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Mediaset-Vivendi, ecco perché Bolloré ha fatto saltare il banco

Vivendi - Mediaset

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Incredibile dietrofront di Vivendi che fa saltare il tanto atteso accordo con Mediaset chiuso ad aprile dopo oltre un anno di trattative.

A darne notizia è il Biscione con una nota con la quale annuncia anche che è fermamente determinato a far valere ogni proprio diritto in tutte le sedi.

L’accaduto affonda il titolo di Mediaset in Borsa che in apertura perdeva il 14,37% a 2,76 euro.

Ma andiamo con ordine.

Questa mattina Mediaset informa di aver ricevuto ieri una comunicazione da Vivendi contenente la proposta di uno schema alternativo dell’operazione varata ad aprile.

Il gruppo transalpino conferma lo scambio azionario del 3,5% tra le due aziende ma, ed ecco la novità, invece di rilevare l’89% della pay tv Mediaset Premium (l’11% è in mano a Telefonica, ndr), come da intese, propone di acquistarne soltanto il 20% e salire in tre anni a una quota di circa il 15% in Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile.

Incredibile.

Schema (quello proposto da Vivendi, ndr) che muta la valenza industriale alla base dell’accordo per incidere significativamente sull’assetto del capitale di Mediaset“, accusano i Berlusconi.

I vertici del gruppo transalpino hanno poi confermato anche verbalmente di non voler onorare il contratto stipulato ad aprile.

Vivendi punta a Mediaset?

Stamattina, nel nostro Paese per l’approvazione dei dati semestrali di Telecom Italia, l’Ad di Vivendi e vicepresidente della telco Arnaud de Puyfontaine ha negato l’intenzione di voler avviare la scalata a Mediaset.

“Non è vero che abbiamo spostato l’interesse da Mediaset Premium a Mediaset” e “non abbiamo intenzione di prendere il controllo di Mediaset”.

E’ davvero così?

“Abbiamo solo chiesto una modifica dell’accordo” ma “non cambia nulla“, anzi “l’impegno è ancora più forte, vogliamo un accordo soddisfacente per entrambi”.
De Puyfontaine ha detto anche: “Non ho pre-concetti su una possibile futura fusione tra Telecom Italia e Mediaset”, ma “non c’è nulla sul tavolo”.
“La mia visione su base globale è che c’è un trend che porta i proprietari di società dei media e dei contenuti ad essere più legati con i distributori, e gli operatori di tlc sono distributori”, ha spiegato l’Ad, aggiungendo che “posso vedere la ragione di maggiori relazioni tra Mediaset e Telecom, è un esempio tra gli altri”.
Questa idea confermerebbe l’ipotesi della volontà di Vivendi di avviare la scalata a Mediaset per poi procedere con la fusione con Telecom.

Il vero obiettivo di Vivendi, infatti, secondo alcuni, è sempre stata Mediaset e la mossa proposta dai francesi farebbe scendere Fininvest sotto la minoranza di blocco con cui controlla il Biscione (34%).

Ma cosa è successo?

C’è qualcosa che sfugge dietro i fatti apparenti?

Cosa può aver spinto il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, fino a poco tempo fa saldamente convinto che l’Italia, attraverso Mediaset, sarebbe stato il trampolino di lancio verso il Sud Europa, a rimettere in discussione l’accordo, rischiando di finire in tribunale e dover pagare un risarcimento miliardario?

Qualcuno sostiene che dietro questa mossa ci sia la volontà di Bolloré di ‘colpire’ il premier Renzi che spinge Enel invece che Telecom Italia (di cui Vivendi è il maggiore azionista con il 24,7%, ndr) nel dossier della fibra ottica.

Sarà così o forse più semplicemente Bolloré non ha alcuna intenzione di investire in una società come Premium, che da anni fatica per tenersi a galla, come confermerebbe la più approfondita analisi sui conti?

Senza tralasciare che all’orizzonte ci sono le nuove trattative per i diritti tv della Champions League che a Mediaset sono costati 700 milioni di euro circa fino al 2018 e c’è anche da valutare la pesante multa da 51 milioni di euro comminata dall’Antitrust a Premium per la spartizione dei diritti tv della Serie A per la quale l’azienda ha già fatto ricorso al TAR.

 

Mediaset pronta ad attaccare

“La lettera di Vivendi – indica il gruppo italiano – elude un riscontro puntuale ad un’intimazione rivoltale da Mediaset ad adempiere ai propri obblighi contrattuali – finora inadempiuti – in primo luogo quello di notificare tempestivamente l’acquisto del controllo di Mediaset Premium alla Commissione Antitrust della Ue”.

