Big Data

L’Intelligenza Artificiale (immune da favoritismi e paure) al servizio della diplomazia di Pechino

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Il Ministero degli Esteri di Pechino ha avviato un vasto programma per sfruttare grandi quantitativi di Big Data, che vanno dal gossip alle immagini satellitari, per definire le strategie diplomatiche del paese.

L’Intelligenza Artificiale sta entrando rapidamente nelle stanze ovattate della diplomazia globale. I primi prototipi di questo tipo, che applicano le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale alla diplomazia di mestiere, sono in via di sviluppo in Cina, come confermato dal Ministero degli Esteri di Pechino al Washington Post. La diplomazia di Pechino sta già utilizzando un prototipo realizzato dall’Accademia Cinese delle Scienze che sfrutta le potenzialità dei Big Data per mettere a punto strategie di politica estera. Lo scrive il South China Morning Post, descrivendo alcune applicazioni del programma cinese di AI in seno al Ministero degli Esteri.

Acume politico di cui la Cina ha bisogno particolare in questo momento storico, con la sfida diplomatica legata al grande progetto della “Nuova via della seta” (silk belt), che coinvolge una 70ina di paesi e il 65% della popolazione globale. Sul tavolo ci sono investimenti annui per 900 miliardi di dollari in nuove infrastrutture. Tante decisioni da prendere, tanti scenari da vagliare, e l’ausilio dell’intelligenza artificiale potrebbe in qualche modo lenire il peso e dello stress per i tanti diplomatici cinesi coinvolti nel mega progetto.

Il background in termini di Big Data delle macchine al servizio della diplomazia è enorme e spazia dal gossip raccolto ad un party alle immagini riprese da un satellite.

In caso di decisioni importanti e urgenti da prendere, la macchina aiuta a vagliare i diversi scenari possibili e offre diverse opzioni.

Il tema è caldo nel mondo accademico cinese. Se ne parla con interesse all’Istituto di studi diplomatici di Shangai e una conferenza dedicata è stata organizzata il mese scorso all’Università di International Business e Studi Economici di Pechino. Secondo gli esperti il vantaggio dell’Intelligenza Artificiale in ambito di politica economica è la capacità di analizzare enormi quantità di dati scientifici e tecnologici in tempi stretti e di leggerli in maniera analitica e “fredda” in un modo che gli esseri umani non potrebbero mai avere. Le interferenze degli ormoni e del glucosio, ad esempio, sono sempre presenti in un essere umano, anche quando deve prendere una decisione importante. E ancora, una macchina è immune da sentimenti come la paura, l’ira, la passione e altri fattori soggettivi che possono incidere su una decisione importante. Tanto meno le macchine sono soggette agli aspetti morali che potrebbero interferire con gli obiettivi finali di una trattativa o di un obiettivo strategico.

In Cina sistemi di simulazione del quadro geopolitico sono ampiamente utilizzati dal Ministero degli Esteri per preparare missioni diplomatiche e disegnare diversi scenari di investimento su progetti internazionali. Questo grazie alla condivisone di diversi database governativi, grazie a software predittivi e analitici, sfruttati anche in chiave anti terrorismo.

Non solo la Cina sta conducendo studi e sperimentazioni sull’applicazione dell’AI alla diplomazia. Anche il Dipartimento di Stato Usa ha confermato l’utilizzo di diversi strumenti tecnologici per prendere le decisioni giuste in campo politico diplomatico.

Certo, anche l’AI ha i suoi punti deboli. Ad esempio, ha bisogno di grandi quantità di dati, non sempre disponibili in certi paesi e determinate regioni. Serve poi un quadro ben definito degli obiettivi da raggiungere, il che spesso in una trattativa diplomatica (soprattutto all’inizio) non esiste. Inoltre, un operatore del sistema può manomettere il risultato finale alterando alcuni parametri.

Sta di fatto che secondo le previsioni degli esperti il ruolo dell’intelligenza artificiale in diplomazia crescerà in futuro. Anche perché un confronto fra chi ne può disporre e chi no sarebbe davvero impari sotto diversi aspetti fra cui la valutazione del rischio, la capacità di prendere decisioni a ragion veduta in maniera affidabile e l’efficienza esecutiva.

C’è da dire, però, che in Cina gli esperti sono d’accordo nel sostenere che la decisione finale spetterà sempre all’uomo e che in campo diplomatico il ruolo dell’AI sarà sempre soltanto di assistenza.