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Marriot, ci risiamo. Nuovo attacco hacker, rubati dati di 5,2 milioni di clienti

Ci risiamo. La catena alberghiera Marriot International rimane la vittima preferita dei criminal hacker. Ieri, il colosso alberghiero americano, ha comunicato di aver subito un nuovo data breach.

La violazione dei dati, secondo quanto ha riferito dalla multinazionale in un comunicato, ha colpito circa 5,2 milioni di ospiti delle strutture Marriott, diventando di fatto il terzo significativo incidente di sicurezza che ha colpito la catena negli ultimi 16 mesi.

L’ultimo infatti, era stato segnalato lo scorso 20 febbraio, dove i cybercriminali erano riusciti a rubare dati di 10,6 milioni di clienti.

Il nuovo data breach

La violazione è stata eseguita da parte di terzi tramite un software e potrebbe aver esposto ha rivelato le informazioni personali degli ospiti come nomi, indirizzi, datori di lavoro e numeri di conto fedeltà, si legge nella nota.

Secondo le prime indagini, il data breach sarebbe iniziato a metà dello scorso gennaio. Il gruppo ha dichiarato, inoltre, di aver notato movimenti sospetti: attraverso le credenziali di due dipendenti di una società di franchising, gli hacker hanno potuto accedere a una considerevole mole di dati sensibili.

Al momento non abbiamo motivo di ritenere che le informazioni in questione includessero password o PIN dell’account Marriott, informazioni sulla carta di pagamento, informazioni sul passaporto, ID nazionali o numeri di patente di guida“, ha affermato Marriott nello statement. “È in corso un’indagine“.

Marriot vittima preferita

Le catene alberghiere sono un obiettivo naturale sia per i criminali che desiderano vendere informazioni personali degli ospiti sia per le spie che cercano di monitorare i funzionari governativi.

Sebbene considerevole, l’incidente di sicurezza non è il più grande che abbia colpito il settore alberghiero negli ultimi anni. Nel 2018, una violazione dei dati negli hotel Marriott ha visto criminal hacker rubare le informazioni di 500 milioni di clienti. Funzionari statunitensi hanno accusato gli hacker cinesi di aver compiuto la violazione, un’accusa negata da Pechino.

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