Multa antitrust, Telecom Italia si rivolge al Consiglio di Stato. ‘Noi corretti coi competitor’

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La società ribadisce la correttezza dei propri comportamenti e ha deciso di impugnare la sentenza del Tar Lazio di fronte al Consiglio di Stato.

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Telecom Italia si rivolgerà al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar Lazio di rigettare il ricorso presentato dall’azienda per chiedere l’annullamento della multa da oltre 103 milioni di euro comminata dall’Antitrust per presunti abusi di posizione dominante nel mercato dei servizi di accesso.

Nel ribadire “la correttezza del proprio comportamento in materia di parità di accesso alla rete da parte degli Operatori alternativi”, Telecom Italia sottolinea di non condividere “la decisione del Tar del Lazio, ritenendo che il giudice amministrativo in prima istanza non abbia adeguatamente considerato i numerosi ed articolati motivi di impugnativa sviluppati nel ricorso della Società”.

Per vedere riconosciuta la correttezza del proprio comportamento nei confronti dei concorrenti, pertanto, la società ha deciso di impugnare la decisione del Tar davanti al Consiglio di Stato in tempi brevi.

Per garantire l’accesso paritario degli operatori alternativi alla propria rete, Telecom Italia ha adottato il modello Open Access “considerato una best practice a livello europeo per la parità di accesso, la cui validità è riconosciuta sia dall’Unione Europea sia dal BEREC”, prosegue la nota dell’azienda.

La multa dell’Antitrust per abuso di posizione dominante nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso alla rete e alla banda larga risale al maggio del 2013 a conclusione di un’istruttoria avviata nel 2010. A presentare ricorso erano stati gli operatori alternativi Wind e Fastweb.

Soddisfatto il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, secondo cui la pronuncia del giudice va nel senso dell’apertura del mercato alla concorrenza: “…il Tar ha confermato in toto l’impianto della nostra decisione e non posso che essere soddisfatto”, ha detto Pitruzzella, sottolineando tuttavia che il suo interesse non è tanto nella sanzione, quanto nell’apertura del mercato alla concorrenza “che è un veicolo per rilanciare la crescita”. (A.T.)