Key4biz

L’Ue prepara nuove tasse, anche sull’ecommerce a lunga distanza. Nel mirino Temu, Shein e AliExpress?

L’Europa punta a rendere il bilancio dell’Unione più autonomo, con nuove tasse

La Commissione europea si prepara a presentare una serie di proposte fiscali che sicuramente faranno discutere, con l’obiettivo di diversificare e rafforzare le entrate dell’Unione europea (Ue), con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e all’economia digitale (la celebre doppia transizione). In una parole: tasse.

Gli Stati membri dell’Unione stanno mettendo a dura prova le proprie finanze, ma la Commissione vuole un bilancio ambizioso (QFP) per il periodo 2028-2034, per stimolare la competitività, la doppia transizione e la Difesa.
I contributi diretti basati sul GNI (gross national income), che hanno finanziato il 56% del bilancio precedente, hanno spiegato Eddy Wax e Jacob Wulff Wold su euractive.com, “raggiungeranno i loro limiti con l’aumento delle esigenze di finanziamento“, riportando in anteprima i contenuti della bozza di proposta in cui la Commissione ha individuato cinque nuove fonti di entrate per le casse dell’Ue.
Al centro dell’iniziativa troviamo due tasse in particolare: una sui rifiuti elettronici non riciclati (e-waste) e una sulle spedizioni di pacchi e-commerce a lunga distanza.

Nuovo Quadro finanziario pluriennale, Von der Leyen annuncia 2 trilioni di euro

Oggi, inoltre, la Commissione europea dovrebbe svelare il suo progetto per il prossimo bilancio settennale dell’UE (MFF 2028-2034). La posta in gioco è alta. La proposta dovrà finanziare le esigenze primarie dell’Unione per affrontare sfide senza precedenti, tra cui una ormai conclamata guerra commerciale con l’America di Donald Trump, l’impegno militare in Ucraina per contrastare la Russia di Vladimir Putin, l’intensificarsi della concorrenza cinese, il conflitto in Medio Oriente, il cambiamento climatico, le migrazioni internazionali e l’ascesa dell’estrema destra, con la sua agenda politica anti-Bruxelles. 

Il problema è riuscire a trovare più di 1,2 trilioni di euro (o la stessa cifra, ma si andrebbe al ribasso), cioè l’importo dell’attuale bilancio di base dell’Unione (2021-2027).
La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa di Palazzo Berlaymont ha annunciato una proposta di 2 trilioni di euro.
Queste nuove tasse dovranno dare un mano anche in questo senso.

Tassa sull’ecommerce, nel mirino i pacchi dalla Cina?

Una prima fonte di entrate proposta è la “tassa di gestione” sui pacchi e-commerce spediti da Paesi extra-Ue. Tale misura è ampiamente interpretata come una risposta all’ondata di acquisti online a basso costo da piattaforme cinesi come Temu, Shein e AliExpress.
Questi articoli spesso sfuggono all’IVA o ai dazi doganali grazie a scappatoie normative sui piccoli pacchi.

Con la nuova proposta, l’Unione imporrebbe una tariffa per ogni pacco aereo in ingresso nel blocco, con l’ammontare specifico fissato dalla Commissione. Sebbene il progetto non definisca ancora la cifra esatta, l’imposta mirerebbe in gran parte alle merci provenienti dall’Asia, in particolare dalla Cina, e potrebbe garantire entrate consistenti, considerando la crescita esplosiva del commercio elettronico transfrontaliero.

L’obiettivo è anche quello di ristabilire condizioni di concorrenza eque per i rivenditori europei, che soffrono la concorrenza di beni esteri sottocosto, e di coprire i costi ambientali e logistici della gestione dei pacchi alle frontiere dell’UE.

Tassa sull’e-waste per favorire la trasformazione dei rifiuti tecnologici in risorse per l’Ue

Un’altra proposta in fase di lavorazione riguarda l’introduzione di un prelievo sui rifiuti elettronici non riciclati, che colpirebbe articoli dismessi come telefoni cellulari, computer portatili e elettrodomestici.

L’aliquota esatta sarebbe ancora in discussione. Tuttavia, l’obiettivo è chiaro: generare entrate incentivando, al contempo, una gestione più responsabile dei rifiuti elettronici in tutta Europa.

