Il dibattito

Net Neutrality: si scalda il dibattito Usa-Ue, ma serve un quadro comune

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Organizzato dall’Area Innovazione del Pd, si è tenuto oggi a Roma il convegno ‘Le Regole della Rete: il dibattito in Europa e negli Stati Uniti dopo l’approvazione del regolamento europeo sulla Net Neutrality’.

E’ giusto scrivere regole nuove sulla Net Neutrality? E’ giusto che queste regole arrivino in Europa dagli Usa? Non sarebbe più utile che le aziende si regolassero in autonomia? A che punto siamo in Europa? In attesa delle linee guida sulla Net Neutrality del BEREC (Body of european regulators for electronic communications) in arrivo il 16 luglio, oggi a Roma una ricognizione di ampio respiro sul presente e sul futuro di Internet. Questo il tema del convegno organizzato dall’Area Innovazione del Pd “Le Regole della Rete: il dibattito in Europa e negli Stati Uniti dopo l’approvazione del regolamento europeo sulla Net Neutrality”, che si è tenuto oggi a Roma presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari.

Il dibattito, moderato da Raffaele Barberio Direttore di Key4biz, è stato introdotto dall’organizzatore, l’onorevole Sergio Boccadutri, Responsabile Innovazione Pd; hanno preso la parola Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni; l’onorevole Stefano Quintarelli, Commissione Trasporti; Antonio Nicita, Commissario Agcom; Susan Crawford, University of Harward; Lawrence Spiwak, presidente del Phoenix Center for Advanced Legal & Economic Public Policy Studies; Timothy Karr, Senior Director of Strategy, Free Press; Andrea Renda, Senior Research Fellow presso il Centre for European Policy Studies; Frode Soerensen, Senior Adviser, NKom & Co-Chair, BEREC Net Neutrality Working group; Anthony Whelen, Director, DGConnect; Giorgia Abeltino, Head Public Policy, Google Italia; Laura Bononcini, Head Public Policy, Facebook Italia; Alessandro Verrazzani, Regulatory Affairs Manager Fastweb; Cristoforo Morandini, Direttore Regulatory Affairs and Equivalence di TIM; Michelangelo Suigo, Head Governmental & Institutional Affairs, Vodafone Italia; Valerio Zingarelli, Chief Technology Officer, Rai.

Il contesto

 

Un’occasione di dibattito per discutere gli scenari futuri della Governance di Internet, alla luce dell’adozione lo scorso 25 novembre del Regolamento Ue 2015/2021 che stabilisce misure riguardanti l’accesso ad un’internet aperta e proibisce discriminazioni, traducendo per la prima volta il concetto di Net Neutrality nell’ordinamento europeo. Inoltre è di pochi giorni fa la decisione di una corte federale californiana che ha confermato la validità delle norme varate dalla FCC (Federal Communication Commission) americana a tutela della natura ‘aperta’ di internet, stabilendo che i fornitori di servizi a banda larga devono agire come ‘piattaforme neutrali e indiscriminate’ e non potranno, quindi, bloccare o limitare il traffico internet né fornire ai provider le cosiddette ‘corsie privilegiate’ a pagamento. Il regolamento ha stabilito alcuni punti fermi, ma l’interpretazione concreta delle disposizioni in materia è ancora in fase di discussione.

Il Parlamento europeo ha affidato al BEREC (Body of european regulators for electronic communications), la definizione delle linee guida che indirizzeranno l’attività di implementazione delle nuove regole da parte delle Autorità Nazionali in ciascuno Stato Membro. Le linee guida del Berec saranno pubblicate a metà luglio.

 

Perché questo dibattito?

Il dibattito promosso dall’Area Innovazione del Pd è un’iniziativa “che riguarda la Rete e il suo futuro, un luogo dove le persone esercitano dei diritti – dice Sergio Boccadutri, Responsabile Innovazione Pd – il tema della Net Neutrality è un dibattito vasto, tutti sono d’accordo sul principio del diritto di tutti ad accedere alla Rete, ma come si declina in concreto questo diritto? Il sostegno della Net Neutrality ha caratterizzato tutta la presidenza di Obama negli Usa, ma molti Isp sostengono che una regolazione troppo stringente della Rete può bloccare l’innovazione. Altri, al contrario, dicono che la Rete è un diritto che va garantito tout court. Si tratta di questioni che attengono la libertà delle persone ma anche approcci economici fondamentali per le aziende”.

