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‘L’era della frammentazione di Internet e del consolidamento dei suoi attori’. Intervista a Nicola Blefari Melazzi (CNIT)

La situazione del mercato delle Tlc e di tutto ciò che gli gira intorno e che da esso deriva. Il futuro di Internet, dell’Intelligenza Artificiale e delle reti cellulari. Le prospettive di crescita dei Verticals del 5G, del 6G e il consolidamento del mercato europeo alla vigilia delle imminenti elezioni per il rinnovo dell’Esecutivo e del parlamento Ue. Sono questi i temi più caldi del mercato digitale, al centro di 5G & Co., la sesta edizione del 5G Italy, la conferenza internazionale di riferimento del mondo delle telecomunicazioni organizzata dal CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni). Ne abbiamo parlato con Nicola Blefari Melazzi, Presidente del CNIT e della Fondazione RESTART.

5G & Co. 2024, appuntamento il 16 e 17 aprile a Roma

5G & Co. Professore, com’è il quadro delle telecomunicazioni oggi?

Nicola Blefari Melazzi. La situazione attuale del mercato delle telecomunicazioni non è rosea, ma i servizi e le applicazioni basati sulla rete 5G si svilupperanno grandemente. Resta da vedere da chi saranno implementati e secondo quali modalità.

5G & Co. Le prospettive sembrano buone. E’ così?

Nicola Blefari Melazzi. Sì. Dell’intero settore sì. La catena del valore di Internet continua a crescere costantemente del 15% all’anno e non mostra segni di rallentamento, mentre il numero di attività che un tempo erano offline e vengono convertite in formato online continua a crescere. Tuttavia, la quota di mercato e i ricavi dei fornitori di connettività e degli abilitatori tecnologici diminuiscono a favore degli OTT, degli hyperscaler e dei fornitori di servizi online. Inoltre, la quota dei ricavi generati dalla pubblicità arriva al 40% del totale degli incassi del mercato di Internet, escludendo il commercio elettronico e i viaggi online, con effetti rilevanti sull’economia del settore (e sulla privacy), a svantaggio degli operatori di rete.

5G & Co. Gli operatori stanno perdendo colpi?

Nicola Blefari Melazzi. Gli operatori classici di telecomunicazione non soltanto stanno perdendo quote di mercato e ricavi, ma hanno anche ruoli decrescenti nel funzionamento della rete, nel primo miglio (collegamenti internazionali), nel miglio intermedio (distribuzione), e anche nell’ultimo miglio (accesso).

5G & Co. E gli OTT?

Nicola Blefari Melazzi. Gli OTT non sono più soltanto “Over The Top”: stanno operando anche “under the top” e per questo è meglio distinguere tra OTT veri, che sono solo fornitori di contenuti e applicazioni, e “hyperscaler” (come AWS, Google, Microsoft, etc) che invece possiedono e operano anche infrastrutture di rete.

5G & Co. Cosa fanno in particolare gli hyperscaler?

Nicola Blefari Melazzi. Gli hyperscaler oggi possiedono o operano una grande percentuale di collegamenti intercontinentali, fino al 95% del traffico, e vaste aree delle sezioni di distribuzione, il che permette loro di raggiungere oltre il 75% di Internet senza attraversare più gli ISP di Tier-1 e Tier-2, più di quasi ogni altro operatore di rete. Le loro funzionalità off-net (cioè server e funzionalità installate nelle reti di accesso degli operatori) sono triplicate dal 2013 al 2021, raggiungendo circa cinque mila reti (nel senso di Sistemi Autonomi), che forniscono accesso a una parte significativa della popolazione degli utenti finali (potenzialmente il 50%). Nel 2023, per la prima volta, gli operatori di telecomunicazione hanno speso più per fornitori esterni di cloud e IT che per analoghi servizi in-house.

5G & Co. Cosa implica questo strapotere degli hyperscaler per il mercato europeo?

Nicola Blefari Melazzi. Queste tendenze sono globali ma colpiscono maggiormente il mercato dell’UE, dove il numero di operatori è molto maggiore rispetto ad altre regioni con popolazioni di utenti corrispondenti: l’Europa conta 45 grandi gruppi di operatori mobili, rispetto agli 8 negli USA, ai 4 sia in Cina che in Giappone e ai 3 in Corea del Sud. Il settore delle telecomunicazioni europee continua a sottoperformare rispetto ai pari livello globali, sia in termini di ricavi (diminuiti in termini reali, l’inflazione è stata assorbita dagli operatori a vantaggio dei clienti) sia in termini di investimenti. L’Europa è indietro rispetto a tutti i pari livello globali (Corea del Sud, Stati Uniti, Giappone e Cina) nella copertura, nell’uso e nelle prestazioni del 5G e nella copertura di reti a larga banda, non raggiungendo l’obiettivo di ‘connettività gigabit completa’. Mentre i ricavi sono diminuiti in termini reali, i costi del lavoro, dell’attrezzatura, dei materiali e dell’energia continuano ad aumentare per gli operatori.

