L'iniziativa

Nasce ‘Itaca’, nuova associazione di produttori cinematografici indipendenti

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Promossa da Maurizio Matteo Merli, Salvatore Scarico, Gianni Sammarco, l’associazione rivendica maggiore sensibilità istituzionali verso i produttori, piccoli indipendenti e soprattutto… italiani.

Questa mattina a Roma si è tenuta, presso il Conference Center Ecomap di Roma, in quel di Trastevere, la conferenza di presentazione di una nuova associazione di produttori cinematografici e audiovisivi: Itaca, nome evocativo (il ritorno alla “vecchia” idea di produttore cinematografico, che rischia capitali propri…), che sta a rappresentare l’acronimo “Associazione Italiana Cinema e Audiovisivo” (= “Ita.C.A.”).

Si tratta di una iniziativa che merita attenzione, anzitutto perché si pone come voce fuori dal coro delle tradizionali associazioni imprenditoriali, ovvero le storiche Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali, aderente a Confindustria) e Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) e finanche rispetto alla più giovane Cna – Cinema e Audiovisivo (aderente alla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa).

L’associazione è stata promossa da Maurizio Matteo Merli (Presidente; attore, sceneggiatore, regista; ha fondato nel 2014 la società di produzione Father and Son, evocando il padre ovvero il noto attore “poliziottesco” Maurizio Merlo) e da Salvatore Scarico (Vice Presidente, titolare della Green Film), e da Gianni Sammarco (Responsabile Rapporti Istituzionali). La conferenza di questa mattina è stata moderata dal giornalista Maurizio Pizzuto. Si ricorda che Gianni Sammarco è stato parlamentare per Forza Italia e successivamente per la Lega Salvini, essendosi sempre interessato di cinema ed audiovisivo.

Sono intervenuti nel dibattito l’avvocato Michele Lo Foco (uno dei massimi esperti italiani di diritto del cinema e dell’audiovisivo), il produttore ed organizzatore culturale Mario Perchiazzi (che è anche esponente della Cna, ma in questo caso ha aderito singolarmente), il produttore Emanuele Nespèca (titolare della Solaria Film).

Tra i presenti (una cinquantina di operatori del settore) anche Maria Giuseppina Troccoli, già “numero 2” – fino a qualche mese fa – della Direzione Generale per il Cinema e l’Audiovisivo del Ministero della Cultura (la Dgca Mic diretta da Nicola Borreli), da qualche settimana alla guida – come Commissario Straordinario – della Fondazione Film Commission di Roma e del Lazio, e l’avvocato Gianfranco Rinaldi (uno dei 15 esperti, previsti dalla Legge Cinema e Audiovisivo, chiamati a valutare molte pratiche ministeriali di sostegno al settore).

Un’iniziativa coraggiosa e controcorrente

L’iniziativa è senza dubbio coraggiosa e controcorrente: senza un esplicito riferimento ai “poteri forti” del sistema (vedi alla voce Anica ed Apa, realtà associative nel cui ambito sono rappresentati ormai anche “big player” come Netflix), s’è udita forte e chiara la voce degli “indipendenti”, che si sentono schiacciati da un sistema che finisce per privilegiare i “forti” (i grossi produttori) e soprattutto gli “stranieri” (si ricordi i maggiori produttori cine-audiovisivi italiani sono ormai nelle mani di multinazionali lussemburghesi-tedesche e francesi).

Gran parte delle risorse del “tax credit” finiscono quindi nelle casse di società non più italiane, come ha avuto occasione di lamentare finanche l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), in un parere trasmesso al Ministero della Cultura qualche settimana fa: ci sentiamo “svenduti e saccheggiati”, ha sostenuto il Vice Presidente Salvatore Scarico, in un intervento appassionato. Ha lamentato la complessità e la farraginosità dei meccanismi di accesso al sostegno ministeriale.

È stata auspicata la apertura di più “finestre” per accedere al tax credit: che siano distribuite nell’arco di tutto l’anno, a cadenza mensile, a fronte dell’attuale assetto, che prevede delle “window temporali”, che, di volta in volta, vedono esaurire le risorse pubbliche, a tutto vantaggio anzitutto e soprattutto delle società più grosse, che sono peraltro tecnicamente più attrezzate per rispondere tempestivamente alla modulistica online del sito web della Dgca del Ministero.

