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Mediaset torna all’utile. Effetto Vivendi assorbito, ma resta il nodo Premium

Mediaset torna all’utile nel primo trimestre del 2017, annunciando che “l’effetto negativo sui conti” dovuto alle turbolenze dell’esercizio 2016 provocate dalla “nota vicenda Vivendi” è da considerarsi assorbito, indipendentemente “dai possibili esiti economici favorevoli legati al contenzioso giudiziario in atto” con il gruppo francese sulla vicenda della mancata acquisizione di Premium da parte dei francesi. La richiesta di risarcimento danni secondo alcuni analisti è pari a circa 2 miliardi, e l’effettivo risarcimento potrebbe superare il miliardo di euro. Il problema sono i tempi lunghi della giustizia e le necessità di fare cassa in tempi stretti di Premium.

Per questo, la strada di un accordo fra le parti potrebbe riprendere quota, soprattutto dopo la pronuncia della Commissione Ue sul controllo di fatto di Tim da parte del gruppo transalpino attesa entro il 30 maggio.

 

Primo trimestre torna all’utile

In dettaglio, Mediaset ha chiuso il primo trimestre con utili netti per 15,9 milioni di euro, a fronte del rosso per 18,2 milioni di euro del primo trimestre 2016. I ricavi dei primi tre mesi dell’anno si attestano a 889,3 milioni, in diminuzione del 2,5% rispetto al medesimo periodo del 2016 dovuti al calo di 32,7 milioni delle vendite in Italia solo parzialmente compensato dall’incremento di 9,7 milioni registrato in Spagna. Il risultato operativo (Ebit) è pari a 76,6 milioni, triplicato in un anno.

Mediaset prevede che i ricavi pubblicitari continuino a crescere nel secondo trimestre dell’anno, in linea con il trend di ripresa e che a fine anno un risultato operativo e un utile netto positivi. Nel 2016 Mediaset ha chiuso l’anno con perdite operative per 189,2 milioni a fronte di un utile di 231,4 milioni nel 2015.

Vivendi-Mediaset, le prossime tappe

A questo punto, dopo la pronuncia dell’Agcom dello scorso 18 aprile che ha accertato la violazione della legge Gasparri (superamento dei tetti di ricavi nel mercato dei media e delle Tlc) da parte di Vivendi con la doppia partecipazione in Tim (23,9%) e Mediaset (28,8%), Mediaset attende lo sviluppo della vicenda giudiziaria.

Dopo il voto dell’assemblea di Tim, che ha sancito la maggioranza di Vivendi con 10 membri del Cda su 15, confermando Giuseppe Recchi alla presidenza, Flavio Cattaneo amministratore delegato e ponendo Arnaud de Puyfontiane alla vicepresidenza senza deleghe la vicenda Vivendi-Mediaset si dipanerà per tappe.

Il 30 maggio prossimo è atteso il pronunciamento della direzione DG Connect della Commissione Ue sul “controllo di fatto” di Tim da parte di Vivendi ai fini della normativa europea antitrust. Il termine potrebbe slittare, ma la pronuncia europea, che sembra l’ostacolo più difficile da superare e su cui aleggia il rischio per Bolloré di dover consolidare su richiesta della Consob i 25 miliardi di debito di Tim in Vivendi, si intreccia con il termine del 18 giugno, data in cui Vivendi dovrà comunicare all’Agcom come intende regolarsi per scendere entro un anno in Tim o Mediaset.

Il 28 giugno c’è poi l’assemblea di Mediaset. Il Cda di Mediaset proporrà il rinnovo della delega per l’acquisto di azioni proprie con un tetto del 10% massimo. L’acquisto di azioni proprie, se effettuato in misura massiccia, rafforzerebbe la presa sul gruppo da parte di Fininvest, che oggi controlla poco meno del 40% del gruppo televisivo contro il quasi 30% di Vivendi.

Che farà Bolloré?

Difficile prevedere come intende muoversi Bolloré, che potrebbe decidere di sterilizzare i diritti di voto in Mediaset oltre il 10%, restando nell’azienda ma senza mire di comando sul Biscione.

Posto che l’impegno in Tim è considerato di lungo termine e che le varie voci di scorporo della rete e cessione di asset nell’azienda Tlc sono state già scartate, resta la strada più stretta: il ritorno al tavolo con Silvio Berlusconi per riprendere i negoziati su Premium alle condizioni pre-rottura.

Secondo Les Echos, questa strada è ancora percorribile, tanto più che i tempi della giustizia sono lunghi e Premium continua a pesare sulle casse di Fininvest, basti pensare alle imminenti aste per i diritti del calcio (Serie A e Champions League) alle quali parteciperà a breve, seppur con un atteggiamento “opportunistico”.

Ipotesi accordo

Di certo, per raggiungere un accordo con la famiglia Berlusconi, Vivendi dovrebbe accettare di partecipare economicamente a raddrizzare i conti di Premium. L’estate scorsa una delle ipotesi sul tavolo era la tripartizione del capitale di Premium al 40% per Mediaset, al 30% per Vivendi e al 30% per Tim. Un’ipotesi, questa, che secondo Les Echos potrebbe tornare di moda, così come la stessa Tim potrebbe contribuire a finanziare gli investimenti per i diritti del calcio. In questo modo, Vivendi potrebbe risarcire almeno parte dei danni causati a Mediaset, rinunciando al 100% di Premium.

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