Niente bonus libri, il Governo ci ripensa
Il tanto atteso bonus libri scolastici non troverà spazio nella nuova Legge di Bilancio 2025. Dopo settimane di indiscrezioni che lasciavano intendere l’introduzione di una detrazione fiscale del 19% per l’acquisto dei testi scolastici, il Governo ha deciso di accantonare la misura.
A confermarlo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, al termine del Consiglio dei Ministri: “Purtroppo non siamo riusciti ad assecondare questa richiesta, ma ci sono altre misure in favore delle famiglie, a partire dall’Isee.”
Una battuta d’arresto che delude le famiglie italiane, soprattutto in un periodo in cui il costo dell’istruzione continua a crescere e rappresenta una voce di spesa sempre più significativa nel bilancio domestico.
Il mancato sconto sui testi scolastici
Secondo le ipotesi iniziali, la detrazione del 19% avrebbe dovuto essere limitata ai redditi più bassi, individuati attraverso l’Isee, e con un tetto massimo di spesa detraibile. Un’agevolazione che avrebbe potuto far risparmiare circa 100 euro a studente, ma che è rimasta soltanto sulla carta.
Attualmente, le spese scolastiche che danno diritto a una detrazione del 19% comprendono tasse di iscrizione, frequenza, mensa, trasporti, gite scolastiche e corsi extracurriculari (teatro, musica, sport). Restano invece escluse le spese per il materiale didattico, come libri, cancelleria, zaini o strumenti tecnologici.
Rimane sempre possibile acquistare libri scolastici tramite la Carta della Cultura, attivabile con l’App IO.
La carta in formato digitale ha valore di 100 euro per ogni anno, dal 2020 al 2024 (quindi si possono accumulare fino a 500 euro), e consiste in un contributo per l’acquisto di libri mirato a contrastato la povertà educativa e culturale. Possono accedere al contributo i nuclei familiari, italiani o stranieri residenti in Italia, con un ISEE fino a 15 mila euro. Una misura insufficiente, ma già un aiuto per le famiglie a basso reddito.
Caro libri: quanto costa la scuola in Italia
Il tema del caro libri resta dunque irrisolto. Secondo i dati dell’Adoc, nel 2024-2025 il costo medio dei testi scolastici ha raggiunto cifre importanti:
- Scuole medie: fino a 300 euro a studente.
- Scuole superiori: oltre 500 euro per il primo anno, con una media di 250-350 euro negli anni successivi.
Per la scuola dell’infanzia, dove i libri di testo non sono obbligatori, la spesa è più contenuta, oscillando tra 20 e 50 euro per quaderni operativi e materiali didattici.
L’Associazione Italiana Editori (AIE) ha confermato che i prezzi dei libri di testo nel 2025 aumenteranno dell’1,7% per le medie e dell’1,8% per le superiori, in linea con l’inflazione stimata dall’Istat. Aumenti che, pur contenuti, si sommano alle difficoltà economiche di molte famiglie.
Le richieste delle associazioni dei consumatori e degli editori
Da tempo le associazioni di categoria chiedono un intervento strutturale. L’AIE, in particolare, ha sottolineato la necessità di:
- Introdurre una detrazione fiscale permanente per l’acquisto dei libri scolastici, come già avviene per le spese sanitarie o sportive.
- Rendere più efficiente la distribuzione dei fondi pubblici destinati alle famiglie in povertà assoluta, garantendo tempi rapidi e accesso semplificato.
Anche le associazioni dei consumatori europee segnalano che la spesa per i libri rappresenta un costo inevitabile e crescente a ogni inizio d’anno scolastico, mettendo in difficoltà soprattutto i nuclei familiari con più figli in età scolare.
Strategie per risparmiare sui libri scolastici
In assenza del bonus, restano alcune strategie per alleggerire il peso della spesa:
- Acquisto di libri usati o tramite piattaforme di scambio tra famiglie e studenti.
- Mercatini scolastici e iniziative comunali per la distribuzione di testi di seconda mano.
- Bonus locali gestiti da regioni o comuni, spesso riservati a chi ha un Isee inferiore a determinate soglie.
- E-book e versioni digitali, sempre più diffuse, con un risparmio medio del 20-30%.
L’assenza del bonus libri nella Legge di Bilancio 2025 rappresenta una occasione mancata per sostenere concretamente le famiglie italiane, soprattutto quelle a basso reddito.
In un contesto di inflazione ancora alta e salari stagnanti, l’investimento nell’istruzione rischia di diventare un onere sempre più gravoso.