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mPayment, solo 30mila aziende italiane hanno un sito di eCommerce

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20 milioni di italiani fanno shopping online, ma la maggior parte dei soldi va all’estero perché troppo poche società nostrane vendono prodotti sul web. In Francia, per esempio, sono 800mila.

Il 2016 è stato l’anno migliore per l’eCommerce in Italia, ma il digital export è un’occasione che il nostro Paese ancora non riesce a cogliere a causa dell’incapacità della maggioranza delle imprese di vendere i propri prodotti online.

Solo 30mila aziende italiane hanno sito eCommerce

Sono solo 30mila le aziende italiane dotate di un sito eCommerce. Il dato è stato fornito dal presidente del consorzio Netcomm, Roberto Liscia, durante il ‘Salone dei pagamenti’, in corso a Milano fino a domani 11 novembre 2016. “C’è un grosso problema: stiamo perdendo terreno nel settore più dinamico del commercio mondiale. Regno Unito, Germania e Francia si accaparrano il 67% della torta delle vendite digitali europee, l’Italia solo il 3,7%”, ha dichiarato Liscia.

20 milioni di italiani acquistano online

Dunque, da una parte ci sono imprese italiane ancora non 2.0 e dall’altra consumatori che stanno, rapidamente, imparando a comprare online. 20 milioni sono gli italiani che fanno shopping sul web e quest’anno il fatturato delle merci vendute in Rete sarà di 20 miliardi con un 18% in più rispetto al 2015. Ma non tutti questi soldi sono stati spesi su siti eCommerce italiani, anzi gli acquisti sono stati effettuati su siti stranieri. In Francia, per esempio, questo fenomeno è ridotto perché ben 800mila aziende dispongono di un sito per vendere i loro prodotti online.

 

Gli italiani sui siti di eCommerce cosa acquistano?

Il turismo (+10%) si conferma il primo comparto dell’eCommerce italiano, ma a crescere a tasso più sostenuto sono Informatica ed elettronica di consumo (+ 28%), Abbigliamento (+ 27%). Tra i settori emergenti si distinguono Arredamento e home living (+48%) e Food & Grocery (+30%). A volare sono soprattutto gli acquisti via smartphone che toccano quota 3,3 miliardi di euro con una crescita del 63%.

Come creare più siti eCommerce per aziende italiane?

Occorrerebbe incentivare la creazione di distretti digitali e consorzi di imprese attraverso strumenti finanziari e fiscali e dotarsi di un bravo team in grado di creare un efficace sito di eCommerce. L’incapacità di molti imprenditori italiani di vendere online non è dovuta solo a motivi economici, ma soprattutto a un problema culturale. Molti esercenti sono ancora convinti che il contatto diretto con il consumatore è la strategia migliore per vendere. Certo, resta la migliore, ma non è più l’unica. Con il web i modelli di business si sono moltiplicati e un imprenditore 2.0 potrebbe allo stesso modo, sfruttando la Rete, incrementare sia il profitto sia i clienti, che potenzialmente, potrebbero acquistare da ogni parte del mondo.

Il 2017 sarà più cashless?

 

Il 2017, gli esperti ne sono convinti, sarà l’anno della svolta. Gli operatori telefonici hanno fiutato il trend e stanno diventando delle banche.
Ma torniamo ad oggi, dove solo il 25% dei connazionali ha effettuato almeno un acquisto via smartphone o tablet, 10 punti percentuali in meno, secondo le stime Nielsen, rispetto alla media europea. Ma il prossimo anno sbarcheranno sul mercato italiano i pesi massimi del mobile hardware come Apple e Samsung con nuove soluzioni di pagamenti attraverso lo smartphone.

cashless

In pratica ci troveremo in tasca dispositivi già pronti per fare acquisti nei negozi o nei ristoranti. Quindi, potremmo pagare un caffè, un gelato e un paio di scarpe, per esempio, avvicinando semplicemente lo smartphone ai nuovi modelli di Pos. Chi non vorrà più mettere mano al portafogli dovrà dotarsi di una SIM ad hoc e comprare un telefono NFC (Near field communication). Dunque il cellulare si trasformerà anche nella moneta virtuale. Per far sì che l’Italia inizi a diventare un Paese contcless occorre anche la parte dei commercianti, che devono, per legge, dotarsi di un Pos, ma il Parlamento non ha previsto sanzioni per chi non rispetta quest’obbligo. Un’Italia cashless passa anche dall’introduzione di queste sanzioni.