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Meta presenta domanda ai regolatori statunitensi per iniziare a vendere energia all’ingrosso

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La decisione nasce dall’esigenza di gestire in modo più efficace l’enorme fabbisogno elettrico dei propri data center, reso ancora più critico dall’espansione dei sistemi di AI, notoriamente energivori.

Meta Platforms, la società madre di Facebook, ha depositato una richiesta presso la Federal Energy Regulatory Commission (FERC) per ottenere l’autorizzazione a vendere energia, capacità e servizi ancillari all’ingrosso.

La decisione nasce dall’esigenza di gestire in modo più efficace l’enorme fabbisogno elettrico dei propri data center, reso ancora più critico dall’espansione dei sistemi di AI, notoriamente energivori.

Secondo le previsioni di BloombergNEF, la domanda energetica dei centri di calcolo dedicati all’intelligenza artificiale quadruplicherà nei prossimi dieci anni, mentre i prezzi dell’elettricità continuano a salire.

Meta si unirebbe così ad altri giganti tecnologici come Amazon, Google e Microsoft, già attivi come trader energetici. L’azienda potrebbe sfruttare i contratti già in essere per rivendere energia nei momenti di picco dei prezzi, generando profitti addizionali.

Inoltre, attraverso batterie o generatori installati presso i data center, avrebbe la possibilità di immettere energia nella rete in caso di emergenze o forti oscillazioni di mercato.

L’istanza, presentata tramite la controllata Atem Energy LLC, segna un passo strategico che riflette non solo l’impegno verso fonti rinnovabili ma anche un adattamento realistico a un mercato elettrico in rapida evoluzione, dove alcune imprese valutano nuovamente il gas naturale come soluzione temporanea.

Emblematico è il caso della Louisiana, dove Meta ha ottenuto il via libera alla costruzione di tre centrali a gas dedicate all’alimentazione dei propri impianti.

Se approvata entro la data richiesta, il 16 novembre, l’iniziativa consentirebbe a Meta di operare nei principali mercati energetici competitivi degli Stati Uniti, dal Texas al Midwest, con effetti significativi sia sul settore tecnologico sia sull’equilibrio delle reti elettriche.

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Oracle in trattative con Meta per un accordo da 20 miliardi sul cloud AI

Un’intesa di proporzioni colossali è in discussione tra Oracle e Meta Platforms: un contratto da circa 20 miliardi di dollari per fornire capacità di calcolo destinate all’addestramento e alla distribuzione di modelli di AI. L’accordo, ancora in fase negoziale e soggetto a modifiche, rafforzerebbe il ruolo di Oracle come attore strategico nel settore delle infrastrutture cloud, tradizionalmente dominato da Amazon, Microsoft e Google. Negli ultimi mesi, l’azienda texana ha registrato una crescita vertiginosa, con un aumento delle prenotazioni che ha portato il titolo ai massimi storici, segnalando la sua trasformazione da fornitore di software di database a pilastro per l’elaborazione avanzata. Oracle collabora già con Meta e altre realtà attive nell’AI, tra cui xAI di Elon Musk, e si è aggiudicata a inizio anno un accordo con OpenAI per fornire 4,5 gigawatt di potenza di calcolo, una quantità senza precedenti. Tuttavia, la concentrazione di clienti come OpenAI solleva dubbi tra gli investitori sulla sostenibilità a lungo termine di una crescita fortemente dipendente da pochi nomi di peso. Il potenziale accordo con Meta rafforzerebbe la posizione di Oracle come alternativa concreta ai leader del mercato cloud, confermandone l’ambizione di diventare un partner imprescindibile per i colossi tecnologici nella corsa all’AI. In parallelo, le aziende coinvolte restano caute: Meta non ha rilasciato dichiarazioni, mentre Oracle non ha risposto alle richieste di commento. Se portata a termine, l’intesa potrebbe rappresentare un punto di svolta per entrambe le compagnie, ridisegnando la geografia della competizione infrastrutturale e accelerando ulteriormente lo sviluppo di sistemi intelligenti di nuova generazione.

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