Questa tassa si inserisce perfettamente negli obiettivi ambientali più ampi dell’Unione, visto l’aumento costante dei rifiuti tecnologici. Collegare incentivi economici a comportamenti sostenibili dovrebbe aiutare gli Stati membri a raggiungere i target dell’economia circolare e dell’Agenda 2030.

Anche tabacco, carbonio e grandi imprese nel piano fiscale

Le imposte su e-waste ed e-commerce fanno parte di una strategia più ampia della Commissione per introdurre cinque nuove “risorse proprie” nel bilancio pluriennale dell’UE 2028–2034. Tra le altre proposte troviamo:

TEDOR (Tobacco Excise Duty Own Resource): aumenti delle accise minime sui prodotti del tabacco, con l’obiettivo di ridurre il fumo e generare entrate legate alla salute pubblica;

CORE (Corporate Resource for Europe): una tassa sulle grandi imprese con un fatturato netto annuo superiore a 50 milioni di euro, con un sistema a scaglioni che prevede contributi maggiori per i gruppi più redditizi.

Tasse sul carbonio: entrate derivanti dal sistema ETS (Emission Trading System) e dal CBAM (Meccanismo di Aggiustamento del Carbonio alle Frontiere), per tassare le emissioni all’interno e alle frontiere dell’UE.

Secondo Paola Tamma e Alice Hancock sul Financial Times, l’Europa riscuote già entrate dal sistema di scambio delle quote di emissione, che addebita agli operatori industriali una tariffa in base alla quantità di anidride carbonica che emettono.
Bruxelles aveva precedentemente pianificato di destinare al bilancio dell’Unione tre quarti del gettito della tassa sul carbonio alle frontiere, che addebiterà le emissioni degli importatori in sei settori a partire dal 2026. Si stima in questo modo di incassare circa 1,5 miliardi di euro dalla misura nel primo anno di operatività.

Per Bruxelles, questi strumenti sono necessari per affrontare le nuove esigenze di spesa, inclusi gli investimenti nella Difesa, le doppia transizione verde e digitale, e il rimborso dei 650 miliardi di euro raccolti con il fondo post-COVID (Recovery and Resilience Facility).

Approvazione unanime necessaria per imporre nuove tasse, qui si apre la sfida politica

Nonostante la ratio evidente espressa nella proposta di nuove tasse, l’approvazione richiederà l’unanimità dei 27 Stati membri. In passato, tentativi simili (come la tassa sulle transazioni finanziarie o quella sui servizi digitali) si sono arenati per l’opposizione di Paesi più conservatori sul piano fiscale, tra cui Germania, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca.

Per cercare di superare queste resistenze, la Commissione propone che la maggior parte dei ricavi ETS vada ai bilanci nazionali e introduce un meccanismo temporaneo di “aggiustamento solidale” per compensare i Paesi o i settori che risulterebbero svantaggiati dal nuovo sistema.

Risorsa reale o bivio fiscale per l’Ue?

Mentre l’Unione si prepara ad affrontare una nuova fase di sfide strategiche e richieste finanziarie crescenti, il piano fiscale della Commissione rappresenta un momento cruciale. Collegando la raccolta di entrate agli obiettivi di sostenibilità, equità aziendale e trasformazione digitale, Bruxelles punta a rendere il bilancio dell’Ue più autonomo e coerente con le sue priorità politiche.

Resta da vedere se gli Stati membri riusciranno a trovare un accordo su riforme di così ampia portata, ma il bisogno di un cambiamento strutturale appare ormai inevitabile, come già sottolineato più volte dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ad inizio di questo suo secondo mandato.
La domanda è sempre la solita: gli obiettivi comunitari irrinunciabili sono diversi e sicuramente vanno sostenuti con risolutezza ed impegno, ma possibile che dal settore finanziario e bancario non si riesca mai a prendere niente? Perché lì dove sono evidenti e anche imbarazzanti i tanto richiamati extra-profitti (vedi banche e aziende energetiche) non si riesce ad imporre una misura fiscale degna di questo nome?

Exit mobile version