Il mercato

L’industria educational vale 100 miliardi di dollari in Cina, il giro di vite di Pechino

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Un vero e proprio mercato della formazione, delle competenze e delle tecnologie dedicate alla produzione e condivisione di contenuti digitali, di cui la Cina è la nuova culla e che il Governo centrale vuole cambiare, con grandi investimenti non solo dei giganti tecnologici locali (Alibaba, Tencent e ByteDance), ma anche stranieri.

Dal doposcuola all’educazione competitiva

L’istruzione è il pilastro fondamentale di ogni società che si consideri evoluta, avanzata e in grado di affrontare le sfide del suo tempo. Proprio per questo, però, tale ambito è sempre stato al centro di interessi di varia natura, da quelli ideologici e religiosi, a quelli più meramente economici.

In Cina la situazione attuale vede il Governo centrale scontrarsi con i giganti di internet attivi nel settore educational e dell’istruzione scolastica, con il business dei corsi online del classico “doposcuola” di vecchia memoria.

Dalle prime esperienze nate in Europa nel XIX secolo, il doposcuola nel tempo è molto cambiato, perché si è passati dalle istituzioni di assistenza ai bambini in età scolare, con l’offerta di cibo, giochi, cure, protezione e certamente istruzione, a programmi di sviluppo della personalità e delle relazioni sociali, con l’impiego di mezzi tecnologici via via più innovativi, fino a internet e ai suoi contenuti educational volti all’intrattenimento attivo e formativo.

L’industria educational in Cina

Un settore su cui gli interessi delle imprese si sono moltiplicati negli ultimi 20 anni, di pari passo con la diffusione e l’implementazione di internet e della rete mobile. Oggi in Cina l’industria educational vale più di 70 miliardi di dollari (iiMedia Research, 2020), ma entro il 2023 è stimata sfiorare i 100 miliardi di dollari, secondo stime Frost & Sullivan.

Stime precedenti, come quella di Reasearch and Markets del 2019, stimava il settore educational (online e offline) a 572 miliardi di dollari di valore entro il 2023.

Un vero e proprio mercato della formazione, delle competenze e delle tecnologie dedicate alla produzione e condivisione di contenuti digitali, di cui la Cina è la nuova culla, con grandi investimenti non solo dei giganti tecnologici locali (Alibaba, Tencent e ByteDance), ma anche stranieri.

Per lunghi anni, nel grande Paese asiatico, alle persone è stato detto che per superare gli esami e avviare una carriera studentesca proficua, utile poi per affermarsi nella società e nel mondo del lavoro, il doposcuola e la formazione erano decisivi.

Ne è derivato un ambiente sempre più competitivo, dominato da pochi player, tra cui Yuanfudao, Zuoyebang, Xue’ersi, e Baicizhan, stressante per gli studenti e le famiglie, molto impegnativo dal punto di vista economico, caratterizzato da disuguaglianze, esclusione e discriminazione crescenti.

L’azione di Pechino sul mercato interno

Su questi elementi si è basata l’attuale azione di Governo che, secondo l’articolo pubblicato sul quotidiano online South China Morning Post, non vede più di buon occhio le imprese del settore e il loro business, tanto da comunicare all’intera industria le nuove linee guida per un’educazione, un’istruzione e una formazione più consone ai principi del Partito e della nazione.

In sostanza, è stato detto loro che tutti i contenuti digitali utilizzati per la didattica sarebbero stati trattati come normali pubblicazioni, che quindi sono soggette a controlli e sorveglianza, come qualsiasi altro documento pubblico.

Non sarà consentito fare profitti sulle materie scolastiche fondamentali e sono altresì vietati investimenti stranieri in questo settore così centrale per il futuro del Paese.

Per capire il punto di vista del Governo, basti pensare che 13 dei più grandi istituti privati per la formazione scolastica o post scolastica in Cina, solo uno era quotato in borsa in patria, gli altri lo erano a Hong Kong e negli Stati Uniti, secondo quanto riportato da un’indagine condotta da PwC.

Dal punto di vista dell’industria, la politica di Pechino né non solo repressiva, ma assolutamente dannosa per la società, perché moltissime famiglie cinesi contano molto sull’educational per assicurare un futuro ai propri figli.