Il quadro

Mic, Siae e Rai: si conferma il deficit di approccio sistemico al governo della cultura

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3.000 proposte per il bando “Transizione Digitale Organismi Culturali e Creativi”. Silenzio totale su “contratto di servizio” e Vigilanza Rai. A Cinecittà, tutto va bene. Siae pubblica il report “Musica italiana all’estero”.

Edizione particolare, oggi, della rubrica curata da IsICultilprincipenudo” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale) per il quotidiano online “Key4biz”: premesso che nella settimana che si chiude oggi non è emerso nulla di realmente significativo, proponiamo un florilegio di “piccole” notizie, che pure confermano sia il deficit complessivo di “governo sistemico” delle industrie culturali e creative italiane, sia le tante contraddizioni interne del sistema.

Le notizie che qui andiamo a segnalare riguardano alcuni dei principali “player” del sistema culturale italiano: il Ministero della Cultura, la Rai, la Siae

Ministero della Cultura: 3.000 istanze per i 115 milioni di euro del bando “Transizione Digitale Organismo Culturali e Creativi” (Tocc) gestito da Invitalia

Si è chiuso ieri l’altro (mercoledì 1° febbraio) il primo bando in ambito “Pnrr” da 115 milioni di euro, dedicato all’innovazione e alla transizione digitale delle imprese culturali e creative, denominato “Transizione Digitale Organismi Culturali e Creativi” (da cui l’acronimo “Tocc”), affidato dal Ministero della Cultura (Direzione Generale Creatività Contemporanea) ad Invitalia.

Dall’apertura della “finestra” lo scorso 3 novembre, hanno presentato domanda di sostegno circa 3mila organizzazioni: per la precisione, si è trattato di 2.986 istanze.

A livello territoriale, in testa il Lazio con 377 proposte. Interessante la performance del Sud, che nel complesso ha totalizzato il 36 % di partecipazione, guidato da Campania e Sicilia. Al Nord, la Regione più rappresentata è la Lombardia, da cui sono arrivate 358 richieste.

È la dimostrazione – ha commentato ieri la Sottosegretaria alla Cultura, la leghista Lucia Borgonzoniche la pianificazione dei finanziamenti era da lungo attesa da un settore fortemente rappresentativo dei nostri territori. Un settore in crescita, che grazie a questi fondi avrà nuovo slancio per affrontare le sfide future. A breve un nuovo bando per la sostenibilità”.

Siamo stati tra i pochi ad evidenziare il carattere assolutamente innovativo di questa iniziativa, soprattutto perché si è trattato di una delle rarissime occasioni, nella politica culturale italiana, nella quale non sono state poste “barriere all’ingresso”: l’avviso era infatti aperto sia alle imprese tradizionali sia alle associazioni culturali (e finanche quelle non riconosciute), senza obblighi di iscrizione al Registro Imprese delle Camere di Commercio e Artigianato (Cccia), o al Registro Unico del Terzo Settore (Runts), senza filtri inadatti all’imprenditoria culturale come sono i rigidi codici Ateco… Sul tema, rimandiamo (da ultimo) al nostro intervento su “Key4biz” del 21 ottobre 2022, “Pubblicato il bando da 115 milioni del MIC per la digitalizzazione: aperto a imprese e no profit”.

Perplessità emergono piuttosto rispetto ad alcuni vincoli della struttura del bando: Invitalia ha deciso di privilegiare l’aspetto – per così dire – “hardware” piuttosto che il “software”, ovvero un 80 % della sovvenzione statale (massimo 75.000 euro, a fronte di 100.000 euro di costi progettuali) deve essere dedicato a “immobilizzazioni materiali”, ovvero impianti e macchinari, piuttosto che a “capitale circolante”, ovvero materiali di consumo, utenze, canoni di locazioni, prestazioni di servizio, costo del lavoro dipendente… Se è vero che molte imprese nell’ambito culturale hanno necessità di un rafforzamento strutturale, è invece la componente creativa, del lavoro intellettuale (spesso precario), quella che ha più necessità di sostegno nelle progettualità di medio periodo… Altra questione critica: di fatto, i vincitori del bando potranno beneficiare soltanto di un 10 % di acconto, e quindi sarà loro onere sostenere (anticipare) la gran parte delle spese, prima di poter beneficiare della sovvenzione pubblica…

