le aspettative

L’ambizione europea nella corsa globale ai chip. La roadmap su come e dove investire

di |

L'Europa può mettere in campo ricerca e sviluppo nonché l'eccellenza delle apparecchiature di produzione nelle nanotecnologie, invero largamente apprezzata dai produttori mondiali di microchip.

La rubrica “Digital & Law” è curata da D&L Net e offre una lettura delle materie dell’innovazione digitale da una prospettiva che sia in grado di offrire piena padronanza degli strumenti e dei diritti digitali, anche ai non addetti ai lavori. Per consultare tutti gli articoli clicca qui.

In esito al recente aggiornamento della strategia industriale europea, è stato convenuto un approccio ancora più deciso in ordine all’esigenza di realizzare una fondamentale ambizione industriale da rendere funzionale ad obiettivi di leadership tecnologica sfidanti, come nel caso dei chip, e, al tempo stesso, a favorire e sostenere alleanze industriali con un elevato potenziale di innovazione e creazione di nuovi posti di lavoro, seppur con chiare condizioni di salvaguardia della sovranità europea.

Corsa globale ai chip: l’Unione fa la forza

D’altro canto, le alleanze strategiche, internazionali ed equilibrate favoriscono e, in taluni casi, accelerano lo sviluppo di attività industriali contribuendo anche ad attrarre investimenti pubblici e privati.

In tale scenario, l’Europa ha fortemente puntato nell’alleanza sui semiconduttori con il placet di ben 22 stati membri, reso in una dichiarazione congiunta già favorevolmente accolta dalla Commissione Europea.

I ministri delle telecomunicazioni degli Stati membri aderenti hanno così dichiarato di voler unire le loro forze per un’iniziativa europea sui processori e le tecnologie dei semiconduttori, impegnandosi a collaborare per rafforzare la catena del valore dei sistemi integrati e dell’elettronica in Europa nonché per rafforzare la capacità di produzione all’avanguardia, al fine di offrire le migliori prestazioni per applicazioni in un’ampia gamma di settori.

Ambientazione Industriale

Si tratta di un’ambizione industriale che consentirà alle industrie chiave di innovare e competere a livello globale in modo che l’Europa sia in grado di progettare e produrre i processori più potenti ed avanzati.

L’iniziativa congiunta è preordinata a rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e ad aumentare gli investimenti lungo la catena del valore dei semiconduttori su apparecchiature e materiali, progettazione e produzione ed imballaggio avanzati, ove possibile attraverso i fondi di recupero e resilienza.

I semiconduttori sono una componente fondamentale della scale-up flagship, una delle sette aree in cui i piani coordinati degli Stati membri sono incoraggiati nell’ambito di NextGenerationEU.

Inoltre, gli Stati membri possono mobilitare le parti interessate dell’industria per progettare un ambizioso progetto faro europeo sotto forma di un secondo importante progetto di comune interesse europeo.

Le aspettative europee sui chip

A tal riguardo, Commissario Europeo per il mercato interno, Thierry Breton, ha dichiarato che “l’Europa ha tutte le carte in regola per diversificare e ridurre le dipendenze critiche, pur rimanendo aperta. Dovremo quindi impostare piani ambiziosi, dalla progettazione di chip alla produzione avanzata che progredisce verso i nodi 2nm, con l’obiettivo di differenziare e guidare le nostre catene del valore più importanti. Lo sforzo congiunto molto apprezzato di oggi è un importante balzo in avanti: aprirà la strada al lancio di un’alleanza industriale. Un approccio collettivo può aiutarci a sfruttare i nostri punti di forza esistenti e ad abbracciare nuove opportunità poiché i chip per processori avanzati svolgono un ruolo sempre più importante per la strategia industriale europea e la sovranità digitale

Il Commissario Breton in visita presso la ASML, industria tech con sede a Veldhoven (Paesi Bassi) che fornisce l’attrezzatura essenziale ai principali produttori di microchip del mondo ed ha la più alta capitalizzazione di mercato del settore ($ 260 miliardi, ben al di sopra degli operatori statunitensi del settore) ha avuto modo di constatare l’evoluzione “sul campo” della nuova “EU Semiconductor Alliance”.

L’Europa punta così a riposizionarsi con leadership industriale su una tecnologia critica, puntando contestualmente alla resilienza ed autonomia strategica per invertire la tendenza che l’ha vista passare da una quota di mercato del 40% negli anni ’90 fino al 10% attuale, invero resa ancora più evidente dalla recente rilevata carenza di semiconduttori che ha colpito l’industria automobilistica europea.

Roadmap: come e dove investire

La forte dipendenza dagli Stati Uniti per la capacità di progettazione generale e dall’Asia per la fabbricazione di chip avanzati è un dato oggettivo.

È anche vero che l’Europa può mettere in campo ricerca e sviluppo nonché l’eccellenza delle apparecchiature di produzione nelle nanotecnologie, invero largamente apprezzata dai produttori mondiali di chip.

Partendo da queste considerazioni, vi sono le condizioni per tracciare una roadmap che condurrà l’Europa a diventare un partner industriale credibile, attraverso il raggiungimento di un duplice sfidante obiettivo:

  • raggiungere, entro il 2030, almeno il 20% della produzione mondiale di semiconduttori in Europa;
  • sviluppare la capacità europea di progettare e produrre i processori più potenti ed efficienti dal punto di vista energetico e più avanzati sotto il profilo della tecnica litografica (sotto i 5 nanometri e verso i 2 nanometri).

Il raggiungimento di questi obiettivi passa verosimilmente da una convergenza di tutti gli sforzi verso un’alleanza europea sui semiconduttori con partner internazionali, attualmente in corso di elaborazione.

L’alleanza terrà soprattutto in debito conto la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Europa e favorirà la mobilitazione coerente degli investimenti necessari nel settore, attraverso:

  • il bilancio dell’UE con i suoi diversi programmi (Orizzonte Europa, Programma Europa digitale e Fondo europeo per la difesa);
  • i piani di ripresa nazionali: il 20% dell’importo totale (quindi circa 130 miliardi di euro) dovrà essere investito nel digitale, processori compresi, (auspicabilmente anche attraverso la mobilitazione di denaro pubblico nazionale per far leva sul denaro privato).

Articolo di Davide Maniscalco, Avvocato, esperto in diritto societario e commerciale