5G & Co. Quali sono i principali problemi della industry europea delle Tlc?

Nicola Blefari Melazzi. Il settore soffre di antichi mali, come la concorrenza eccessiva sui costi; la concorrenza “ingiusta” (“unfair”) con gli hyperscaler in termini di regolamentazione; gli alti costi dello spettro (fino a ottobre 2023, gli operatori europei hanno speso complessivamente 26 miliardi di euro per le principali bande 5G); crescenti costi energetici e la mancanza di predisposizione a offrire servizi evoluti.

5G & Co. Vede in prospettiva un consolidamento a breve termine delle telco Ue?

Nicola Blefari Melazzi. Il consolidamento degli operatori delle telecomunicazioni, che può essere una soluzione alla concorrenza eccessiva, è operazione difficile e dolorosa e implica un periodo di transizione non breve. Non è poi certo che risolverà i problemi sopra accennati, poiché tendenze simili sono osservabili anche negli Stati Uniti e in Cina, dove il numero di operatori è molto inferiore. Infatti, i problemi negli investimenti sono osservabili anche lì; ad esempio, i ranking degli sviluppi di 5G SA, Open RAN e Edge Clouds in Asia, Europa e negli Stati Uniti sono intrecciati, a seconda di quale si consideri. Ora, il problema non è la trasformazione di un settore industriale in sé e quindi la crescita degli hyperscaler a danno dei telco. Trasformazioni sistemiche più rilevanti sono avvenute diverse volte in passato, con economisti che invocavano anche come necessità una distruzione creatrice alla Schumpeter. Il problema per noi è che questa specifica trasformazione favorisce i player extra-UE e mette a rischio gli indispensabili investimenti nell’infrastruttura di rete europea.

5G & Co. C’è dell’altro sul fronte degli hyperscaler? Altre implicazioni negative?

Nicola Blefari Melazzi. C’è poi un secondo problema nell’aumento del ruolo degli hyperscalers e cioè che servizi e applicazioni tendono a raggrupparsi in ecosistemi paralleli e separati: andiamo verso una frammentazione di Internet (oltre a quella geopolitica), con molte implicazioni, diverse delle quali negative:

5G & Co. La frammentazione di Internet è un fenomeno passeggero?

Nicola Blefari Melazzi. No, questi fenomeni di frammentazione di Internet e consolidamento degli attori tenderanno ad aumentare con la crescita ulteriore del traffico video e di applicazioni di Virtual Reality/Augmented Reality e soprattutto dell’Intelligenza Artificiale, che può comportare tra le altre cose una limitazione di informazione sul funzionamento della rete, con accresciuti problemi di explainability e accountability.

Infine, la tendenza di frammentazione di rete e consolidamento degli attori si manifesta anche a livello applicativo: Internet tende a “canalizzarsi” diventando simile alla televisione generalista del passato; meno scambi alla pari tra utenti e ricerca di contenuti diversi, più concentrazione, con piattaforme che generano contenuti e intrattenimento e su cui si concentra la maggioranza degli utenti, e con modelli di business basati su pubblicità.

5G & Co. Cosa fare per mantenere una Internet aperta, che non sia troppo simile alla Tivù?

Nicola Blefari Melazzi. In questo quadro è importante salvaguardare il più possibile un modello plurale e aperto. Bisogna cercare di mantenere Internet aperta, standard, globalmente connessa e non frammentata, con accesso, ricerca e innovazione il più possibile liberi. A tal fine, regolazione e fornitura di servizi specializzati e avanzati giocano un ruolo fondamentale. Bisogna evitare di arrivare al punto in cui l’unica soluzione rimarrebbe l’intervento di autorità antitrust, anche per evitare le conseguenze negative di simili azioni, posto che ci si arrivi.

5G & Co. Parliamo ora di smartphone e 5G. A che punto siamo?

Nicola Blefari Melazzi. Spostiamo l’attenzione dall’intera Internet alla sua sezione cellulare, partendo da una considerazione empirica: sinora, le generazioni cellulari hanno sviluppato appieno il loro potenziale ogni due generazioni, il che significa che l’adozione completa di una generazione si è realizzata nella generazione successiva. La telefonia cellulare introdotta con 1G si è diffusa realmente solo con 2G. L’uso di Internet e dei dati mobili, introdotto con 3G, si è diffuso soltanto con 4G. Applicando la stessa linea di pensiero al caso attuale, i servizi cloud, l’edge-cloud, il network slicing, la softwarizzazione della rete, l’AI, introdotti con 5G si diffonderebbero completamente con 6G. Ora, nel nostro caso, la previsione è esagerata, 5G si sta diffondendo e si realizzerà prima dell’avvento di 6G, ma vale la pena di riflettere sulle ragioni dell’apparente andamento a coppie delle generazioni cellulari.