Il regolatore Ue ha tradotto in norme la Net Neutrality, lasciando al BEREC il compito di stilare le linee guida. L’Italia, dal canto suo, alla Camera e nel semestre di Presidenza europea ha messo al centro del dibattito su Internet il concetto di servizio universale e diritto essenziale.

Negli Usa la strada intrapresa dalla FCC è focalizzata sulla tutela del consumatore, nella Ue il dibattito è ancora aperto. Come andrà a finire con i “servizi specializzati”? E con lo “zero rating”? E il conflitto fra telco e OTT?

“Visto che la Rete non ha confini – chiude Boccadutri – è necessario arrivare a regole comuni negli Usa e nella Ue. Sarebbe un danno, soprattutto per l’Europa, se ciò non avvenisse. Quel che è certo è che un Internet a due velocità non è la soluzione”.

Serve coraggio nella Ue

“E’ una follia pensare che Usa e Ue affrontino il tema della Internet Governance e della Net Neutrality in modalità diverse – dice Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni – E’ una follia pensare su questi temi al protagonismo di 28 Stati della Ue. Ritardi e timidezze pesano anche su ciò che sta accadendo (la Brexit ndr). Sono d’accordo sulla direttiva del Digital Single Market, ma bisogna fare dell’Europa non solo un mercato unico ma anche un unico soggetto politico”.

Secondo Giacomelli, “la posizione europea sullo zero rating è troppo ambigua, frutto di troppe mediazioni” mentre “quello che pensiamo noi è lo stesso della FCC. L’accesso a Internet è un servizio universale, un bene primario delle persone”.  Quindi, assicurare sì un Level Playing Field, ma no alla conservazione dell’esistente. “Vorremmo un’Europa coraggiosa, in linea con quanto espresso dalla FCC e dal Presidente Obama e ribadito anche da Hillary Clinton sulla net neutrality – chiude Giacomelli – che senso ha il motore di ricerca franco-tedesco? L’idea che si possa aprire un varco fra Usa e Ue su questi temi avrebbe conseguenze economiche ma anche ad altri livelli di pericolosità che non possiamo permetterci”.

 

Il dibattito in Parlamento

Il dibattito in Parlamento è stato aperto dalla Proposta di Legge AC2520 “Disposizioni in materia di fornitura dei servizi della rete internet per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso degli utenti” primo firmatario l’Onorevole Stefano Quintarelli, membro della Commissione Trasporti: “La dimensione immateriale sta diventando l’interfaccia utente più comune con il mondo materiale – dice Quintarelli – in 7-8 anni Android è diventato il sistema operativo utilizzato da 1,5 miliardi di persone, che sempre di più hanno relazioni sociali ed economiche via smartphone”. Questo fenomeno “non riguarda soltanto le telecomunicazioni”, perché chi controlla la rete “può discriminare la libertà di comunicazione”. E’ per questo che la Proposta di Legge avanzata ha lo scopo di promuovere la concorrenza, tutelando la libera scelta del cliente e porre regole chiare su temi come il traffic management, lo zero rating e le applicazioni usate.

Il ruolo dell’Agcom

 

Il dibattito sulla Net Neutrality tocca tutti i temi caldi del settore Internet e Tlc che terranno banco nei prossimi mesi nella Ue. “Le linee guida del BEREC riguardano da vicino l’Agcom, in relazione alla libertà che avremo di gestirle”, dice il Commissario Agcom Antonio Nicita, precisando che i soggetti coinvolti nella Net Neutrality sono gli operatori di rete, i Provider di contenuti e gli utenti finali e che l’intervento dell’Autorità riguarderà “le relazioni che si instaurano fra questi soggetti – aggiunge – quello che conta per noi è capire se e dove, in questa relazione, si creano problemi per l’utente finale. La regolazione potrebbe intervenire rispetto ad un possibile potere di mercato dei soggetti di riferimento”.

L’Agcom seguirà principi generali in materia, in attesa di regole chiare su servizi specializzati e zero rating, che vanno costruite. Nicita sottolinea come la diffusione della telefonia mobile in Africa, anche con accordi di zero rating, “sia una soluzione di grande apertura – aggiunge – muoviamoci sui principi e le definizioni generali del BEREC, poi muoviamoci caso per caso, tenendo fermo il punto che la non discriminazione e la concorrenza vanno di pari passo con la tutela del consumatore finale”.