La quantità di istanze pervenuta è senza dubbio rilevante, ma non impressionante, considerando il totale delle imprese culturali e creative italiane, le quali, includendovi anche le associazioni culturali, sono centinaia di migliaia…

In sede di presentazione del bando, il Ministero ha stimato 1.500 assegnazioni: il che significa che, teoricamente, 1 proponente su 2 dovrebbe farcela, anche se i risultati saranno co-determinati da una serie di criteri altri (la sovvenzione è divisa in parti uguali tra i vari settori ed è prevista una quota che privilegia il Meridione).

È interessante analizzare la distribuzione per settori di intervento, rispetto alle proposte sottoposte ad Invitalia: 901, dal settore del “Patrimonio culturale”; 574 progetti per l’area cosiddetta “Interdisciplinare” (area relativa ai soggetti che operano in più di un ambito); 408 per “Audiovisivo e radio”; 373 per “Spettacolo dal vivo e Festival”; 218 per “Musica”; 207 per “Editoria, libri e letteratura”; 120 per “Arti visive”; 68 per “Architettura e design”; 62 per “Moda”; 55 per “Artigianato artistico”.

Torneremo presto su questo bando.

Rai: silenzio totale su “Contratto di servizio” (secretato) e Commissione Bicamerale di Vigilanza (ipotesi Nicola Zingaretti alla presidenza)

Incredibile, ma vero: nessuno (ribadiamo: nessuno!) sembra essere realmente interessato a nominare e rendere operativa la Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, ed una delle conseguenze di questa deriva è l’assenza di dibattito pubblico sul prossimo “contratto di servizio” (2023-2027).

In effetti, la Commissione è chiamata ad esprimere un parere, obbligatorio ma non vincolante, sul “contratto di servizio”.

Viale Mazzini adduce che l’assenza della Vigilanza ritarda il perfezionamento di questo testo, sul quale sembra essere calato un silenzio totale. Si tratta di una argomentazione fallace, perché la Vigilanza interviene soltanto dopo che Ministero e Rai sono addivenuti ad un testo condiviso…

Si ha ragione di ritenere che, a tre mesi dalla nomina del Governo guidato da Giorgia Meloni (l’Esecutivo è in carica dal 22 ottobre 2022), i due contraenti abbiano raggiunto una intesa di massima su questo testo contrattuale: ma il documento è “secretato”, e nessuna bozza fuoriesce dai cassetti del Ministero per le Imprese e il Made in Italy (il Mimit ex Mise, alias Sviluppo Economico, e si segnala che il Ministro Adolfo Urso – senatore di Fratelli d’Italia – non ha speso una parola in argomento, almeno pubblicamente) e della Rai (soltanto la Presidente Marinella Soldi e l’Ad Carlo Fuortes lo conoscono questo misterioso testo, dato che – incredibilmente – non è stato nemmeno portato a conoscenza degli altri membri del Consiglio di Amministrazione).

Quel che stupisce e deprime è che nemmeno i giornalisti o i rappresentanti della società civile sollecitino la pubblicità di questo documento.

Nessuno chiede un pubblico dibattito, se non chi cura questa rubrica IsICult (e naturalmente il quotidiano online “Key4biz” diretto da Raffaele Barberio) ed i promotori del laboratorio “Tvmediaweb”, Marco Mele e Patrizio Rossano (abbiamo riferito su queste colonne dell’unica occasione recente di discussione pubblica, da loro promossa, ovvero l’incontro romano del 26 gennaio 2023, intitolato “Il canone Rai prossimo venturo”).

