Il Rapporto

Mobilità elettrica, le spedizioni globali di batterie aumenteranno del 190% entro il 2027

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Pubblicato il nuovo studio di Juniper Research sulla domanda di batterie per l’elettrificazione di mobilità e trasporti: spedizioni superiori a 30 milioni di unità entro i prossimi cinque anni. Resta il problema della sostenibilità ambientale.

Spedizioni di batterie per veicoli elettrici verso le 30 milioni di unità nei prossimi cinque anni

La transizione ecologica dell’industria automobilistica passa inevitabilmente per l’elettrificazione della mobilità e dei trasporti. Secondo un nuovo studio pubblicato da Juniper Research, entro il 2027 si stima che le spedizioni mondiali di pacchi di batterie per veicoli elettrici crescerà del 190% a 30 milioni di unità.

Un salto in avanti straordinario, rispetto alle 10 milioni di unità che si spediranno entro il 2022, frutto degli incentivi pubblici all’acquisto di auto elettriche e altri veicoli a batteria, della riduzione progressiva dei prezzi dei veicoli sul mercato e dell’accresciuta consapevolezza da parte dei consumatori finali che anche la mobilità e i trasporti devono essere decarbonizzati per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per la metà del secolo.

Boom della domanda di batterie dal settore commerciale

Secondo il Rapporto, il volume maggiore delle spedizioni sarà legato all’aumento della domanda di batterie del settore commerciale, che si stima accrescerà la propria flotta di veicoli elettrici nei prossimi anni, con le consegne di batterie che passeranno da 1,4 milioni di unità di fine 2022 alle oltre 7 milioni di unità attese entro il 2027.

La crescita di numero dei veicoli elettrici per la lunga percorrenza sta spingendo in alto la domanda di pacchi batteria di maggiore capacità – ha spiegato la coautrice della ricerca, Damla Sate questo trend sarà fondamentale per accelerare l’elettrificazione dei veicoli commerciali, ma richiederà ingenti investimenti per sviluppare nuove tecnologie per i sistemi di accumulo“.

Superare il problema di metalli e terre rare investendo di più nella ricerca e nel riciclo

Ovviamente non sarà solo una questione di investimenti nelle gigafactory, perché sono diverse le criticità da affrontare, tra cui quella della scarsità di metalli e terre rare, è precisato nella nota che accompagna la pubblicazione.

Cobalto, rame, litio, nichel, platino, zinco, ma anche Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, solo per citare, rispettivamente, i metalli e le terre più rari e allo stesso tempo più importanti per la realizzazione di impianti a fonti energetiche rinnovabili (dalla produzione dei pannelli a quella delle turbine eoliche), le telecomunicazioni (con la fibra soprattutto), l’elettronica di consumo (dai televisori smart ai Pc e gli smartphone), il settore medico-ospedaliero, l’industria automotive (soprattutto della mobilità elettrica), quella aerospaziale e militare.

Fondamentale, secondo i ricercatori, è quindi ridurre l’impiego di queste materie prime per definizione scarse e aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione per la produzione di nuove batterie allo stato solido, ad esempio, e per promuovere l’economia circolare in questo settore (recupero e riuso) così importante per la transizione energetica ed ecologica in corso e per rendere l’elettrificazione ancora più sostenibile a livello ambientale.