Le stime

Mobilità elettrica: in Europa servono 14 mila nuovi punti di ricarica a settimana fino al 2030, una spesa di 70 miliardi di euro. La ricerca

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Entro il 2030 servono più di 6,8 milioni di punti di ricarica in tutta Europa per raggiungere ad esempio l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti di CO2 del 55%. Secondo il documento ACEA bisognerebbe realizzarne il 600% in più rispetto al ritmo attuale, per una spesa di circa 8 miliardi di euro all’anno.

Una più grande infrastruttura di ricarica per l’UE

La mobilità elettrica o eMobility necessità di essere promossa in maniera significativa, se l’Unione europea vuole raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici che si è data per la fine del 2030 e per la metà del secolo.

Una transizione che necessità non solo di un programma strutturale di incentivi all’acquisto per auto, furgoni, autobus e camion, ma anche e soprattutto di una diffusa e capillare infrastruttura di punti di ricarica.

Secondo un nuovo studio condotto da McKinsey per ACEA, dal titolo “European electric vehicle charging infrastructure masterplan”, entro il 2030 servono più di 6,8 milioni di punti di ricarica in tutta Europa per raggiungere ad esempio l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti di CO2 del 55%.

Un percorso che è alla portata di mano, ma che necessità di veder installati e attivati almeno 14 mila punti di ricarica a settimana, contro i quasi 2.000 attuali, che significa il 600% in più di quanto si riesce a fare oggi.

Per i mezzi pesanti, invece, la ricerca valuta la possibilità di realizzare 280 mila punti ricarica circa entro la fine del decennio.

Punti ricarica: ne servono il doppio rispetto a quanto stimato dalla Commissione

Un dato stimato dallo studio che è quasi il doppio di quello immaginato come sufficiente dalla Commissione europea nella sua proposta di regolamento per le reti di ricarica e carburanti alternativi (DAFI, Directive alternative fuel initiative), che è ora in fase di negoziazione con il Parlamento europeo e il Consiglio.

Secondo la direttiva, infatti, e in linea con gli obiettivi di espansione della mobilità elettrica, in Europa servirebbero 1 milione di punti di ricarica entro il 2025 e 3,5 milioni entro il 2030, quando le auto elettriche in strada dovrebbero essere secondo i piani europei circa 30 milioni.

Quello che la ricerca chiede, sostanzialmente, è un vero e proprio cambio di passo a livello politico, economico ed industriale, se si vuole davvero portare a termine la transizione energetica dell’industria automobilistica e dei trasporti.

70 miliardi di euro di investimenti entro il 2030

In effetti, per arrivare a realizzare 14 mila punti di ricarica a settimana, bisognerebbe investire in queste infrastrutture pubbliche oltre 8 miliardi di euro all’anno fino al 2030.

Paragonando questa ingente spesa a quella di altre infrastrutture strategiche europee, non si supera il 16% degli investimenti effettuati per il 5G o l’internet superveloce.

Nonostante l’esplosione della pandemia di Covid-19, la seguente crisi economica e sociale, l’attuale conflitto russo in Ucraina e i venti di guerra che scuotono l’Europa, le vendite di auto elettriche sono aumentate di 10 volte negli ultimi cinque anni, raggiungendo 1,7 milioni di unità l’anno scorso (o il 18% del mercato totale).

Anche il numero di punti ricarica pubblici negli Stati dell’Unione è cresciuto di 2,5 volte nello stesso periodo, ma è evidente che non basta.