I dati

L’industria italiana automazione e robotica chiede di ripartire, mercato interno crollato del 41%

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Ucimu: “Operando secondo le misure definite dalle autorità di governo nel DPCM del 14 marzo, chiediamo che anche l’industria di macchine utensili, robot e automazione si possa riprendere la nostra attività”. Timori per la possibilità di perdere quote di mercato estero e che la Cina si rivolga ai concorrenti.

Primo trimestre 2020 a tinte fosche per l’industria italiana di macchine utensili, robot, automazione e di prodotti a questi ausiliari (CN, utensili, componenti, accessori), che avrebbe registrato un crollo degli ordinativi sul mercato interno superiore al 41% rispetto all’anno scorso.

Secondo quanto emerso dall’ultima rilevazione del Centro Studi Ucimu, male anche gli ordini esteri, che hanno perso il 4,4%.

Le richieste dell’industria

Ora, a più di quattro settimane dal lockdown, considerato che molte imprese stanno già operando secondo le misure definite dalle autorità di governo nel DPCM del 14 marzo, chiediamo che anche noi costruttori di macchine utensili, robot e automazione si possa riprendere la nostra attività seguendo gli stessi protocolli”, ha dichiarato Massimo Carboniero, presidente UCIMU-Sistemi per produrre.

Il calo generale dell’indice degli ordini raccolti dall’industria italiana di macchine utensili, durante i primi tre mesi del 2020, è stimato attorno all’11%.

I benefici derivanti dall’alleggerimento delle restrizioni del lockdown arriveranno con il tempo, ma fondamentale per l’Associazione è “disporre di linee di credito e poter posticipare i pagamenti in F24”.

Due condizioni necessarie “per affrontare la crisi di liquidità delle aziende, a patto che le linee di credito siano concesse velocemente e che quanto dovuto allo Stato sia sospeso fino alla fine dell’emergenza”.

Cina e mercato esteri

Una richiesta diretta al Governo di riavvio da questo settore dell’industria manifatturiera, anche in considerazione di quanto sta accadendo su scala globale.

Alcuni mercati chiave come quelli di Germania e Paesi scandinavi non hanno fermato le produzioni, se non parzialmente e temporaneamente, e ora sono i primi interlocutori del comparto asiatico, che rimane strategico.

La Cina, da sempre al vertice dei Paesi di destinazione del nostro export, ha inizialmente interrotto tutte le trattative poiché colpita dall’emergenza per prima, bloccando, di fatto, molto del nostro lavoro”, ha spiegato il Presidente dell’Associazione.

Ora che riparte, così come molti altri nostri Paesi clienti – ha precisato Carboniero – il Grande Paese asiatico rivolge le sue richieste di approvvigionamento a chi è aperto e quindi a scapito delle nostre aziende, che rischiano, in poco tempo, di perdere importanti quote di mercato”.