Marinella Soldi Presidente e da oggi il cda Rai ha pieni poteri

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Consenso diffuso e trasversale, soltanto Fratelli d’Italia protesta, inascoltata. Riflettori puntati sulla prima riunione del nuovo consiglio di oggi.

Da questa mattina, il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai è nella pienezza dei suoi poteri: tutto è andato secondo le previsioni e nessun “vento di guerra” in Commissione Vigilanza, dato che l’organo parlamentare bicamerale ha ratificato senza indugio la nomina di Marinella Soldi a Presidente della Rai Radiotelevisione Italiana spa. Tutto è andato secondo le previsioni, anche le nostre (vedi “Key4biz” di venerdì scorso 16 luglio, “Prima riunione del nuovo Cda Rai: l’ad Carlo Fuortes parte col piede sull’acceleratore”).

La notizia è stata data per prima dall’agenzia stampa Agi, che ha battuto, questa mattina alle 8:39: “Rai, Vigilanza ratifica nomina Soldi a Presidente”. Nelle successive ore, un profluvio di dichiarazioni, e di precisazioni.

La Commissione Vigilanza, presieduta da Alberto Barachini (Forza Italia) ha dato il via libera alla nomina di Marinella Soldi a Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai: i voti favorevoli sono stati 29, soltanto 5 i contrari, 3 le schede bianche. Per la ratifica – come da legge – servivano i 2/3 dei voti, ovvero 27 su 40 componenti la commissione. Oggi i votanti sono stati 37.

È interessante analizzare un “florilegio” di dichiarazioni degli esponenti dei partiti.

Consenso diffuso e trasversale, unica eccezione Fratelli d’Italia

Dopo la notizia della ratifica, il primo politico a manifestarsi è stata la senatrice Valeria Fedeli, Capogruppo del Partito Democratico in Vigilanza: “il voto espresso dalla commissione di Vigilanza Rai sul nome di Marinella Soldi è molto importante e positivo. C’è la consapevolezza, condivisa, che con la sua presidenza la Rai possa intraprendere quel percorso di rilancio sempre più necessario e urgente”.

Dissente comprensibilmente Federico Mollicone: “Fratelli d’Italia non ha partecipato alla votazione perché riteniamo una brutta pagina per la democrazia quanto avvenuto: l’opposizione è fuori dal Cda Rai per la prima volta”. Ed ha protestato contro l’impossibilità di fare almeno una dichiarazione di voto: “al di là della prassi, il Presidente, visto lo strappo che c’è stato, avrebbe potuto scegliere di fare un giro di dichiarazioni prima del voto”. Alberto Barachini ha respinto la richiesta perché, per regolamento e per prassi della Commissione, non è prevista la dichiarazione di voto su queste attività.

Interviene poi Emilio Carelli, già Movimento 5 Stelle, ed ora esponente di Coraggio Italia (il partito di centro-destra creato a fine maggio da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, che Carelli rappresenta in Vigilanza): “Coraggio Italia ha espresso parere favorevole sulla nomina di Marinella Soldi, perché la sua esperienza fa di lei una solida figura nel campo dell’industria multimediale e della cultura dell’informazione in grado di garantire il giusto equilibrio tra innovazione e tradizione aziendale”. Un colpo al cerchio ed uno alla botte, però?! “Coraggio Italia auspica che la nomina di una professionista esterna non mortifichi le professionalità interne, ma anzi contribuisca a valorizzarle, puntando sul merito, favorita dal privilegio dell’indipendenza. Insieme a questo ci aspettiamo che la neopresidente si faccia garante di quel pluralismo che deve guidare ogni scelta dell’Azienda, pluralismo che rappresenta la più importante garanzia di democrazia”.

Massimo Capitanio dichiara, a nome della Lega Salvini: “anche in questo caso la Lega ha dimostrato che il senso di responsabilità viene prima dell’attaccamento alle poltrone. Buon lavoro alla presidente Soldi. Ai nuovi vertici Rai, chiediamo attenzione alla qualità dei prodotti, valorizzazione delle risorse interne, una proiezione internazionale anche grazie al nuovo polo di Milano, senza mai rinunciare al racconto del nostro meraviglioso territorio. Ora aspettiamo i vertici in Vigilanza per un sereno e costruttivo confronto”.

