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Mobilità urbana, per Cdp 200 miliardi all’anno il costo delle inefficienze

Seguendo le indicazioni contenute nel nuovo piano europeo di investimenti da più di 300 miliardi di euro, valido per il periodo 2015-2018, il settore dei trasporti e della mobilità sostenibile urbana necessita, da qui al 2030, di non meno di 1.500 miliardi di euro per ammodernare ed innovare le infrastrutture in tutta l’Unione. Poco meno di 100 miliardi l’anno, da subito, ha commentato il neo commissario europeo ai Trasporti Violeta Bulc.

Un settore vitale, per l’economia e per l’occupazione, con 10 milioni di addetti (il 4,5% del mercato del lavoro nell’Ue), che vale oggi il 4,6% del PIL dell’Unione.

Il 75% della popolazione europea attualmente vive in città di medie e grandi dimensioni. Questo comporta seri problemi in termini di mobilità, inquinamento e salute. La Commissione europea per questo ha invitato tutti i Paesi membri ad investire maggiormente in mobilità sostenibile ed alternativa, favorendo l’abbandono dell’automobile privata a favore dei trasporti pubblici locali (Tpl), dei servizi di car sharing e bike sharing, di spostamenti a piedi lì dove possibile.

Le risorse per questo tipo di interventi, spiega la Bulc, sono attivabili all’interno del programma Connecting Europe Facility (CEF), con Fondi per la coesione e grazie alla Banca europea per gli investimenti (EIB).

La Cassa depositi e prestiti (Cdp) ha pubblicato a fine 2013 uno studio di settore, “Mobilità urbana. Il trasporto pubblico locale: il momento di ripartire, dedicato ai trasporti pubblici locali (Tpl) in Italia, descrivendone le principali dinamiche ed individuando aree di intervento sulle quali agire rapidamente per rilanciare un mercato da tanti considerato determinante per la crescita del sistema Paese.

E’ passato del tempo, più di un anno, ma i dati, le evidenze, le vulnerabilità e le opportunità del panorama nazionale rimangono ancora tutti validi e i numeri (nel bene e nel male) confermati.

Un sistema tpl efficiente, di qualità e innovativo può avere un impatto significativo sulla competitività dell’intera economia nazionale. Se inadeguato, come servizio, il Tpl va a gravare sulle casse degli enti pubblici in maniera esagerata (come in parte già accade oggi in molte amministrazioni cittadine), con il risultato di andare a fiaccare la fiducia dei cittadini, di deprimere la domanda interna e di generare costose inefficienze, calcolate dallo studio nell’ordine di 180-200 miliardi di euro l’anno, elevati livelli di congestione nel traffico urbano, con ulteriori ricadute negative sull’ambiente, sulla salute, sul tessuto sociale ed economico nel loro complesso.

L’innovazione, la competitività e la capacità di aprirsi alle migliori best practice europee e globali, sono dei driver per la crescita e la trasformazione del settore dei trasporti pubblici in ottica smart mobility e smart city (focus a pagina 56). Secondo calcoli della Commissione europea, grazie all’applicazione di tecnologie di mobilità intelligenti è possibile conseguire significativi recuperi di efficienza, con un risparmio per il sistema

nazionale che potrebbe raggiungere 25-30 miliardi di euro l’anno.

Il Rapporto si articola in 5 capitoli:

L’introduzione di soluzioni tecnologiche avanzate nella gestione del traffico e della mobilità in città, nello sviluppo di nuove applicazioni e servizi al cittadino, come i pagamenti elettronici dei biglietti, l’infomobilità in tempo reale,con  la possibilità di pianificare un viaggio risparmiando vane attese e perdite di tempo, sfruttando più mezzi pubblici unitamente al car sharing/pooling, sono tutti elementi che vanno nella direzione di una migliore qualità della vita e di una maggiore ottimizzazione delle risorse disponibili sul territorio (con la riduzione di sprechi, costi, disagi, stress e inquinamento).

Servizi pubblici di qualità, efficienti e accessibili a tutti, sono sintomi di una democrazia sana e di un Paese evoluto. Al contrario, siamo di fronte ad un tessuto sociale, civile, culturale, economico e istituzionale lacerato e compromesso.

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