Internet of things

M2M: eccesso di deregulation? Un freno al mercato

di |

Un’eccessiva mancanza di regole rischia di compromettere la concorrenza nel nascente mercato del Machine-to-Machine, minando inoltre l’interoperabilità degli apparati

Affrontare il nodo della carenza di regole nel Machine-to-Machine, per inserire il nascente mercato degli oggetti connessi in una cornice corretta anche sul fronte della concorrenza. E’ questa una delle urgenze da risolvere in tempi stretti da parte delle istituzioni, chiamate a predisporre un campo di gioco per il M2M, dove i diversi player in campo possano affrontarsi ad armi pari.

Ma ad oggi il rischio di una deregulation eccessiva è dietro l’angolo, anche perché “Il fornitore di servizi M2M rivoluziona il concetto stesso di utente: non gestisce un solo terminale, ma anche milioni di terminali contemporaneamente”, dice Mario Frullone, direttore Ricerche della FUB, che non più tardi di una settimana fa ha organizzato il seminario “Machine-to-Machine. Le necessarie sinergie istituzionali” per approfondire i nuovi scenari applicativi e le opportunità offerte dalle soluzioni M2M in diversi settori come TLC, ICT, Gas, Energia, Automative.

 

“L’introduzione di applicazioni M2M è un processo già in corso e inarrestabile – aggiunge Frullone – Smart Grids e Smart Cities non possono prescindere dal tema del M2M”.

 

L’approccio migliore secondo gli esperti è cercare soluzioni di lungo periodo dal punto di vista delle regole e puntare su standard tecnologici non proprietari per evitare problemi di interoperabilità fra macchine.

Anche perché, oggi, “Il contesto nel quale i servizi M2M si stanno sviluppando è di decisa deregolamentazione – ha detto Donatella Proto, dirigente della Direzione Generale Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali (Mise) – Se questa può essere  un’opportunità da alcuni punti di vista, per i medesimi motivi può essere un rischio ad uno sviluppo che possa favorire l’interoperabilità e in ultima analisi allo sviluppo di un mercato competitivo, come nel caso del CarPlay, il software proprietario per connected car che diverse case automobilistiche di spicco hanno già integrato nei propri modelli”.

 

Il caso specifico riscontrato nel segmento delle connected car potrebbe replicarsi anche in altri settori, dove tecnologie proprietarie rischiano di prendere il sopravvento senza i dovuti accorgimenti.

Un altro tema sul tavolo riguarda le frequenze da destinare al Machine-to-Machine: fra le ipotesi allo studio c’è “l’uso dello spettro licenziato (estensione della tecnologia GSM e banda 700 Mhz) e non licenziato (White spaces e Licensed Assisted Access o LTE-WiFi) o anche spettro licenziato su base condivisa (LSA)”, aggiunge Proto.