Da segnalare che alcune fonti qualificate sostengono che il Partito Democratico – nonostante la acutissima crisi interna – stia trattando con Fratelli d’Italia per assegnare al suo Nicola Zingaretti la presidenza della Commissione di Vigilanza. Avendo i “dem” già ottenuto la presidenza del Copasir (affidata all’ex Ministro della Difesa Lorenzo Guerini), ci sembra una ipotesi improbabile, ma in Italia… mai dire mai (questa prospettiva è stata segnalata – tra gli altri – anche da Laura Rio sul quotidiano “il Giornale” di martedì 31 gennaio, che ha scritto “Zingaretti in pole per guidare la Vigilanza”). Chi redige queste noterelle prevede piuttosto che la presidenza andrà “in quota M5s” e sarà guidata dall’ex Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, (apprezzato a destra e sinistra per l’approccio pacato), oppure verrà preferita… una “opzione donna”, nella persona della ex Sindaca di Torino, Chiara Appendino. Senza dubbio, la Vigilanza consente notevole visibilità mediatica a chi la presiede…

Quel che è scandaloso è che nessuno ne parli (pubblicamente) e nessuno denunci (giornalisticamente) questo intollerabile stallo.

Ieri è emersa una presa di posizione (non rilanciata da nessuna testata giornalistica) da parte di un sindacato “minore”: “l’approvazione del budget 2023 del gruppo Rai con soli 3 voti su 7 è un evidente indice dello stato critico dell’azienda Rai, da noi più volte e da tempo denunciato”, hanno dichiarato congiuntamente il Segretario Generale Fnc-Ugl Comunicazioni, Salvatore Muscarella e il Segretario Nazionale Rai e Radiotelevisioni, Danilo Leonardi. “Auspichiamo che al più presto venga insediata la Commissione Parlamentare di Vigilanza, alla quale sottoporremo i corposi dossier relativi alle criticità che si sono accumulate e che costituiscono un grave pregiudizio per la sopravvivenza del servizio pubblico radiotelevisivo. Non è possibile – ha proseguito Muscarella – gestire un’azienda come la Rai senza un progetto chiaro e senza certezza per tutto il personale, cosa che, come organizzazione sindacale, più ci preme. Un importante strumento di comunicazione collettiva quale è la Rai per tutta la nazione italiana non può assolutamente prescindere dall’avere un piano industriale chiaro e un progetto solido di sviluppo”.

La totalità dei colleghi giornalisti si appassionano infatti sul tema Festival di Sanremo (il drammatico rebus sull’intervento di Volodymyr Zelensky o meno, o la sortita di ieri di Maddalena Morgante, parlamentare di FdI che non vorrebbe il cantante “gender fluid” Rosa Chemical) o sul “dietro le quinte” del Consiglio di Amministrazione, che lunedì scorso 30 gennaio ha approvato il budget 2023 della tv pubblica, con i consiglieri “in quota” Lega e Forza Italia che non hanno votato (contrario il consigliere in quota M5s; astenutosi il rappresentante dei dipendenti Riccardo Laganà).

Si tratta veramente di questioncelle minori, a fronte del perdurante deficit identitario del servizio pubblico mediale italico.

E nessuna attenzione è stata assegnata nemmeno ad una iniziativa di ricerca promossa dall’Ufficio Studi Rai (diretto dalla ex Capo Ufficio Stampa di Viale Mazzini, Claudia Mazzola), che ha dato alle stampe il volume “Algoritmi di Servizio Pubblico. Sistemi di raccomandazione ed engagement per le nuove piattaforme multimediali pubbliche”, curato dalla ricercatrice Flavia Barca, con la collaborazione di Alessandra Pratesi e i contributi di Eleonora Maria MazzoliFrancesco RicciFabio VolaStefano Ciccotti. Il volume è stato pubblicato il 2 gennaio 2023, non ha beneficiato di alcuna presentazione pubblica (perché?!), e ne ha scritto soltanto Andrea Melodia per “Democrazia Futura” su queste colonne (vedi “Key4biz” di ieri 2 febbraio 2023, “Democrazia Futura. Fornire sistemi di raccomandazione di servizio pubblico agli internauti nelle piattaforme della Rai”).