I componenti del MoVimento 5 Stelle in Commissione di Vigilanza dichiarano, in una nota comune: “Marinella Soldi è la nuova presidente del Consiglio di amministrazione della Rai. A lei il nostro augurio di buon lavoro. Con questo ultimo passaggio in Commissione di Vigilanza, il rinnovo dei vertici è completato. La nuova consiliatura è chiamata a valorizzare al meglio tutte le risorse del servizio pubblico radiotelevisivo: umane, economiche e tecnologiche. Noi continueremo a vigilare con impegno sullo svolgimento trasparente e sul rispetto delle norme e del Contratto di servizio”. Sia consentito osservare che questa “vigilanza” grillina sul “Contratto di Servizio” è sfuggita alla nostra attenzione, ma saremo stati distratti… E continuano: “speriamo che in continuità con il lavoro fin qui svolto, la Rai vada avanti ad investire nella cultura e nei progetti educativi. Ci auguriamo infine che questo sia l’ultimo CdA della Rai eletto secondo le modalità vigenti e che la riforma della governance proposta dal MoVimento 5 Stelle, in discussione in Commissione al Senato, venga presto approvata e ci consegni organi autonomi e indipendenti”.

Un profluvio di auguri di buon lavoro per la neo Presidente Marinella Soldi

Vittoria Casa (M5S), nella veste di Presidente della Commissione Cultura della Camera, anche lei ben augurante: “i miei più sinceri auguri di buon lavoro a Marinella Soldi, nuova presidente del consiglio d’amministrazione Rai. La sua grande esperienza da manager le sarà utile per svolgere un importante ruolo di garanzia nella maggiore azienda editoriale e culturale del Paese. Mi auguro che con le nuove nomine Rai si apra una fase nella quale il servizio pubblico dedichi un’attenzione particolare al mondo della cultura e a quello dei giovani, i contesti più penalizzati durante il lungo periodo pandemico”.  

Michele Anzaldi, esponente di Italia Viva e sempre effervescente Segretario della Commissione di Vigilanza, questa volta si manifesta in modo pacato ed ottimista: “la Vigilanza dice sì a Marinella Soldi presidente: un successo per le ottime scelte di Draghi sulla Rai. Ora le priorità sono ritorno all’informazione, al pluralismo e al giornalismo. Chiusa la dannosa stagione della Rai di Conte. Fuortes acceleri su Newsroom e riporti rispetto deontologia nei tg”.

Auguri anche dai Capigruppo di LeU (Liberi e Uguali) e membri della Commissione di Vigilanza Loredana De Petris e Federico Fornaro.

Auguri anche da Francesco Verducci e Simona Malpezzi per il Pd, Antonio Tajani per Forza Italia, Davide Faraone per Italia Viva… Nel corso della mattinata e del primo pomeriggio, si registrano anche: il Vice Presidente della Camera e Presidente di Italia Viva Ettore Rosato; la Capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, il senatore Bruno Astorre, segretario Pd Lazio; il deputato di Italia Viva Mattia Mor

Consenso diffuso e trasversale, insomma.

Critica, ma comunque propositiva l’Usigrai: “Buon lavoro alla neo Presidente della Rai Marinella Soldi. Il CdA ha scelto lei, e la Commissione di Vigilanza ha ratificato. Quindi, rispettiamo la scelta. Ma, senza alcun giudizio sulla persona, resta da parte nostra la preoccupazione per una legge che consente di nominare Ad e Presidente 2 persone scelte entrambe dal governo e di far cadere nel controllo esclusivo dei partiti di maggioranza l’intero CdA”. Come non condividere la censura? “E di far tutto questo senza neanche un minimo dibattito sul mandato, e in generale sulla missione della Rai Servizio Pubblico”. L’Esecutivo dell’Unione Sindacale Giornalisti Rai (di cui è Segretario Vittorio Trapani) conclude: “vista l’autorevolezza delle persone scelte, ci auguriamo che sia Ad che Presidente sappiano lasciare fuori dai cancelli di Viale Mazzini il peso e i condizionamenti che hanno portato a queste indicazioni. Così come chiediamo ai partiti di esprimersi in maniera netta e pubblica sull’autorizzare che la Commissione VIII del Senato possa lavorare in sede deliberante, unico sistema per assicurare un percorso rapido per la riforma della governance”.

