la nuova proposta

Mercato unico tlc: l’Italia cerca il compromesso con un testo meno ambizioso

di |

Dopo il pollice verso di una ventina di Stati membri al testo della scorsa settimana, la presidenza italiana presenterà al prossimo Consiglio Ue un testo molto simile ma meno preciso che depenna il tema dello spettro, inviso ai più, e si limita a definire i punti di accordo e di disaccordo.

La Presidenza italiana della Ue ci riprova giovedì 27 – in occasione del prossimo Consiglio dei ministri delle telecomunicazioni – a trovare un compromesso su un nuovo testo sul Telecom Single Market, dopo l’opposizione degli Stati membri alla proposta presentata la scorsa settimana.

Incassato il pollice verso di una ventina di Stati, la Presidenza italiana – che ha trovato comunque schierati al suo fianco Germania, Gran Bretagna e Spagna – presenterà dunque un nuovo testo, che Key4biz ha potuto visionare, molto simile, ma meno preciso e decisamente meno ambizioso del precedente, che rielaborava completamente quanto deciso dalla precedente Commissione sui temi ‘caldi’ del roaming, dello spettro radio e della net neutrality.

I ministri Ue decideranno allora se – sulla base di questo nuovo documento che affronta solo i temi del roaming e della net neutrality – dare mandato alla Presidenza di avviare negoziati informali col Parlamento per cercare soluzioni di compromesso da presentare nuovamente agli Stati membri. Un approccio poco ortodosso, dettato dalla contingente necessità di arrivare a una posizione condivisa prima della fine del mandato a dicembre, ma che difficilmente porterà all’apertura di negoziati.

I nodi da sciogliere non sono affatto facili.

Sullo spettro radio, gli Stati membri – Francia in primis – si oppongono a qualsiasi negoziazione. Vogliono che l’argomento non venga proprio affrontato. E infatti le proposte sull’argomento spariscono dal nuovo documento della Presidenza italiana, che si limita a definire i punti di accordo e di disaccordo.

Sul roaming, la questione è ancora più complicata, le posizioni estremamente divergenti. L’Italia ha proposto di posticipare alla fine del 2016 l’entrata in vigore del cosiddetto ‘roam like at home’ (RLAH)  ossia l’abbattimento delle differenze tra le tariffe che si pagano nel proprio paese e quelle che si pagano all’estero. Ma per la maggior parte degli Stati membri l’implementazione di questa misura implica una serie di rischi per consumatori e operatori che non possono non essere presi in considerazione.

Per questo l’Italia prevede una serie di step che includono l’elaborazione di nuove linee guida del Berec sul cosiddetto ‘fair use’ – ossia l’uso corretto del roam like home così da evitare abusi come l’arbitraggio delle carte sim – prima dell’entrata in vigore di dicembre 2016. In seguito a questa data, la Commissione dovrebbe condurre una consultazione pubblica e presentare una relazione su diversi punti, inclusi lo stato del mercato, con l’eventuale modifica o la rimozione delle misure strutturali; la durata e il livello delle tariffe massime all’ingrosso e/o qualsiasi altra soluzione volta affrontare i problemi del mercato all’ingrosso.

Il parere del Berec sul RLAH

Sul tema delle tariffe di roaming, il Berec presenterà un documento finale con le sue valutazioni sul fair use e il roam like home il 4 e il 5 dicembre prossimi a Bruxelles.

Il mese scorso, l’organismo che riunisce i regolatori nazionali, ha comunque elaborato un documento in cui ha espresso l’impatto dell’abolizione del roaming sul futuro sviluppo del mercato tlc. Nel documento si evidenzia che è impossibile definire il principio di roam like home senza creare vincitori e vinti.

Secondo il Berec, in particolare, dal momento che in molti paesi i prezzi praticati al dettaglio sono inferiori ai prezzi all’ingrosso, il RLAH potrebbe non essere sostenibile per molti operatori, che si vedrebbero costretti ad aumentare i prezzi al dettaglio, con la conseguenza che a pagare la diminuzione delle tariffe applicate ai viaggiatori potrebbero essere i clienti che non viaggiano mai o lo fanno raramente.