La comunicazione di Vivendi costituisce per Mediaset “una novità assoluta e non concordata. Rappresenta una palese contraddizione con gli impegni assunti da Vivendi mediante il contratto firmato l’8 aprile scorso, concluso dopo lunghe trattative con l’approvazione di tutti gli organi competenti di entrambe le parti”.

Il Consiglio di Amministrazione di Mediaset, già convocato per il 28 luglio per l’approvazione dei conti del primo semestre, prenderà ufficialmente posizione su questa proposta e “sulla gravissima comunicazione dell’Amministratore Delegato di Vivendi”.

“Se i francesi non andranno verso più miti consigli si andrà per le vie legali”, ha riferito una fonte a Reuters che parla di un probabile contenzioso che potrebbe sfiorare i 1,5 miliardi euro, se si considera il valore del deal ai prezzi di borsa dello scorso aprile intorno ai 900 milioni più l’eventuale richiesta di risarcimento danni.
Secondo la fonte, non è possibile cambiare radicalmente l’offerta vincolante “neanche per eventi straordinari“. L’eventuale recesso era possibile entro lo scorso 15 maggio, ma solo al venire meno di tre condizioni: numero di abbonati alla pay tv e Arpu al 2015 non veritiero; reti senza i diritti di trasmissione e i diritti legati al calcio. Tutte condizioni, sottolinea la fonte, che Mediaset detiene.

 

Per Vivendi, nei conti di Premium ‘differenze significative’

Vivendi con una nota di oggi fa sapere che l’amministratore delegato, con una lettera che porta la data del 21 giugno (come mai la notizia è stata data dopo oltre un mese?) ha comunicato ai vertici di Mediaset che nell’analisi dei risultati di Mediaset Premium, per la quale sono in corso le trattative (l’accordo doveva essere finalizzato per settembre), sono emerse “differenze significative“.

Questa è la ragione, spiega Vivendi, per la quale “il gruppo ha inviato ieri una proposta a Mediaset per trovare un nuovo accordo su termini diversi e proseguire le trattative”.

Vivendi – conclude la nota – conferma la sua volontà di costruire una grande alleanza strategica con Mediaset e Mediaset Premium”.

Il 21 giugno scorso, invece, quando Vivendi dava comunicazione a Mediaset, in Italia usciva la notizia che i due gruppi avrebbero definito l’accordo in anticipo sui tempi previsti che però, prima di chiudere definitivamente l’operazione, Mediaset era stata obbligata a fare pulizia di bilancio e a rafforzare patrimonialmente la controllata perché, come emergeva dai documenti societari, il gruppo televisivo a causa delle elevate perdite, sia del 2015 sia del primo trimestre di quest’anno, aveva eroso il patrimonio a tal punto da portarlo in territorio negativo (-3,5 milioni).

A questo punto possiamo dire che la notizia sia stata in qualche modo ‘forzata’ e che comunque Vivendi non si sia lasciata convincere dal repulisti di Mediaset.

 

Dietro il velo

Negli ultimi tempi Vivendi ha accusato qualche colpo. Quello più forte probabilmente è stata il rifiuto dell’Antitrust francese all’accordo commerciale tra la pay tv di Vivendi, Canal+, e quella araba BeIN Sport.

Un’intesa che avrebbe permesso alla tv a pagamento di risalire la china dopo la forte emorragia di abbonati e la perdita dei diritti tv della Premier League che in Francia se li è accaparrati Altice di Patrick Drahi.

Questo ha spinto Bolloré a varare un piano B.

A mettere a dieta ferrea Canal+, riducendo drasticamente le ore in chiaro.

Altra notizia è la decisione di voler chiudere la piattaforma tedesca Watch e uscire dalla Germania mentre non molla il progetto di lanciare una piattaforma Over-The-Top per contrastare Netflix.

Mediaset Premium doveva essere la rampa di lancio verso il Sud Europa e l’Africa.

I conti però non sono tornati.

Il 28 luglio il Biscione approverà i dati del primo semestre e forse avremo qualche spiegazione in più.

Una cosa è sicura i dati finanziari del primo trimestre 2016, presentati da Mediaset, evidenziano un forte rosso proprio a causa della pay tv che perde 56 milioni di euro mentre sono in forte salita i ricavi e la raccolta pubblicitaria.

L’operazione con Vivendi avrebbe infatti permesso a Mediaset di potersi concentrare sul proprio business core, la tv in chiaro.

Così non è stato.

Bolloré ha fatto saltare il banco.

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