Il libro contiene spunti interessanti, ma pecca di un approccio “tecnologista”, allorquando la Rai dovrebbe stimolare riflessioni critiche sul proprio ruolo soprattutto in rapporto con i propri “stakeholder” e sulla propria “governance”. E va qui segnalato che, da molti anni, la Direzione Marketing della Rai (guidata da Roberto Nepote), non dedica più attenzione all’analisi comparativa dei sistemi di servizio pubblico radiotelevisivo, allorquando da un confronto con le migliori pratiche internazionali potrebbero invece emergere stimoli sia per il Parlamento, per il Governo, sia per Rai stessa. Chi redige queste noterelle ricorda che IsICult ha prodotto per Rai per un decennio, fino al 2008, un Osservatorio ad hoc (l’Osservatorio sulle Tv Pubbliche Europee), iniziativa che la Direzione Marketing ha inspiegabilmente sospeso (si rimanda al volume edito da Rai Eri, “L’occhio del pubblico. Dieci anni di Osservatorio Rai / IsICult sulle televisioni europee”, co-firmato da Angelo Zaccone Teodosi, Bruno Zambardino, Giovanni Gangemi).

Cinecittà: “Tout Va Très Bien Madame La Marquise”…

Abbiamo già segnalato, venerdì scorso 27 gennaio, l’incredibile “sceneggiata” cui abbiamo assistito, nell’audizione dell’Amministratore Delegato di Cinecittà Nicola Maccanico, di fronte alla Commissione VII della Camera (vedi “Key4biz” del 27 gennaio 2023, “Cinecittà, l’ad Nicola Maccanico in audizione alla Camera. Ancora silenzio sulle dinamiche in Rai”): lo stesso Presidente Federico Mollicone (Fratelli d’Italia) aveva annunciato fuoco e fiamme rispetto a questa audizione, ma incredibilmente non ha detto una parola (una), dopo l’intervento dell’Ad di Via Tuscolana.

E, tra i pochissimi parlamentari intervenuti (plauso di Nicola Zingaretti del Pd e di Maria Elena Boschi di Italia Viva Azione), soltanto Elisabetta Piccolotti, deputata eletta nelle liste dei Verdi Sinistra Italiana, ha manifestato una qualche perplessità, citando i rilievi della Corte dei Conti sulla gestione dei 300 milioni di euro dei fondi del “Recovery Plan”.

Che dire?! Complimenti al brillante Maccanico. E, per il resto… si vedrà. Attendiamo le reazioni della Corte dei Conti alle “risposte” che la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero (retta da Nicola Borrelli) è stata chiamata a fornire alla magistratura contabile.

Cinema / audiovisivo / piattaforme: Anac e Fice escluse dal tavolo Mic sulle “windows”?! Ritenuta eccessiva la loro richiesta di “finestra principale” di 180 giorni dall’uscita nelle sale?

La notizia è curiosa, eppure è stata ignorata da tutti, se non dalla testata “Technospia” (e rilanciata dalla newsletter sul cinema del gruppo e-duesse, che edita tra l’altro “Box Office”), che ha pubblicato ieri l’altro, mercoledì 1° febbraio, una lettera aperta che due associazioni del settore “theatrical” italiano hanno indirizzato alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (che ha ottenuto la delega in materia di cinema e audiovisivo dal Ministro Gennaro Sangiuliano).

Si tratta dell’Anac, la storica Associazione Nazionale Autori Cinematografici, presieduta da Francesco Ranieri Martinotti, e della Fice, Federazione Italiana Cinema d’Essai, presieduta da Domenico Di Noia, che lamentano essere stati esclusi dal tavolo Mic che deve affrontare il problema delle “finestre” nello sfruttamento commerciale delle opere.

Scrivono Anac e Fice: “Gentile Sottosegretario Sen. Lucia Borgonzoni, abbiamo appreso che in data odierna è stata convocata una riunione presso il Mic sul tema della cronologia dell’uscita in sala, e delle altre diffusioni, delle opere cinematografiche. A differenza della riunione sullo stesso argomento tenutasi a luglio nelle ultime settimane della precedente legislatura, non siamo stati convocati, il che ci dispiace e ci crea un certo disappunto”.

