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Lo scandalo Cambridge Analytica un’occasione per le telco

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Secondo un’indagine di Openet, dopo lo scandalo dati che investito Facebook il 53% dei consumatori sarebbero meno propensi a condividere dati con social media e società che forniscono servizi digitali. Il 92% dei consumatori si fiderebbe di più del suo operatore mobile.

Lo scandalo Cambridge Analytica ha minato la fiducia dei consumatori non solo nei confronti di Facebook, ma anche nei confronti di altri OTT come Netflix, Spotify e Skype. Più del 50% dei consumatori sarebbero meno propensi a condividere i loro dati personali con le grandi piattaforme del web, a fronte di una percentuale del 66% che preferirebbe cambiare per gli stessi servizi in cambio di maggiori controlli.

E’ quanto emerge da una recente ricerca condotta a giugno 2018 dalla società Openet (‘Who do Consumers Trust Most – Mobile Operators or OTTs’) secondo cui il calo di fiducia nei confronti degli OTT rappresenta una grossa opportunità di business per gli operatori mobili.

L’indagine, condotta su un campione di 1500 persone nel Regno Unito, Usa, Brasile e Filippine, è stata realizzata per sondare la percezione degli utenti sulle compagnie del mondo digitale e degli operatori tradizionali alla luce del recente scandalo che ha investito Facebook. L’indagine mette in evidenza una serie di conseguenze negative per gli OTT sul fronte della condivisone dei dati personali degli utenti.

E la multa di 500mila sterline comminata a Facebook per lo scandalo Cambridge Analytica da parte dell’ICO, il Garante Privacy del Regno Unito, rappresenta un danno minimo rispetto al danno di immagine e reputazione patito dal social media e a macchia d’olio dagli OTT in genere.

  • Erosione della fiducia. Il 76% dei consumatori intervistati vuole aumentare le impostazioni privacy dei loro account digitali, con milioni di utenti che potrebbero persino decidere di cancellare l’account.
  • Richiesta di potenziamento dei processi di privacy. L’87% del campione intervistato non considera accettabile la pratica diffusa di business di vendere i dati a terze parti, l’86% chiede più trasparenza sul trattamento e l’utilizzo dei dati.
  • Occasione per gli operatori. Il 56% dei consumatori interpellati oggi considera più affidabile il suo operatore degli OTT.

 

Niall Norton, Ceo di Openet, ha detto che “Finora, aziende com Netflix e Uber sono state considerate come le punte di diamante nella fornitura di servizi ed esperienze digitali personalizzate, ma sembra che qualcuno sia stato un po’ troppo liberale nell’utilizzo dei dati dei consumatori, rovinando la festa per tutti quanti – ha detto Norton – Dallo scandalo dei dati che ha investito Facebook, l’atteggiamento dei consumatori nei confronti delle compagnie che forniscono servizi digitali e nei confronti dei dati personali è cambiato logorandosi, con alcuni consumatori che per protesta hanno addirittura cancellato l’account per protesta. Inoltre, molti hanno espresso un interesse a pagare per i servizi se ciò implica che non vi sarà abuso sui loro dati, lasciando presagire la fine dell’era dei servizi “freemium”. Gli utenti sono chiaramente alla ricerca di qualcosa di diverso, qualcosa di affidabile”.

Un’occasione per le telco

Queste mutate condizioni nello stato d’animo dei consumatori potrebbero rappresentare un’occasione da non perdere per gli operatori mobili, che agli occhi degli utenti non hanno subito alcun contraccolpo dallo scandalo Cambridge Analityca. Più della metà degli intervistati oggi si fida di più del suo operatore mobile di quanto non si fidi degli OTT, citando la storica protezione dei loro dati da parte degli operatori come principale ragione di questo atteggiamento.

Il 92% del campione ha detto che sarebbe disponibile ad utilizzare servizi digitali forniti dal loro operatore mobile, posto che siano garantiti processi trasparenti nell’uso dei dati.

Un atteggiamento di fatto comprensibile, visto il modo tradizionalmente molto conservativo e prudente con cui gli operatori hanno da sempre salvaguardato i dati dei clienti, conservati e protetti in abbondanza da decenni.

Un atteggiamento che forse in passato ha penalizzato lo sviluppo di servizi digitali da parte delle telco, ma che oggi potrebbe trasfromarsi in un chiaro vantaggio competitivo, a patto che gli operatori non ripetano gli stessi errori dei social media e dei servizi digitali. “Trasparenza e processi di opt-in dei dati oggi sono priorità per i consumatori, fattori che gli operatori devono tenere a mente nell’elaborazione di nuovi servizi digitali” conclude Niall Norton.