Stranamente, nessuna voce dai sindacati o dalla società civile. Se non dalla Fondazione Bellisario, nella persona della Presidente Lella Golfo: “accolgo con grande soddisfazione e orgoglio la nomina di Marinella Soldi a Presidente della Rai. Premio Marisa Bellisario nel 2016, manager competente e innovativa, con lei la televisione pubblica torna ad avere una presidenza al femminile, garanzia di equilibrio e parità. E ancora una volta, la ‘Mela d’Oro’ si dimostra un vero e proprio portafortuna!”. Aggiunge Golfo: “con 4 uomini e 3 donne in CdA, compresi Amministratore Delegato e Presidente, la Rai non solo rispetta la legge sulle quote di genere – che sono fiera di aver portato all’approvazione ormai 10 anni fa – ma va oltre e dà un segnale importante per la leadership femminile. E che le donne con i requisiti per ricoprire ruoli esecutivi ci siano e siano tante lo dimostra il curriculum di Marinella Soldi. L’attende un compito complesso e delicato ma non ho dubbi che saprà dare prova delle tante doti dimostrate nel corso della sua brillante carriera”. Oh, perbacco!

Santanché (Fratelli d’Italia): “scempio del nostro sistema democratico, ma non vogliamo compensazioni”

Dissente anche Daniela Santanché: “la nostra scelta di non partecipare al voto sulla presidenza della Rai è un chiaro segnale politico: non vogliamo essere complici di uno scempio del nostro sistema democratico”. Così si è espressa la Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione di Vigilanza, dopo la riunione della bicamerale che ha ratificato la nomina di Soldi: “abbiamo assistito a un vulnus della democrazia, con l’unica forza di opposizione esclusa da tutto, dal cda della Rai, dalla presidenza della Vigilanza dove siede un altro membro che fa parte di una forza di governo”, ha aggiunto. “Escludere l’unico partito di opposizione dalla prima azienda culturale italiana, anche per questione di pluralismo, è qualcosa che non appartiene neanche ai regimi comunisti. È un bruttissimo e gravissimo precedente: oggi è toccato a noi, domani può capitare ad altri. Ecco perché non abbiamo voluto essere corresponsabili di una simile scelta”. Santanché non vuole sentir parlare di possibili “compensazioni” (alcuni stanno ipotizzando che sia stato già concordato un incarico a Marcello Ciannamea, attualmente Direttore Distribuzione, come possibile neo Direttore Generale “in quota” Lega, ovvero n° 2 dopo l’Ad): “noi non chiediamo niente, non ne facciamo una questione di poltrone, ma di difesa dei principi democratici della nostra nazione. Sono gli altri che devono farsi delle domande e chiedersi se andare avanti su questa strada”…

In sostanza, consenso di fatto unanime e molti auguri rituali, e dissenso soltanto da parte di Fratelli d’Italia. D’altronde, l’esclusione del già consigliere di amministrazione Giampaolo Rossi (molto stimato da Giorgia Meloni) dal cda Rai è diventato un vero e proprio “caso politico”, che ha scatenato (o rafforzato) un conflitto (finora latente) all’interno dell’alleanza di centro-destra. Il candidato uscente di Fratelli d’Italia è stato sacrificato da Lega e Forza Italia per far posto a Simona Agnes, figlia dello storico direttore generale della Rai, sostenuta fortemente da Gianni Letta.

Dell’insofferenza in atto in alcune anime del centro-destra è riprova la fuoriuscita del senatore Lucio Malan, militante di Forza Italia per un quarto di secolo (e fino a due giorni fa Vice Presidente Vicario del Gruppo), dalle fila di Forza Italia per approdare a Fratelli d’Italia: in materia, intervistato ieri da “la Repubblica”, ha dichiarato che “sul cda Rai, che ha escluso FdI, non si può fare come se niente fosse. FdI è relativamente piccola in parlamento, ma non lo è nel Paese”.

Attendiamo le prime mosse del nuovo Consiglio di Amministrazione, che è tornato a riunirsi tempestivamente, oggi stesso alle 15 (si ricordi che, appena nominato l’Ad Carlo Fuortes, ha convocato una prima riunione di insediamento, venerdì della scorsa settimana): oggi si limiterà ad una presa d’atto della ratifica della Vigilanza, e definirà l’ordine dei lavori della prossima riunione.