Oggettivamente, questo non coinvolgimento di Fice ed Anac appare strano. Peraltro, ci si domanda perché questo tipo di incontri non vengano organizzati in modalità pubblica: non si tratta di “segreti industriali”, e, anche in questo caso, pratiche di pubblica evidenza sarebbero apprezzabili, magari coinvolgendo anche coloro che non si sentono rappresentati dalle potenti lobby Anica e Apa, o da Agis ed Anec… Esiste tutti un mondo di “indipendenti” – sia a livello creativo sia a livello imprenditoriale – che non è rappresentato dalle “maggiori” associazioni di categoria…

Continuano Martinotti e Di Noia: “come Lei sa, l’Anac ha creato il Premio Carlo Lizzani destinato all’esercente italiano più coraggioso, che si sia speso maggiormente per la diffusione del cinema nazionale di qualità, per questo gli autori e gli esercenti delle sale d’essai hanno un’unità di vedute, in particolare sulla questione delle finestre. Mentre le sale della Fice sono in prima fila per la programmazione dei film che sono sostenuti con i contributi del Mic. La nostra posizione è stata ribadita in uno schema elaborato nel convegno svoltosi a Torino, nell’ambito della 40esima edizione del Torino Film Festival, per una modulazione delle finestre sulla base del media interessato, ma che prevede come finestra principale 180 giorni dall’uscita nelle sale”.

Non si ha pubblica notizia della reazione della Sottosegretaria. Sollecitata l’addetta stampa di Lucia Borgonzoni, non abbiamo ricevuto feedback.

Ed è anche curioso che la notizia della sortita Anac & Fice non sia stata registrata né dalla rassegna stampa Agis né da quella Anica… Strane rimozioni.

Siae: pubblicato il rapporto 2022 “Musica italiana all’estero”. E Rockol pubblica il primo “Libro Bianco sull’Industria Musicale Italiana”

Abbiamo segnalato molte volte – e non soltanto su queste colonne – alcune eccellenti pratiche di esplorazione cognitiva messe in atto dalla Società Italiana degli Autori e Editori (Siae) che continua a porsi come fonte primaria di dati ed analisi sul sistema culturale italiano.

In argomento, non possiamo non ri-segnalare il primo “Rapporto Siae sullo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano”, pubblicato a metà novembre, curato in partenariato Siae – IsICult (vedi “Key4biz” del 17 novembre 2022, “Siae-IsICult, pubblicato il primo ‘Rapporto sullo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano’”), che ha registrato una imponente rassegna stampa e web.

Lunedì scorso 30 gennaio 2023, la Siae (guidata dal giovane Direttore Generale Matteo Fedeli e dal veterano Salvatore Nastasi come Presidente) ha pubblicato sul proprio sito web il rapporto “Musica italiana all’estero”, co-firmato da Siae e Ime alias Italia Music Export.

Italia Music Export è una creatura di Italia Music Lab: si tratta di una fondazione nata nel 2021 sulle basi del lavoro di valorizzazione della musica italiana all’estero, sostenuta da Siae con la creazione di Italia Music Export: un ufficio specifico, lanciato nel 2017, per promuovere gli artisti nazionali fuori dai confini, sostenendoli in tour, organizzando “songwriting camp” tra “music creator” italiani e stranieri, promuovendo occasioni di incontro tra chi fa e lavora nella musica in Italia e all’estero…

Il “report 2022” è uno strumento prezioso per analizzare le dinamiche internazionali del business musicale nazionale. Purtroppo lo studio non ha beneficiato di una adeguata ricaduta mediale, mentre esso merita assoluta attenzione, anche per il carattere sperimentale dell’innovativa iniziativa.

Quali sono gli artisti e le canzoni italiane più ascoltate nel mondo? A questa domanda, e non poche altre, risponde lo studio realizzato da Siae e da Italia Music Export.

A parlare, sono i dati e le classifiche: l’industria musicale italiana è in crescita anche in chiave export. Tra il 2018 e il 2021, è stata infatti registrata una crescita del 7,6 % sulle “revenue” provenienti dal diritto d’autore all’estero.