5G & Co. Ci parli più in dettaglio di questo andamento a coppie delle diverse generazioni cellulari.

Nicola Blefari Melazzi. La radio è un mezzo che mette in comunicazione i dispositivi di utente con altri dispositivi di utente o con server / cloud e quindi abilita servizi e applicazioni. La radio è “in mezzo” ad altri due componenti del sistema: “dispositivi di utente” e “server”; se mancano adeguati dispositivi di utente o adeguati server / cloud / servizi / applicazioni, la parte radio ha poca ragione di esistere e comunque non sfrutta appieno il suo potenziale. Ad esempio, 1G non disponeva di telefoni adeguati che sono arrivati solo con il 2G, e il 3G non disponeva di smartphone evoluti e di sufficienti applicazioni mobili, che sono arrivati con il 4G.

5G & Co. E nel caso del 5G? Cosa manca ancora?

Nicola Blefari Melazzi. Nel caso del 5G mancano ancora dispositivi di utente realmente innovativi e, in misura minore, servizi e applicazioni significativamente nuovi. La vera innovazione del 5G non sta tanto nel miglioramento delle prestazioni radio, che è certamente importante, ma che “si limita” a proseguire un percorso di miglioramento. La vera innovazione del 5G risiede nelle sue funzionalità softwarizzate di core network, cloud e AI. Quando queste si diffonderanno assisteremo a una esplosione nell’uso di 5G, il che comincia ad avvenire.

5G & Co. Invece dal punto di vista delle capacità radio? Il 5G sta mantenendo le promesse?

Nicola Blefari Melazzi. Dal punto di vista della capacità radio, il 5G ha già iniziato a mantenere le sue promesse, supportando una maggiore velocità e una maggiore densità di utenti: basti vedere l’impressionante crescita del traffico, sia per dispositivo che in generale, documentata in recenti relazioni tecniche. Già questo giustificherebbe l’esistenza di 5G. Con l’aumento del traffico, i costi per gli utenti stanno diminuendo in termini relativi ma anche assoluti. Questo è sia positivo che negativo. Un bene per i consumatori e per rendere sostenibili nuove applicazioni come video ad alta definizione, ologrammi, realtà virtuale, applicazioni di intelligenza artificiale, ecc. Queste nuove applicazioni non sarebbero sostenibili senza una diminuzione del costo per bit trasmesso. La diminuzione dei costi è invece negativa per chi deve fare investimenti e costruire infrastrutture. La diminuzione della quota di mercato e dei ricavi degli operatori di telecomunicazioni mette a rischio gli investimenti e, in assenza di interventi sistemici, regolatori e normativi e/o di nuove offerte di servizi, sposterà ulteriormente l’equilibrio dagli operatori di telecomunicazioni verso gli hyperscaler e altri attori che possono investire in infrastrutture.

5G & Co. Cosa sarebbe necessario fare per affrontare questa situazione?

Nicola Blefari Melazzi.  Sembrano necessarie quattro linee d’azione:

5G & Co. Come garantire offerte su misura per i clienti? A che punto siamo nella Ue con le reti ‘5G stand-alone’?

Nicola Blefari Melazzi. L’ultimo punto prima espresso, cioè il progresso tecnico, richiede la realizzazione di reti 5G “complete”. Oggi, in Europa, la rete 5G core e le sue funzionalità cloud e AI non sono implementate in modo significativo; quindi, abbiamo una rete 5G priva di una parte essenziale; non abbiamo quello che in gergo tecnico si chiama “5G stand-alone”. Abbiamo (non dappertutto!) la parte radio del 5G con prestazioni migliori del 4G, ma questa è collegata alla parte di rete fissa del 4G e, quindi, non può dispiegare tutto il suo potenziale. È come avere un ristorante con una nuova gestione in cui il personale di servizio è nuovo ed esperto, ma la cucina è rimasta quella vecchia. Inoltre, purtroppo, anche il 5G stand-alone non sarà sufficiente a garantire il successo; le reti devono offrire di più (ad esempio, risorse di calcolo, dati/insight), in modo più semplice (intent, API, ecc.), e i servizi e le applicazioni devono essere sviluppati di conseguenza per trarne il massimo vantaggio.

5G & Co. Come uscire da questo impasse?