Il dibattito di policy in Europa e negli Stati Uniti

“Il traffico in Rete deve essere trattato tutto allo stesso modo – dice Susan Crawford, University of Harward – Il BEREC dovrà incoraggiare la concorrenza, per evitare il rischio di monopoli limitando l’interesse degli Isp a controllare il traffico. Negli Usa la FCC ha regolato la net neutrality, mettendo il trasporto dati sullo stesso piano di una utility dei trasporti (come le utility) ma questo non ha avuto impatti economici sui carrier”.

C’è da dire che il mercato delle Tlc negli Usa è molto concentrato, con pochi player, e che l’obiettivo della FCC è evitare discriminazione dai pochi big attivi sul mercato.

“Quando parliamo di Net Neutrality dobbiamo fare attenzione a non spingerci troppo oltre – dice Lawrence Spiwak, presidente del Phoenix Center for Advanced Legal & Economic Public Policy Studies – la cosa importante è trovare modi per promuovere gli investimenti nella rete, tanto più che la tendenza per gli utenti è di considerare la Rete una commodity: quello che interessa alle persone è accedere quando e come vuole al web”. No, quindi, all’iper regolazione, sì ai data cap, ma soltanto se conviene.

La classificazione degli Isp come “common carrier” da parte della FCC ha di fatto equiparato i fornitori di accesso a Internet a “vettori comuni, come i treni o gli autobus – dice Timothy Karr, Senior Director of Strategy, Free Press – e uno dei principi fondamentali è la libertà di parola e di espressione, perché negli Usa c’è il timore di un controllo della rete e di pratiche discriminatorie. Gli Usa valutano per singoli casi fenomeni di zero rating e data cap. Per certo, Verizon non diminuirà i suoi investimenti in reti nuove per timore della Net Neutrality”.

Tornando al quadro europeo, “il regolatore Ue è insufficiente – dice Andrea Renda, Senior Research Fellow presso il Centre for European Policy Studies – la rete di per sé non è neutrale, le piattaforme OTT sono state create appositamente per violare la neutralità della rete. Gli OTT sono lì ad esempio per selezionare le informazioni e offrirle agli utenti finali. Ma agire a livello di infrastrutture non serve”, tanto più che secondo Renda va evitata la “sindrome Trabant” (l’auto identica per tutti nella ex Ddr) per concepire l’Internet di domani.

 

“Il monitoraggio sulla Net Neutrality dovrà avvenire a livello nazionaledice Frode Soerensen, Senior Adviser, NKom & Co-Chair, BEREC Net Neutrality Working group – senza un’Internet neutrale si rischia di proibire la libera circolazione delle informazioni. In Norvegia regole contro il ‘no throttling’ e il ‘no blocking’ sono entrate in vigore già nel 2009. Ma secondo i dati del BEREC, blocchi e discriminazioni sono all’ordine del giorno per 5 abbonati su 100 a servizi di internet fisso e a 3 su 100 sul mobile. E’ per questo che zero rating, quality of service, servizi specializzati sono questioni importanti e difficili da risolvere”.

 

“All’epoca di Neelie Kroes e po la revisione del settore Tlc del 2009 i mercati europei erano più concorrenziali – dice Anthony Whelen, Director DGConnect – ma da allora la Commissione ha cambiato apporoccio, quando si è capito che si verificavano fenomeni di ‘throttling’ (rallentamento del traffico ndr) di certi servizi, un fenomeno che soffocava il mercato. Il problema della Ue per lo sviluppo dei servizi è la frammentazione a 28, per questo l’obiettivo adesso con la Net Neutrality è creare un quadro con delle linee guida chiare su zero rating e gestione del traffico”. I servizi specializzati, secondo Whelan, andranno regolati ex post, mentre l’idea di una tendenza autarchica in ottica Digital Single Market viene scartata.

La prospettiva industriale: OTT e Media

 

“L’accesso a Internet è un diritto universale dice Giorgia Abeltino, Head Public Policy di Google Italia – se questo è l’obiettivo della Net Neutrality, le tre parole chiave dal mio punto di vista sono broadband, concorrenza e apertura intesa come interoperabilità”. Quello del broadband è un tema fondamentale non nel dibattito Usa, ma certamente lo è “in Italia – aggiunge – per quanto riguarda la concorrenza, ce n’è di più in Italia e nella Ue rispetto al mercato Usa, mentre dell’apertura dei sistemi è fondamentale che se ne occupi il Parlamento”.

