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Manovra, i big tech come le telco. Dovranno iscriversi al Roc e pagare l’1,5 per mille dei ricavi all’Agcom

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Inserito in Legge di Bilancio l'emendamento a firma di Davide Serritella (M5s) che attribuisce all'Agcom maggiore potere di controllo sui big tech.

“I fornitori di servizi di intermediazione online e i motori di ricerca online (da Amazon a Google), anche se non stabiliti, che offrono servizi in Italia” sono tenuti all’iscrizione nel registro degli operatori di comunicazione (Roc) dell’Agcom.

E’ quanto stabilisce un emendamento alla manovra approvato in Commissione Bilancio, a firma di Davide Serritella (M5s), che attribuisce all’Autorità il compito di garantire un’adeguata ed efficace applicazione del Regolamento UE 2019/1150 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 agosto 2019 che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali di servizi di intermediazione online, anche mediante l’adozione di linee guida e la promozione di codici di condotta e la raccolta delle informazioni pertinenti.

Con l’iscrizione al registro, si legge nel documento ufficiale, i fornitori dei servizi dovranno versare all’Autorità per le comunicazioni un contributo pari all’1,5 per mille dei ricavi ottenuti nel nostro Paese per coprire i costi amministrativi di nuove funzioni in materia dell’Agcom.

In caso di violazione del Regolamento, saranno applicate le sanzioni già previste per la violazione delle norme sulle posizioni dominanti, parametrate, quanto all’importo, al fatturato del trasgressore.