Nicola Blefari Melazzi. Qui arriviamo al ruolo della ricerca e dello sviluppo per risolvere la situazione appena esposta; è l’argomento di R&S più urgente da affrontare in Europa, perché senza un settore economicamente sostenibile e in grado di fare investimenti, tutti gli altri miglioramenti tecnici sono sicuramente interessanti, ma meno utili per i nostri Paesi.

Infatti, abbiamo detto che il 5G innova significativamente rispetto al 4G in termini di softwarized/cloud/intelligent core network. Tuttavia, sono necessari ulteriori passi avanti per migliorarlo in termini di offerta di servizi e per andare verso il 6G.

5G & Co. Non c’è ancora il 5G stand-alone e già pensiamo al 6G?

Nicola Blefari Melazzi. Non c’è da spaventarsi: non stiamo parlando di nuovi e pesanti investimenti in infrastrutture per implementare il futuro 6G. Non servono necessariamente nuove radio e nuove apparecchiature, ma solo un software più evoluto. È necessario usare un’architettura che possiamo chiamare di 6G ma che non è che una evoluzione software di 5G e che non riguarda le prestazioni radio. È un’architettura per la costruzione e la vendita di servizi ICT su misura per utenti finali e verticali. I servizi devono sfruttare la connettività, la consapevolezza del contesto e le funzionalità del cloud e dell’AI, servizi che spaziano dalle capacità di comunicazione di base e di sensing radio fino a compiti di elaborazione di alto livello e approfondimenti basati sui dati di rete; devono evolvere dalle attuali soluzioni predefinite e standardizzate offerte a un’ampia base di clienti, a soluzioni ad hoc generate dinamicamente e personalizzate per soddisfare esigenze individuali specifiche. Il flusso di creazione dovrà poter essere dal basso verso l’alto, progettato dal fornitore, o dall’alto verso il basso, con i clienti che fanno richieste specifiche, assistite dall’intelligenza artificiale, che vengono soddisfatte sfruttando le capacità disponibili.

5G & Co. Qual è l’obiettivo di questa architettura?

Nicola Blefari Melazzi. La motivazione di questa architettura è duplice: da un lato, l’obiettivo è fornire servizi personalizzabili, guidati dall’intelligenza artificiale, efficienti e sostenibili, direttamente accessibili dagli utenti finali e dai vertical. Dall’altro, cercare di rafforzare la posizione degli operatori ICT industriali e commerciali dell’UE.

5G & Co. Può elaborare ancora? Si tratta dello sviluppo dei Vertical?

Nicola Blefari Melazzi. Non proprio. Per quanto riguarda il primo punto, questo concetto colma quattro lacune rispetto al 5G:

5G & Co. In che modo questa architettura potrebbe rappresentare un vantaggio per i nostri operatori Ue?

Nicola Blefari Melazzi. I vantaggi includerebbero una sostanziale riduzione dei costi, l’accelerazione del time-to-market per i nuovi servizi e prodotti, una maggiore scalabilità, l’adesione a standard normativi e misure di sicurezza rafforzati. Gli operatori di telecomunicazione sarebbero in grado di ampliare le loro funzioni, trascendendo il loro ruolo tradizionale di semplici fornitori di connettività. Avrebbero l’opportunità di coltivare nuovi flussi di entrate fornendo l’accesso alle API e ulteriori servizi a valore aggiunto. Inoltre, adottando interfacce standardizzate, le telecomunicazioni avrebbero l’opportunità di rafforzare le loro partnership con i fornitori di servizi cloud e le reti di distribuzione dei contenuti, promuovendo un ecosistema più collaborativo ed efficiente per l’innovazione e l’offerta di servizi congiunti.

5G & Co. Quali vantaggi per le non-telco e le reti private?

Nicola Blefari Melazzi. Ci sarebbero vantaggi anche per le industrie verticali, che potrebbero implementare con più facilità applicazioni sofisticate e multiregionali distribuite orizzontalmente e verticalmente, eliminando la necessità di integrare le risorse in più domini amministrativi, un’impresa sinora gestita esclusivamente da hyperscaler.

Data la mancanza di giganti indigeni del cloud e dell’OTT all’interno dell’Unione Europea, unita all’imperativo per gli operatori di telecomunicazioni di evolversi oltre la semplice trasmissione di dati, una rete beyond5G/6G in grado di offrire servizi specializzati, programmabili e su misura rafforzerebbe in modo significativo l’economia delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) dell’UE.

E un’ultima importante considerazione: bisogna dedicare maggiore attenzione agli scenari di reti private, siano esse basate sullo spettro fornito dagli operatori o meno, e agli ambienti indoor e a luoghi di aggregazione, come i sistemi di trasporto.

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