Il “modello di riferimento” resta la Francia

Più volte, è stato fatto riferimento al “modello francese”, che tutela il “cinema” (inteso come film anzitutto fruibili nelle sale cinematografiche) prima e meglio dell’“audiovisivo” tout-court (in Italia, di fatto, ormai la bilancia è invece tutta squilibrata a favore dell’audiovisivo destinato alle televisioni ed alle piattaforme)… Paese, la Francia, il quale tutela tecnicamente (e politicamente) meglio dell’Italia la “cultura nazionale”, se è vero che la quota di mercato del cinema nazionale è molto più alta rispetto al nostro Paese… Paese, la Francia, che ha imposto vincoli significativi alle multinazionali digitali, rispetto agli obblighi di investimento nella produzione nazionale… Paese, la Francia, che ha imposto finanche quote di programmazione obbligatorie di musica francese alle emittenti radiofoniche… Paese, la Francia, che ha dotato l’equivalente ministeriale della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura italiano di una struttura ben più attrezzata anche di risorse professionali, attraverso il Cnc – Centre National du Cinéma et de l’image animée (Centro Nazionale del Cinema e dell’Immagine in Movimento ovvero l’animazione)…

È stato anche lamentato come l’italica Direzione Cinema e Audiovisivo sia assolutamente “sottodimensionata”, come forza-lavoro, rispetto al grande carico di pratiche amministrative che deve affrontare (peraltro alcuni incarichi dirigenziali sono vacanti da molto tempo).

Contro lo strapotere delle multinazionali straniere nel sistema cinematografico e audiovisivo italiano, contro il ‘saccheggio’ delle risorse pubbliche

Non sono stati manifestati riferimenti espliciti ai succitati “poteri forti” – Anica e Apa (le associazioni rispettivamente dei produttori cinematografici e audiovisivi, guidate da Francesco Rutelli e da Chiara Sbarigia; la seconda – si ricordi – è anche Presidente di Cinecittà, il cui principale cliente, per l’affitto degli “studios”, è  paradossalmente la multinazionale Fremantle del gruppo lussemburghese-tedesco Bertelsmann ovvero dal colosso mediale Rtl; gruppo che – si noti – beneficia alla grande giustappunto del “tax credit”)…

Abbiamo ascoltato tesi assolutamente ragionevoli, esposte con tono battagliero ma pacato.

Il produttore Emanuele Nespeca ha manifestato la propria adesione all’iniziativa, ricordando di essere stato tra i fondatori, nel 2007, di un’altra associazione di produttori indipendenti, la cui voce si è andata però affievolendo nel corso degli anni: si tratta dell’Agpci – Associazione Giovani Produttori Cinematografici Indipendenti (che a suo tempo aderì all’Agis, “in contrapposizione” rispetto all’Anica), presieduta da Marina Marzotto, divenuta poi Agici, ovvero Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti.

Il Vice Presidente Salvatore Scarico ha lamentato la condizione di difficoltà nella quale si trovano costretti ad operare i produttori indipendenti: “viviamo nell’oscurità e navighiamo nella nebbia”, ha sostenuto, lamentando anche la difficoltà di accesso alle porte della Rai, e finanche di RaiCinema. Se non si hanno “i canali giusti” (relazionali, se non lobbistici e/o clientelari) è quasi impossibile interloquire con Viale Mazzini: “danno ascolto più ad un produttore indipendente belga, che ad uno italiano!”, si è sfogato.

È stato lamentato come l’attuale assetto del “tax credit” determini una sorta di saccheggio delle risorse pubbliche a favore di imprese straniere: un paradosso, per una legge (la “legge Franceschini” del 2016, la n. 220) che pure è nata per sostenere il cinema italiano.

In effetti, il “sovranismo culturale” tanto evocato da esponenti del centro-destra (e soprattutto dagli attivisti di Fratelli d’Italia) dovrebbe passare dalla “teoria” alla “pratica”, sottoponendo la strumentazione del “tax credit” ad una analisi tecnica severa (economica, mediologica, culturologica), per superare le attuali distorsioni nell’applicazione della “Legge Franceschini” ovvero soprattutto l’abuso messo in atto da imprese non italiane. Di grazia, lo ha dichiarato, nero su bianco, anche la stessa Agcom!

