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L’Open Innovation come leva per le PMI italiane. I 4 aspetti fondamentali

Il processo di globalizzazione e il conseguente cambiamento dei processi economici ha portato ad un’evoluzione del significato classico di innovazione. In un mercato integrato in cui l’innovazione è divenuta più rischiosa, il ciclo di vita del prodotto è stato ridotto, e il significato stesso di innovazione è stato rivisto e aggiornato.

La Closed Innovation

In passato, l’innovazione veniva vista come un forte vantaggio sui competitor, e per questo il processo di ricerca e sviluppo veniva portato avanti internamente, ponendo barriere con l’esterno così da poterne tutelare la proprietà intellettuale.

Il vantaggio competitivo consisteva infatti nella proprietà e commercializzazione della ricerca, e per questo motivo, l’utilizzo di risorse esterne per il miglioramento e l’arricchimento della ricerca veniva ridotto al minimo.

L’open Innovation

Lo sviluppo dei mercati e il cambiamento dei modelli economici ha reso questo processo di ricerca non solo vulnerabile, ma addirittura svantaggioso. L’alta mobilità che caratterizza oggi il mercato del lavoro ha reso difficile mantenere all’interno dell’azienda i talenti le conoscenze acquisite, e anche il mercato dei capitali sta investendo sempre di più in quei modelli di business che sono in grado di combinare diversi saperi.

L’orizzontalità tra imprese e la filiera sono i modelli organizzativi che stanno avendo un maggiore successo, portando le aziende ad aprirsi all’esterno. È per questo che ad oggi possiamo parlare di “open innovation” in ambito di ricerca e innovazione.

 Il valore aggiunto non si trova più nella ricerca interna, si tende piuttosto a captare le innovazioni  presenti sul mercato e a valorizzarle, portandole all’interno del proprio business. Generare valore significa quindi non più trasformare internamente gli input in output, ma integrare le risorse interne con quelle esterne.

Quando resta chiusa, l’innovazione ha un potenziale soltanto se all’interno di un’azienda si ha un network abbastanza esteso da poter produrre continuamente prodotti e servizi innovativi, ma quando non è così, si ha un maggiore vantaggio nel costruire un network con istituzioni esterne quali università, enti pubblici e privati, start-up e fornitori esterni, per generare un flusso continuo di informazioni e scambi che si adatti maggiormente alla situazione attuale.

 Ricorrere a risorse esterne inoltre consente di velocizzare il procedimento che va dall’ideazione alla commercializzazione di un prodotto. Il modello dell’Open Innovation necessita di attingere a un numero maggiore di soggetti esterni con cui cooperare. Questo comporta anche degli svantaggi, ad esempio la maggiore difficoltà nel diventare proprietari dell’innovazione.

I brevetti sono più difficili da ottenere una volta che le informazioni sono state divulgate; la ripartizione dei guadagni è meno chiara da individuare; il processo di sviluppo è più lungo in termini di tempo rispetto ad acquisire un’innovazione già esistente sul mercato; i costi di coordinamento sono più elevati, in quanto è necessario considerare il costo dei contratti con i soggetti partner e la gestione delle risorse.

Come si realizzare un programma

Gli aspetti fondamentali su cui lavorare per realizzare un modello di open innovation sono 4:

  1. L’individuazione delle Start-Up più innovative presenti sul mercato, inserendole in un database e profilandole in base al settore in cui operano e alle loro competenze
  2. Il dialogo con le Università che svolgono attività di ricerca sull’innovazione e sui migliori processi di R&D
  3. La ricerca di talenti per poter realizzare dei progetti di Start-Up già ideati da un imprenditore, ai quali mancano degli elementi quali un team operativo o un supporto tecnologico.
  4. La messa a disposizione di agevolazioni per la fase di ideazione e sperimentazione dei progetti che consentano la crescita della Start-Up.
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