visione avete delle tante Autorità c.d. indipendenti?

Alberto Airola. Questa ipotesi è stata valutata. E, in generale, guardando ciò che accade sui mercati direi che servono mille occhi per controllare gli operatori. Leggevo di recente che stanno partendo le prime offerte degli operatori di energia elettrica che comprendono anche il collegamento ad internet e quindi, prima o poi, dopo il pagamento del canone Rai ci troveremo nella bolletta dell’energia elettrica anche le pay-tv.

Tuttavia, se ci deve essere una fusione, questa fusione deve venir fuori una struttura più efficiente ed efficace che sia una sorta di “Autorità delle reti” o “per i servizi a rete” come già fatto da alcuni altri Paesi della Comunità Europea (Germania in primis). Penso infatti ad una fusione tra le tre autorità Agcom, Energia e Trasporti con sede centrale a Roma e sedi periferiche nel resto del Paese (Milano, Torino, Napoli) per unire le migliori professionalità del Paese provenienti dalle diverse Regioni e far crescere, anche grazie alle possibilità create dal crescente smart working, una nuova classe dirigente tecnica e competente, soprattutto svincolata dai partiti.

Key4Biz. Dopo tanti rinvii si dovrebbe votare per il Consiglio di Agcom ad inizio marzo. Avete scelto il vostro Commissario?

Alberto Airola. Abbiamo ormai una rosa ristretta di nomi estremamente competenti sui settori di competenza dell’Autorità. Ci piacerebbe che fosse una donna, forte e con esperienza internazionale, sul modello della mia amica Chiara Appendino e che sappia rompere gli schemi politici fin qui adottati all’interno di Agcom, ripeto, a tutela dei cittadini/consumatori del nostro Paese. Molti colleghi senatori e deputati concordano già con la mia visione. Sceglieremo il nostro candidato nei prossimi giorni. Di sicuro non sarà una persona legata ai partiti. Ne va dell’immagine del nostro Movimento oggi e per i prossimi sette anni dell’incarico in consiglio.

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