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Luigi Gambardella (B4E): ‘Juncker, Ansip e Oettinger. Ecco cosa serve alle Tlc europee’

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Secondo Gambardella, c’è bisogno di una nuova liberalizzazione, quella 'dalle regole non adatte allo scopo', per inviare segnali positivi agli investitori, sbloccare gli investimenti nelle nuove reti e garantire servizi migliori a imprese e cittadini Ue.

Il settore delle telecomunicazioni è strategico per la crescita dell’Europa, ma l’attuale contesto regolamentare non è adatto a supportare gli investimenti nelle nuove reti, essendo stato pensato per la liberalizzazione e risultando quindi inadeguato alle nuove sfide di un settore globalizzato.

Le speranze che qualcosa cambi sono riposte dunque nella nuova Commissione europea targata Jean-Claude Juncker, alla quale si rivolge l’appello di Luigi Gambardella, nel suo ruolo di fondatore di Broadband4Europe, la nuova piattaforma europea per rendere l’accesso a internet a banda ultralarga disponibile a tutti i cittadini europei.

Secondo Gambardella, la Commissione europea dovrebbe effettuare al più presto una revisione completa dell’attuale regolamentazione del settore digitale per diversi motivi.

“Innanzitutto – ha sottolineato Gambardella – le telecomunicazioni sono un settore strategico per l’Europa. La prospettiva di cedere il controllo delle reti a società non europee comporta enormi rischi in termini di sicurezza sia per gli Stati membri che per i cittadini”.

Una seconda ragione riguarda le mutate condizioni del mercato, divenuto ormai globale: “L’attuale regime normativo – ha spiegato Gambardella – è stato pensato e realizzato per la liberalizzazione, ma il contesto è ormai cambiato e vede protagoniste aziende americane e asiatiche in ottima salute, leader nel settore internet le prime e nella produzione di dispositivi le seconde. Le attuali norme sono troppo complesse e ostacolano gli investimenti su larga scala nelle nuove reti e nei nuovi servizi”.

Gli investimenti privati sono infatti cruciali in un momento di forte rallentamento economico, in cui il pubblico non è nelle condizioni di affrontare grosse spese infrastrutturali.

Ecco perché, quindi, “L’Europa ha bisogno di una nuova ondata di investimenti nel settore digitale, che facciano da traino alla ripresa economica in un momento in cui le politiche economiche e fiscali hanno una capacità limitata di invertire la congiuntura”, ha detto ancora Gambardella.

Al momento, il dibattito è concentrato sul pacchetto di riforma pensato da Neelie Kroes, le cui misure, a detta dell’industria, non aiuteranno il settore a crescere, limitandosi a interventi sul roaming e sulla net neutrality.

Sarebbe pertanto necessario, secondo Gambardella, “partire subito con la stesura di un Libro Bianco o di una comunicazione da sottoporre a consultazione” così da fornire segnali positivi a investitori, imprese e cittadini. Sarebbe inoltre opportuno “coinvolgere fin da subito nella discussione sulla necessità di condurre una revisione il Parlamento e il Consiglio”.

Ecco quali sono, secondo Gambardella, le aree che questa revisione dovrebbe prendere in considerazione e sviluppare con un approccio diverso:

La relazione tra regole ex ante e norme antitrust.

Secondo Gambardella, dopo 16 anni di liberalizzazione, i tempi sono maturi “…per ripensare il modo in cui le regole vengono applicate alle reti, eliminando le procedure troppo lunghe e riducendo contenziosi e ricorsi. “Troppi sforzi normativi vengono spesi senza risultati chiari sugli effetti positivi in termini di crescita del mercato e degli investimenti”.

Un tale brainstorming deve anche considerare, a giudizio di Gambardella, “il ruolo complessivo dei regolatori, così come vengono definiti dall’attuale direttiva, e la loro relazione con le autorità antitrust”.

C’è bisogno, insomma, di una nuova liberalizzazione, “dalle regole che non sono adatte allo scopo e servono solo a giustificare funzioni regolamentari di per sé”.

Più attenzione ai consumatori

“Consumatori felici e soddisfatti non esiterebbero a pagare di più in cambio di servizi migliori”, dice Gambardella, secondo cui non è più tempo di abbattere i prezzi per favorire servizi gratuiti o quasi. Un modello che ha favorito le web company Usa svantaggio delle aziende europee (operatori, editori, broadcaster).

Per uscire da questo ciclo, bisognerebbe  innanzitutto incoraggiare gli accordi tra telco e OTT per rendere disponibili contenuti ad alto valore aggiunto. Ma per fare questo, aggiunge “occorre una revisione del copyright e delle regole che tutelano i proprietari dei contenuti”. E ancora dovrebbe essere incoraggiata la Tv su fibra ottica. Essenziale, ricorda però Gambardella, “coinvolgere nella discussione tutti gli attori della catena di distribuzione dei contenuti”.  

Un nuovo modello di sviluppo del mercato: il consolidamento

Si parte dall’assunto che nessun altro territorio assimilabile all’Europa ha lo stesso numero di operatori fissi e mobili.

“Società più efficienti potrebbero generare una nuova ondata di ricavi e mantenere il debito sotto controllo, generando una maggiore fiducia negli investitori”, dice ancora Gambardella, secondo cui il consolidamento servirebbe anche a proteggere le telco europee dalle mire di concorrenti extra Ue e da tutte le minacce collegate allo shopping straniero in un mercato tanto sensibile e strategico quanto quello delle tlc.

“La Ue può permettersi che le sue reti di informazione e comunicazione finiscano sotto il controllo straniero. Bisognerebbe condurre un’analisi strategica”, afferma Gambardella.

Privacy e protezione dei dati

I cittadini e i governi europei sono molto preoccupati per i pericoli alla sicurezza dei loro dati. La legislazione in favore di una migliore protezione ha effetti limitati ma migliori risultati si potrebbero ottenere “se le aziende fossero messe nelle condizioni di gestire il traffico e tenere sotto controllo i flussi di dati”, conclude Gambardella.