Va comunque osservato che il neo Ad Carlo Fuortes sta mostrando una tempistica che denota intenso attivismo: e questo è un segnale (anche verso l’esterno, oltre che infra-aziendalmente) importante ed opportuno, per stimolare una Rai che fuoriesca dalle sabbie mobili nelle quali è costretta da anni.

E che l’Ad decida che venga reso di pubblico dominio, ma subito, il “bilancio di esercizio” 2020 così come il “bilancio sociale”, ormai definitivamente approvati giovedì 15 luglio anche dall’Assemblea dei Soci ovvero Ministero del Tesoro e Società Italiana Autori Editori (Siae). Si tratta di atti di cui non ha ovviamente alcuna responsabilità, ma che debbono essere resi pubblici quanto prima: soprattutto quel “bilancio sociale” che Rai continua a trattare da anni come se fosse un documento semi-clandestino…

Crapis su “il Fatto Quotidiano”: la democrazia non sta molto bene, Draghi ha le sue responsabilità, si riproduce “la stucchevole sceneggiata tra indignazione e lottizzazione”

A livello giornalistico, da registrare una voce fuori dal coro, oggi su “il Fatto Quotidiano”: in un articolo controcorrente intitolato “Nomine di Draghi in Rai: la democrazia non sta molto bene”, Giandomenico Crapis (giornalista e mediologo) evidenzia come “non solo il cda della tv pubblica è direttamente espressione della maggioranza di governo, ma le sue principali figure sono indicate direttamente dal premier e dal ministro. Uno stato di cose che confligge clamorosamente con la storica sentenza della Corte del 1974, che sancì la rescissione di qualsiasi legame tra la direzione dell’ente e il governo, il quale non potrebbe esservi rappresentato, in maniera diretta o indiretta, in maggioranza”. Crapis accusa direttamente il premier Mario Draghi: “nemmeno Draghi è esente da responsabilità: più volte sollecitato a mettere in agenda un atto riformatore che allontanasse l’azienda dalle ubbie di governo e partiti (cosa che del resto tutti in Parlamento dicono di volere) non solo non ci ha mai provato, come fece Ciampi nel ’93, ma non ha speso in questi mesi una sola delle sue autorevoli parole”. Ed è vero: non abbiamo ascoltato 1 parola una di Mario Draghi, in materia di Rai: curiosa dinamica. E conclude: “fatto il nuovo cda, insediati nuovo presidente e ad, se in futuro non vorremo ripetere la solita stucchevole sceneggiata tra l’indignazione e la lottizzazione, andrà fatta con urgenza la riforma, non diciamo del sistema, ma almeno del servizio pubblico”. Temiamo che la “sceneggiata” (anzi la farsa) andrà a presto riproporsi, purtroppo.

Un’altra iniziativa interessante ma semi-clandestina: convegno dell’Ufficio Studi Rai sulla “coesione territoriale”

Ieri mattina, a Viale Mazzini, in presenza nel “Salone degli Arazzi” ed in streaming su RaiPlay, si è tenuto un convegno al quale non ha partecipato – comprensibilmente?! – nessuno dei nuovi membri del Cda Rai: l’iniziativa è stata peraltro completamente ignorata dai media (nessun articolo nella rassegna stampa odierna, se non sul quotidiano “Il Nuovo Molise”) ed anche le agenzie stampa assai poco hanno ripreso il comunicato di Viale Mazzini.

Eppure l’iniziativa merita una qualche attenzione. E “Key4biz” ne scrive in paradossale… “esclusiva”!

Il tema affrontato è senza dubbio importante: “Coesione sociale e trasformazione digitale. Il ruolo dei media di Servizio Pubblico”, convegno promosso dalla Direzione Ufficio Studi, guidata da qualche mese da Claudia Mazzola (già Capo Ufficio Stampa Rai) e moderato dal Vice Direttore Paolo Morawski (l’altro Vice Direttore, Alessandra Paradisi, non è intervenuta) e dalla consulente Flavia Barca (coordinatrice della ricerca “Coesione sociale. La sfida del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale”, edita in volume nel gennaio 2021 da Rai Libri, che abbiamo già segnalato su queste colonne).

