Telemarketing selvaggio: nuove regole del Garante Privacy contro le ‘chiamate mute’

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‘Alcune pratiche di marketing telefonico vengono vissute dagli utenti addirittura come una forma di stalking e questo vuol dire che l’impresa non sta facendo bene il suo lavoro’, ha detto il Presidente dell’Autorità, Antonello Soro.

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Nuovo giro di vite del Garante privacy contro le pratiche di telemarketing selvaggio, declinate nelle odiose “telefonate mute”, utilizzate dalle aziende per promuovere servizi e prodotti attraverso sistemi di instradamento automatico delle chiamate. Il destinatario di questo tipo di telefonata, in sostanza, dopo aver sollevato il ricevitore, non viene messo in comunicazione con alcun interlocutore e questo, sottolinea il garante, “provoca fastidio e allarme”, anche perché spesso le telefonate sono continue, anche 10-15 di fila.

In seguito alle segnalazioni ricevute, il Garante  ha stabilito nuove regole che, precisa, “evitano di penalizzare l’efficienza delle imprese di telemarketing”. Il problema infatti, secondo l’autorità che dovrebbe tutelare la nostra privacy, deriva non tanto dalla tenacia degli operatori dei call center, quanto dalle impostazioni dei sistemi centralizzati di chiamata volti a massimizzare la loro produttività.

Ecco le nuove misure che il garante ha deciso di porre a consultazione pubblica e che, si spera, stavolta, scoraggeranno davvero il proseguo di queste noiose attività: innanzitutto, “i call center dovranno tenere precisa traccia delle chiamate ‘mute’, che dovranno comunque essere interrotte trascorsi 3 secondi dalla risposta dell’utente”. In secondo luogo, “non potranno verificarsi più di 3 telefonate ‘mute’ ogni 100 andate ‘a buon fine’. Tale rapporto dovrà essere rispettato nell’ambito di ogni singola campagna di telemarketing”. L’utente, questo il terzo punto – molto fantasioso a dire il vero, “non potrà più essere messo in attesa silenziosa, ma il sistema dovrà generare una sorta di rumore ambientale (ad es. con voci di sottofondo, squilli di telefono, brusio) per dare la sensazione che la chiamata non provenga da un eventuale molestatore”, come se un molestatore non possa comunque trovarsi in un posto ‘rumoroso’. Come quarta contromisura, viene quindi stabilito che l’utente che riceve una chiamata muta non possa essere ricontattato per una settimana. Al contatto successivo, poi, dovrà essere garantita la presenza di un operatore. I call center, infine, saranno tenuti a conservare per almeno due anni i report statistici delle telefonate “mute” effettuate per ciascuna campagna, così da consentire eventuali controlli.

Il Garante era intervenuto sullo stesso problema già due anni fa, minacciando multe da 30mila a 120mila euro a due società (Enel Energia e Reitek), in caso di inadempienza alle disposizioni prescritte.

“E’ importante garantire la massima produttività dei call center, ma i costi della loro attività non possono essere scaricati sugli abbonati inermi”, ha affermato il Presidente dell’Autorità, Antonello Soro. “E’ prioritario per le stesse società di telemarketing – ha aggiunto – che le cosiddette “chiamate mute” vengano drasticamente ridotte”.

Chiunque voglia intervenire nella consultazione può inviare le proprie osservazioni all’indirizzo chiamatemute@gpdp.it  entro 60 giorni dalla pubblicazione del relativo avviso sulla Gazzetta ufficiale. (A.T.)