Si tratta, in valori assoluti, ancora di cifre piuttosto modeste: in effetti, secondo i dati Deloitte per Fimi (la federazione dell’industria musicale italiana, presieduta da Enzo Mazza), i consumi di musica italiana a livello globale hanno generato soltanto 20 milioni di euro nel 2021, ma con una bella crescita rispetto ai poco più di 11 milioni nel 2020. Questa crescita è stata guidata in particolare dai ricavi digitali, aumentati dell’83 % arrivando a 16,6 milioni di euro di “royalty”…

Al di là dell’aspetto squisitamente quantitativo-economico, va segnalato come emerga una nuova generazione di interpreti e autori – trainata dal successo globale dei Måneskin – che sta espandendo sempre di più i confini della musica nostrana, insieme a grandi classici e musica elettronica italiana, che aumentano il peso specifico del nostro repertorio nel mercato globale.

Altre domande cui cerca di rispondere lo studio Siae-Ime: come viene percepita la nostra musica fuori dai confini nazionali? che ruolo occupa oggi il rap italiano nel mondo?

Le analisi di Carlo Pastore (conduttore radiofonico), Paolo Madeddu (giornalista esperto nella lettura dei dati di vendita e “stream”), le testimonianze di Federico Cirillo (Direttore di Island Records), Ciro Buccolieri (Ceo & co-fondatore di Thaurus), Ruth Hagos (Head A&R ovvero Artists and Repertoire diWarner Music Italy), e l’intervista ad Andrea Rosi (Presidente di Sony Music Entertainment Italy) contengono alcune risposte a queste domande e approfondiscono molti altri temi legati alla musica italiana fuori dai confini. Stimolante anche la “Prefazione” firmata da un esperto del calibro di Gianni Sibilla (che è tra l’altro capo redattore di “Rockol”).

Torneremo su questo utile studio Siae, anche perché esso stimola una riflessione a più ampio raggio sulla promozione internazionale del “made in Italy” culturale

Da segnalare anche un’altra utile iniziativa, promossa dalla più qualificata testata giornalistica italiana sul business della musica, qual è “Rockol”: nella stessa giornata della pubblicazione del report Siae, lunedì scorso 30 gennaio 2023, la newsletter della “community” di Rockol, guidata da Giampiero Di Carlo (che è direttore responsabile, mentre Franco Zanetti è direttore editoriale) ha pubblicato la prima edizione – una sorta di “numero zero” – de “Il Libro Bianco dell’Industria Musicale Italiana”, edizione 2022, che può essere acquisito gratuitamente. Si tratta di articoli, editoriali, dati, profili dei protagonisti e temi forti degli ultimi dodici mesi dell’industria musicale italiana.

Segnaliamo ancora una volta la qualità di questa fonte, e manifestiamo un plauso all’iniziativa.

È questa l’occasione anche per segnalare l’ultimo saggio curato da Giampiero Di Carlo, “MusicBiz. L’industria musicale ai tempi dello streaming”, fresco di stampa, edito per i tipi di Hoepli. Anche questo si pone come utile strumento di conoscenza per chi vuole comprendere al meglio il funzionamento strutturale dell’industria musicale.

Assolutamente utile, poi, una lettura “incrociata” del rapporto della Siae e del rapporto Rockol.

Si tratta di tasselli di conoscenza, frammenti di un mosaico, per la costruzione di un ancora inedito “rapporto annuale sul sistema culturale” nazionale, al quale sta lavorando da tempo l’Istituto italiano per l’Industria Culturale: si deve cercare di portare “ad unità” le tante fonti informative e di produrre uno studio finalmente organico (sistemico), che si caratterizzi per una metodologia evoluta, dataset validati ed analisi critiche sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo…

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”  

Clicca qui, per il rapporto “Musica italiana all’estero”, realizzato da Siae (Società Italiana degli Autori e Editori) e da Ime (Italia Music Export), pubblicato il 30 gennaio 2023.

Clicca qui, per il rapporto “Il Libro Bianco dell’Industria Musicale Italiana”, realizzato da Rockol, pubblicato il 30 gennaio 2023.