L’avvocato Michele Lo Foco (già membro del Cda di Cinecittà e di RaiNet) ha fatto cenno alle dinamiche di “corruzione generale” che finiscono per caratterizzare l’operato di alcuni produttori spregiudicati, che approfittano di un sistema di assistenzialismo pubblico che non è mai stato oggetto di una accurata e trasparente valutazione di impatto.

Anche Lo Foco ha evocato il “modello francese”, ricordando come in quel Paese la “finestra” per l’utilizzazione dei film cinematografici preveda un vincolo di 15 mesi a favore del “theatrical”, a fronte dei 105 giorni dell’Italia (che alcuni vorrebbero ridurre addirittura a 90 giorni, annacquando ulteriormente il potenziale “appeal” della sala cinematografica): prima di quel periodo temporale, non è possibile offrire lo stesso titolo su piattaforme e televisioni…

Mario Perchiazzi ha suggerito l’esigenza di costituire una “federazione del cinema indipendente”, riunendo le forze delle associazioni che già operano in questo segmento di mercato, a partire giustappunto anche dalla Cna – Cinema e Audiovisivo della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (presieduta da Gianluca Curti). Si ricordi che la Cna, in occasione di un primo incontro col Ministro Gennaro Sangiuliano, già ormai quasi un anno fa (in occasione del tavolo di confronto tra produttori, distributori, esercenti, “broadcaster”, “over-the-top”…), rimarco la necessità, rispetto al “tax credit”, di interventi specifici per tutelare giustappunto le imprese di minore dimensioni, le “start up”, i giovani produttori, ricordando l’importanza strategica dei contributi selettivi, per i quali riteneva necessario superare alcune storture e aumentare le risorse e ribadendo l’esigenza strategica di dare attuazione concreta  agli obblighi di investimento e programmazione di “broadcaster” e “ott”. Sia Merli sia Scarico, questa mattina, hanno richiamato l’esigenza di sostegni ai piccoli produttori, affinché possano destinare risorse alla formazione professionale, alla ricerca ed alla sperimentazione.

Nei prossimi giorni, verrà messo online il sito web di Itaca e si annunciano imminenti iniziative promozionali e di dibattito.

In attesa delle “correzioni di rotta” annunciate dal Ministro Sangiuliano e dalla Sottosegretaria Borgonzoni, mentre continua la “overdose” produttiva: 355 film italiani prodotti nel 2022!

Nessun riferimento, durante la mattinata, alla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni – le cui posizioni politiche sono storicamente “allineate” a quelle di Anica ed Apa – ed il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), durante la presentazione, non è stato nemmeno mai citato in nessuno degli interventi.

Va osservato che anche il Ministro della Cultura (così come la Sottosegretaria delegata, peraltro) si è dichiarato disponibile ad apportare una qualche “correzione di rotta” alla strumentazione del “tax credit”, sostenendo il 14 settembre scorso (intervenendo al “Festival di Open – Le sfide del futuro”), “dobbiamo magari ridurre la quantità di film finanziati con il tax credit e aumentare invece la qualità”…

Si ricordi che, secondo dati ufficiali della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, nel 2022 sono stati prodotti in Italia ben 355 film, con un incremento del 13 % rispetto alla già impressionante quantità del 2021 (quando erano stati “soltanto” 313): siamo di fronte ad una “sovrapproduzione” incredibile, allorquando soltanto una minima parte – indicativamente un terzo – viene distribuito nei cinematografi… Della gran parte di questi titoli, non si ha traccia: scompaiono in una sorta di “buco nero”, che assorbe energia creativa dispersa (oltre che danaro pubblico).

Effetti di un’applicazione “tossica” del “tax credit”.

Il tema “tax credit” diviene quindi, settimana dopo settimana, più… scottante, come abbiamo segnalato anche su queste colonne: si rimanda agli interventi IsICult su “Key4biz” del 23 giugno 2023, “Tax credit cinema e audiovisivo sotto indagine? Il Ministero avvia una ‘discussione’ sullo strumento” e poi del 20 luglio 2023, “Tra ‘tax credit’ ed ‘intelligenza artificiale’: la Sottosegretaria Borgonzoni corregge la rotta del Governo?”…

Si resta in attesa delle “correzioni di rotta” annunciate dal Ministero.

Correzioni (radicali) che in verità dovrebbero essere apportate a tutto il sistema di intervento della mano pubblica nel settore, e non soltanto al “tax credit”…

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.