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Lotta a Daesh: i social serrano i ranghi contro gli account violenti

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Dopo la strage di San Bernardino, Facebook, Twitter & Co. hanno cambiato atteggiamento e si sono schierati col Governo nella lotta al terrorismo.

Dopo la scelta di Twitter di chiudere 125 mila account legati al terrorismo islamico, anche Facebook ha deciso di rispondere all’appello del Governo americano e di collaborare più attivamente nella lotta a Daesh.

Il social di Mark Zuckerberg ha quindi creato una squadra ad hoc concentrata sull’identificazione dei profili che sostengono o promuovono gruppi terroristici e si è impegnata a fare  di più per coinvolgere gli utenti stessi a denunciare i profili che promuovono la violenza.

I social network si sono mostrati sempre molto reticenti a intraprendere simili iniziative – con il paravento della difesa della privacy e della libertà di espressione – soprattutto dopo le rivelazioni di Edward Snowden sul massiccio monitoraggio delle comunicazioni digitali da parte del Governo.

Ma Facebook, Twitter & Co. sembra abbiano decisamente cambiato atteggiamento dopo la strage in un centro per disabili di San Bernardino, in California. In seguito a quello che è stato poi scoperto essere un atto di terrorismo ispirato dall’Is, Obama ha inviato nella Silicon Valley i massimi esponenti dell’FBI, dell’antiterrorismo e dell’intelligence, per chiedere ai social network di aiutare l’amministrazione a “interrompere i percorsi di radicalizzazione della violenza” e “identificare i modelli di reclutamento” dello Stato Islamico.

Un in contro che non ha mancato di scatenare polemiche e critiche da parte delle associazioni che difendono il diritto alla privacy. Electronic Frontier Foundation, ad esempio, ha esortato i social a non diventare “agenti del Governo”.