Qualche considerazione interessante è emersa dall’incontro, durato forse un po’ troppo (tre ore e con interventi dei vari relatori eccessivamente lunghi ed autocentrati).

Di divari, economici, infrastrutturali e di conoscenza ha parlato Juan Carlos De Martin, Vice Rettore per la Cultura e la Comunicazione del Politecnico di Torino, mentre sui divari territoriali si è soffermato Luisa Corazza, Ordinaria del Diritto del Lavoro dell’Università degli Studi del Molise e soprattutto consulente del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per le questioni sociali: “la strada per ridurli passa dalla necessità di far sentire rappresentati i territori e dal collegarli alle comunità”.

Il servizio pubblico – ha sostenuto Gianfranco Viesti, Ordinario di Economia Applicata dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – deve, da un lato raccontare le storie delle difficoltà del Paese, dall’altro portare i racconti di chi ce l’ha fatta, bisogna lavorare sul tema della fiducia, potenziare la fiducia delle persone e delle imprese”.

Il servizio pubblico radiotelevisivo tedesco trasmette anche nelle lingue delle comunità straniere

Stimolante (e deprimente, dal punto di vista del nostro Paese), l’intervento di Birgit Schönau, giornalista e scrittrice (già corrispondente dall’Italia di “Süddeutsche Zeitung” e “Die Zeit”), che ha segnalato come il servizio pubblico radiotelevisivo tedesco sia molto aperto alla società interculturale, con trasmissioni in lingua: esemplificativamente il programma radiofonico “Cosmo”, edito in turco, polacco, italiano, curdo, arabo, russo,  greco… La giornalista tedesca ha sinteticamente rappresentato un servizio pubblico molto più “radicato sul territorio” ed “aperto al sociale”, qual è quello tedesco, rispetto a quel (poco) che Rai mette in atto in una società nella quale ormai circa 1 cittadino su 10, in Italia, è straniero… Basti ricordare la struttura “federalista” del canale nazionale Ard, costruito assieme dai servizi pubblici (“regionali”) di 16 Lander… E si ricordi che, su 83 milioni di abitanti in Germania, ben 33 milioni sono stranieri o hanno un “background” migratorio…

Affrontando il tema “epocale” del rapporto tra servizio pubblico e sistema scolastico, il Direttore della Fondazione Agnelli (che studia questo tema da decenni) Andrea Gavosto ha sostenuto: “i dati Invalsi non sono incoraggianti e mostrano grande divario tra nord e sud. Su questo il servizio pubblico può lavorare: formare una coscienza collettiva sulla centralità della scuola e gli effetti concreti nel corso della vita”.

La kermesse è stata introdotta dalla Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Mara Carfagna (Forza Italia) che ha messo in guardia dal rischio che una parte del Paese si senta distante da temi che hanno invece un grosso impatto sulla vita democratica: “il servizio pubblico deve rendere fruibile il racconto delle opportunità per la nazione, offerte ad esempio da strumenti come i fondi strutturali: raccontare ai cittadini come questi possono migliorare loro la vita”.  

Stefano Consiglio, Ordinario di Organizzazione Aziendale dell’Università “Federico II” di Napoli, ha sostenuto che il servizio pubblico deve lavorare su due direttrici, mettendo da una parte la trasformazione digitale al servizio della coesione sociale e dall’altra rafforzando la conoscenza dei territori.

Rai gioca senza dubbio un ruolo di primo piano nella partita della coesione territoriale: ne è convinto il Direttore del Direttore della Tgr (la testata giornalistica regionale) Alessandro Casarin, che ha sottolineato il ruolo nevralgico delle redazioni regionali, ed ha rivendicato con orgoglio i dati di audience della testata. Basti ricordare che la testata giornalistica regionale della Rai tutte le mattine, da dodici anni ormai, per 40 minuti su Rai3 (dal lunedì al venerdì) veste i panni del notiziario nazionale: lo fa con “Buongiorno Italia”: un viaggio – con base negli studi di Milano e Napoli – nell’attualità e nella cronaca, che si snoda fra le 7.00 e le 7.40, con dirette e collegamenti da tutte le sedi regionali. Nella stagione Auditel 2020-21 (dal 30 settembre 2020, al 26 giugno 2021), questo programma può vantare numeri significativi: 648.000 spettatori medi e share del 14 %… Casarin ha anche onestamente lamentato come 3 telegiornali in sequenza nell’arco di un’ora e mezza siano forse “troppi”… Ed ha segnalato come i turni dei lavoratori e giornalisti Rai siano impostati in modo tradizionale, determinando che magari notizie anche importanti emerse nella notte vengano intercettate dalle redazioni web di quotidiani come “Corriere della Sera” e “la Repubblica”, ma non dal servizio pubblico radiotelevisivo (che, nella notte, sonnecchia)…