 

Le fa eco Laura Bononcini, Head Public Policy di Facebook Italia: “Il libero accesso delle persone a Internet è un tema fondamentale per Facebook, come dimostra la nostra iniziativa Internet.org – dice Bononcini – Facebook quindi è totalmente a favore della Net Neutrality, intesa come principio che tutela l’accesso alla rete da qualsiasi intervento di degradazione da parte degli access provider. Siamo favorevoli ad accordi di zero rating che consentano di portare più persone in rete. Per questo abbiamo lanciato Free Basics, un servizio di accesso gratuito in rete, che consente alle persone di connettersi per un determinato periodo di tempo. E’ un’applicazione gratuita, presente in 42 paesi, senza pubblicità”.

 

Nel settore dei media, “in passato la rete era fondamentalmente proprietaria e basata su frequenze di proprietà – dice Valerio Zingarelli, Chief Technology Officer, Rai – la capacità di banda nei media è limitata, oggi il modello di broadcasting tradizionale, senza interazione, è superato. Per questo il mondo dei media deve aggiungere le fibre ottiche che consentono di passare dal modello multicast a quello unicast (interazione e redistribuzione dei contenuti)”.

Detto questo, “il maggior distributore di contenuti al mondo è Facebook – aggiunge Zingarelli – e Facebook è anche il maggior mangiatore di banda al mondo. Il vero problema della Net Neutrality è l’accesso al video”.

Parola alle Telco

“Benvenga la Net Neutrality, l’accesso e l’uso di Internet fanno ormai parte del diritto di cittadinanza – dice Cristoforo Morandini, Direttore Regulatory Affairs and Equivalence di TIM – Siamo in attesa delle linee guida del BEREC, vedremo cosa faranno le Autorità di regolazione. Sono d’accordo sul fatto che le piattaforme sono fatte per violare la Net Neutrality, ma le regole riguardano sempre chi fornisce l’accesso e non limita le piattaforme. Intanto, abbiamo già problemi con il blocking e il throttling. Riteniamo che sul network management si debba intervenire. Per quanto riguarda i servizi specializzati, le linee guida vanno oltre la definizione del regolatore. Lo zero rating non è vietato nel regolamento, ma il BEREC ha un orientamento restrittivo. I servizi a banda garantita e i servizi business vanno garantiti”.

 

“Il paradigma dell’autostrada degli anni ’60 oggi sono le reti a banda ultralarga, perno della crescita – dice Michelangelo Suigo, Head Governmental & Institutional Affairs, Vodafone Italia – l’aumento del traffico dati è costante, quello dei social è triplo rispetto a tutto il resto”. In questo contesto, però, l’Italia è molto indietro come connettività, come indica l’ultimo rapporto DESI, e la Net Neutrality rischia di “provocare un misunderstaing nel consumatore sul free access alla rete – aggiunge Suigo – e a diffondere il miraggio di un uso libero e gratuito di Internet”.

Accesso che è tutt’altro che gratuito in particolare sui social dove gli utenti lasciano un bene assai prezioso, che sono i loro dati. “La rete è tutt’altro che neutrale”, dice Suigo: basti pensare all’asimmetria di fronte alla legge fra Telco e Ott in materia di pubblicità e profilazione. I social possono inviare in automatico, tramite algoritmo, messaggi pubblicitari ad hoc agli utenti in base ad esempio alle loro ricerche online. Le telco non possono.

Per quanto riguarda le linee guida del BEREC, secondo Suigo manca una visione complessiva dell’intera filiera di Internet, un ecosistema nuovo dove bisogna individuare le vere fonti di mercato e di potere, senza dimenticare gli incentivi per finanziare le reti.

Il regolamento Ue è stato approvato ormai da sette mesi e ora “il cerino è in mano al BEREC, per dare chiarezza a principi sfuocati – dice Alessandro Verrazzani, Regulatory Affairs Manager Fastweb – Il BEREC si occuperà di bloccare forme distorsive di traffic managemet, l’uso distorto dei servizi specializzati (come la telemedicina), che rischiano di essere utilizzati per aggirare le regole. Per finire con lo zero rating, dove c’è il rischio di distorsione della concorrenza nei confronti degli operatori virtuali”.

Domani 29 giugno il sito Key4biz non sarà aggiornato. Le pubblicazioni riprenderanno regolarmente il 30 giugno.