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La Web tax spacca le primarie del Pd. Le proposte di Emiliano, Orlando e Renzi

La sfida in tv prima di quella alle urne di domenica prossima. Michele Emiliano, Andrea Orlando e Matteo Renzi, i tre candidati a ricoprire il ruolo di segretario del PD, ieri sera si sono confrontati su Sky Tg24 rispondendo alle domande del conduttore su un format ormai collaudato dall’emittente. Tanti i temi affrontati: la crisi di Alitalia, l’immigrazione, la patrimoniale e l’eventuale introduzione in Italia, in maniera unilaterale, della web tax. Secondo la Commissione europea, ha citato il moderatore dello scontro tv, le tasse non pagate dai giganti del web in Europa ammontano a 50-70 miliardi l’anno. Allora ecco la domanda specifica:

“Visto che in sede europea non c’è un accordo e visto che siamo sempre in cerca di risorse economiche è favorevole a una decisione unilaterale dell’Italia che obblighi i colossi del web a pagare le tasse per le loro attività nel nostro Paese?”.

Il primo a rispondere è stato Orlando: “In parte sì, ma bisogna stare attenti a che non rimanga una scelta isolata perché sono convinto che così rischiamo che gli Over the Top vadano via dall’Italia”. In che senso? Ricordiamo che si parla di aziende che offrono servizi digitali e se anche dovessero chiudere le sedi sul territorio nazionale non renderebbero inaccessibili agli italiani i motori di ricerca, social network, posta elettrinica, ecc… Perderebbero il posto di lavoro poche centinaia di persone, questo sì. Ma già è accaduto con Twitter che ha mollato gli uffici a Milano e 17 dipendenti hanno perso il lavoro. Ma nell’opinione pubblica e in politica non ha suscitato scalpore.
Il ministro della Giustizia ha poi lanciato la sua proposta che chiama in causa l’Ue: “Noi dobbiamo costruire l’unione fiscale e questo è un obiettivo che ci dobbiamo dare perché questi non soltanto non pagano le tasse ma impongono anche i prezzi a chi produce, invece è più importante l’autore e non chi distribuisce l’opera o un servizio digitale”.

Anche Renzi si è detto favorevole a risolvere il problema insieme agli altri stati membri perché ha paura di un autogol. “Sono contrario a una web tax solo italiana perché alla fine ci fregano e se ne vanno da un’altra parte”, ha dichiarato l’ex premier, che poi ha aggiunto: “Sono d’accordo con Orlando, ci vuole un’unione fiscale europea. Dunque o si fa a livello europeo o saremmo penalizzati come Paese, non solo a livello fiscale ma anche occupazionale”.

Invece l’unico favorevole alla web tax da introdurre subito in Italia senza attendere l’intervento dell’Ue è Emiliano: “Renzi cancellò con un tweet questa proposta di legge del Governo Letta perché, secondo lui, è un tema di competenza dell’Unione europea, ma poi non ha fatto nulla per perseguire un accordo europeo per fare pagare le tasse alle multinazionali del web”.

Del tweet, a cui ha fatto riferimento il governatore della Regione Puglia, ha parlato Francesco Boccia (PD), presidente della Commissione Bilancio alla Camera, e convinto sostenitore di tassare i giganti del web. “Renzi scrisse su Twitter: la proposta della web tax in Italia è come la nuvola di Fantozzi e non si può fermare la modernità con le mani”. “In realtà”, ha dichiarato Boccia, “Renzi si sbaglia: lo sviluppo tecnologico non c’entra nulla con il concetto di equità fiscale. E’ giusto, dal mio punto di vista, far pagare alle multinazionali del web le stesse imposte che pagano le altre imprese italiane, non lo stesso ammontare della pressione fiscale, ma devono rispettare le stesse regole del fisco”. Infine ha detto Boccia: meglio introdurre questa tassa che farne pagare di altre agli italiani aumentando l’Iva”.

 Domenica 30 aprile si svolgeranno le primarie del PD, si voterà dalle 8 alle 20. Dal risultato delle urne si capirà anche come il partito affronterà il tema della web tax.

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