Unica voce un po’ critica (ma in fondo nemmeno tanto) Paola Barretta, ricercatrice senior dell’Osservatorio di Pavia (cui la Rai affida alcuni monitoraggi) e curatrice dell’utile rapporto “Illuminare le periferie” (giunto nel dicembre 2020 alla sua terza edizione, iniziativa curata dall’Osservatorio di Pavia, promossa da Cospe, Usigrai, Fnsi con il contributo dell’Agenzia Italia per la Cooperazione allo Sviluppo e dell’Impresa Sociale Con i Bambini; il rapporto è stato presentato in collaborazione con Rai per il Sociale), la quale ha segnalato come in Rai quasi sempre la voce dei migranti e più in generale degli stranieri non venga rappresentata in televisione dai diretti interessanti, ma mediata giornalisticamente… Già questo elemento la dice lunga sul (mal) trattamento della tematica migratoria da parte della radiotelevisione pubblica italiana.

Ci ha stupito che non sia stato coinvolto nel dibattito – esemplificativamente – un soggetto come Save The Children, che realizza da anni un prezioso “Atlante dell’Infanzia a Rischio”, che propone analisi molto accurate, focalizzate su bambini e giovani, anche rispetto proprio ai tanti squilibri territoriali del nostro Paese…

Da lamentare che il convegno promosso dall’Ufficio Studio è stato sì trasmesso in streaming da RaiPlay, ma la sua videoregistrazione non è disponibile sulla piattaforma: perché limitare la disseminazione di questi eventi?! (Tra parentesi, va segnalato che era prevista nel programma anche proprio la Direttrice di RaiPlay, Elena Capparelli, che però non è intervenuta a causa di un non meglio precisato imprevisto.)

E ricordiamo che abbiamo già denunciato su queste pagine queste incredibili dinamiche: scrivevamo un mese fa: “ci limitiamo ad osservare che la presentazione del libro Rai dedicato alla “coesione sociale”, in occasione del recente Prix Italia, non è stata nemmeno resa accessibile in streaming, per comprendere quanta attenzione reale Viale Mazzini assegni a queste tematiche… Si predica bene, si razzola male” (vedi “Key4biz” del 22 giugno 2021, “La Rai presenta i palinsesti. Salini in prorogatio fino a settembre?”).

Perché queste iniziativa sono gestite come se fossero riunioni semi-segrete, quasi… para-massoniche?! Sappiamo che molti dirigenti apicali di Viale Mazzini non erano nemmeno a conoscenza del convegno di ieri a Viale Mazzini.

Complessivamente, un’occasione di discussione interessante (sebbene molti degli interventi ci siano parsi prevedibili e poco innovativi), anche se ci sembra sia mancato un po’ di mordente, ovvero di spirito critico (e quindi – di grazia! – autocritico). Queste iniziative non dovrebbero degenerare in operazioni autoreferenziali ed autopromozionali, ma dovrebbero essere organizzate in modo da stimolare un confronto aperto, diretto, franco, finanche duro (se necessario, ed è necessario!) con la società civile. Banalmente, anche consentendo a chi assiste al convegno (studiosi, giornalisti, cittadini) di porre una qualche domanda…

Altrimenti, si tratta di iniziative pseudo-dialettiche e pseudo-scientifiche, che finiscono per divenire esercizi di narcisismo della struttura che le ha promosse.

E Rai non ha bisogno di questo, perché l’autocompiacimento (una delle sue storiche patologie) aggrava la sua deriva identitaria. Viale Mazzini deve invece aprirsi di più e meglio al “mondo esterno”.