Nel silenzio afoso dell’estate italiana, un documento tecnico ha fatto tremare i corridoi di Montecitorio. Si tratta dell’ultima indagine conoscitiva di ARERA, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, che ha sollevato un’accusa pesante: prezzi dell’elettricità gonfiati artificialmente nel mercato all’ingrosso nel biennio 2023-2024. Un’ombra lunga si stende sul comparto elettrico nazionale, e a pagarne le conseguenze – come spesso accade – sono i cittadini.
Il cuore dell’accusa? Trattenimento economico di capacità: in sostanza, alcuni operatori energetici avrebbero evitato di vendere parte della propria energia disponibile, mantenendola fuori dal mercato per spingere i prezzi verso l’alto. Una strategia che, secondo l’Autorità, ha prodotto prezzi “apparentemente artificiosi” e potrebbe aver avuto un impatto diretto sulle bollette di milioni di famiglie e imprese italiane.
Il caso arriva in Parlamento
A rilanciare il caso è stato il Movimento 5 Stelle, che ha presentato un’interrogazione al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) chiedendo azioni concrete contro un sistema che potrebbe danneggiare la concorrenza e gonfiare i costi per i consumatori. Ma la risposta del MASE è apparsa, per ora, evasiva e poco risolutiva.
Cosa ha scoperto ARERA?
Nel suo rapporto pubblicato il 1° luglio 2025, ARERA ha simulato un mercato “ideale”, privo di trattenimenti sospetti. Il confronto con i dati reali è stato sconcertante: i prezzi reali risultano più alti di 5-10 €/MWh nel 2023 e di 4-12 €/MWh nel 2024 rispetto a quelli “puliti”. Non briciole, ma cifre che, su scala nazionale, significano centinaia di milioni di euro in più spesi per l’elettricità.
E mentre l’Autorità sottolinea che l’indagine ha natura conoscitiva e non sanzionatoria, il sospetto di manipolazioni vere e proprie – ai limiti del lecito – rimane. La normativa europea (REMIT) parla chiaro: ogni comportamento che distorce il prezzo senza una giustificazione economica reale può configurare manipolazione del mercato.
E ora?
ARERA, per ora, non ha fatto nomi né aperto procedimenti ufficiali, ma ha acceso un faro su un sistema che potrebbe essere profondamente alterato da logiche speculative. Il MASE si dice pronto a seguire gli sviluppi e valutare nuovi interventi normativi, ma nessuna iniziativa concreta è stata annunciata.
Intanto, famiglie e imprese continuano a pagare bollette salate. E il dubbio, ora legittimo, è che dietro ai numeri ci siano strategie di mercato opache, se non scorrette. In un Paese che lotta per l’energia pulita e accessibile, la trasparenza dovrebbe essere la prima delle energie rinnovabili.