Gli scenari

Mobilità elettrica vs petrolio, risparmi per 50 miliardi nel 2030 e 200 mila posti di lavoro nell’UE

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La domanda di petrolio per il trasporto potrebbe aumentare ancora dell’11% entro il 2040. Solo passando all’eMobility è possibile ridimensionare questo scenario, con risparmi in bolletta per il Paesi europei, migliore qualità dell’ambiente e nuovi posti di lavoro.

La domanda di petrolio dovrebbe crescere ancora del 10,8% fino al 2040, si legge in un documento Total riportato da Borsa Italiana, soprattutto nel settore dei trasporti. Mentre infatti nell’edilizia, nel settore energetico e degli usi domestici, la domanda di energia sarà in calo rispettivamente di 2 milioni di barili di greggio al giorno, di 3 milioni e di 1 milione di barili al giorno, è la mobilità a far impennare il fabbisogno di oro nero.

Secondo il documento, l’aumento di chilometri percorsi ogni giorno, calcolato tra il 3 ed il 4% annuo, comporterà solo per il trasporto individuale, quindi le auto private, un incremento di 2 milioni di barili al giorno entro il 2040, a cui vanno aggiunti altri 6 milioni di barili al giorno per il trasporto stradale, 6 milioni di barili al giorno per quello marittimo e 4 milioni di barili al giorno per il trasporto aereo.

Uno scenario pesante, in termini economici e di sostenibilità, a partire dai notevoli incentivi finanziari di cui gode l’industria dei combustibili fossili (stimati in 5.300 miliardi di dollari a livello globale nel 2015), fino ai costi ambientali e umani. L’inquinamento peggiora la qualità dell’ambiente e quella della vita delle persone.

Eppure una via di uscita ci sarebbe e lo studio in realtà la inquadra benissimo: la mobilità elettrica, i nuovi sistemi di accumulo, le fonti energetiche rinnovabili.

Lo scenario appena descritto parte dal presupposto che almeno il 50% del parco mezzi circolante sia a motore elettrico.

Un quadro migliore prende vita nel caso i veicoli elettrici rappresentassero il 70% del parco circolante in Europa per il 2040. In questo caso, infatti, avremmo sicuramente una diminuzione rilevante della domanda di petrolio, anche di 3 milioni di barili al giorno, rispetto al primo scenario.

Bisogna sempre ricordare che per sperare di rimanere attorno ai 2°C di aumento di temperatura media globale siamo obbligati a ridurre la domanda complessiva di petrolio di almeno 75 milioni di barili al giorno entro il 2035.

Per cercare di rimanere in un percorso virtuoso di crescita sostenibile e green, legata alla realizzazione dei progetti di decarbonizzazione lanciati in più Paese e caldamente raccomandati dall’Agenzia internazionale dell’energia e dalla COP 23 di Bonn, l’unica cosa da fare è ridurre complessivamente i consumi di risorse naturali e minerali, tra cui gas e petrolio, e ricorrere massicciamente alle rinnovabili e alla mobilità sostenibile (non solo elettrica, ma anche su due ruote, in bicicletta e a piedi, o la sharing mobility).

Nel recente Report “Fuelling Europe’s Future: How the transition from oil strengthens the economy della European climate foundation/Cambridge Econometrics, si ritiene che l’unica possibilità di abbattere gli inquinanti atmosferici e migliorare la qualità dell’ambiente e della vita delle persone è passare rapidamente alla mobilità elettrica e abbandonare il petrolio.

Per far questo, però, servono investimenti di circa 23 miliardi di ero in infrastrutture per l’emobility entro il 2030 (quindi reti di distribuzione, stazioni/colonnine di ricarica facilmente accessibili e ben posizionate, sia in aree urbane sia extraurbane, su strade statali, superstrade e autostrade).

In tal modo si potrebbe ridurre l’inquinamento dovuto alle automobili e i trasporti pubblici dell’88% entro il 2050 ed evitare almeno 467 mila morti premature per patologie legate alle sostanze inquinanti che respiriamo e che avvelenano l’ambiente in cui viviamo.

Migrare in tempo all’emobility significa creare 206 mila nuovi posti di lavoro, per un risparmio complessivo nella bolletta energetica europea di 49 miliardi di euro già nel 2030.