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La strategia digitale dell’UE punta verso l’Asia. Virkkunen: “Costruire un ordine digitale globale basato sulle regole”

Un’espansione tecnologica e politica verso l’Asia

La Commissione europea, insieme all’Alto Rappresentante per la Politica Estera, ha presentato la nuova Strategia Digitale Internazionale. Documento che segna un punto di svolta nelle relazioni esterne dell’Unione e dei suoi partner. Al centro della strategia si trova una scelta ben chiara: intensificare le partnership digitali con paesi asiatici chiave, non solo per motivi economici, ma come alleati strategici in un mondo dove la tecnologia è divenuta terreno di confronto geopolitico.

La strategia riconosce l’importanza dell’Asia come epicentro dell’innovazione digitale e mira a rafforzare legami con Giappone, Corea del Sud, India, Taiwan e Singapore, su un’ampia gamma di tecnologie: intelligenza artificiale (AI), semiconduttori, 6G, identità digitali e tecnologie quantistiche.

Non si tratta solo di accesso ai mercati, ma di costruire alleanze resilienti, garantire interoperabilità strategica e fondare un ordine digitale basato su valori condivisi, come la privacy, la sicurezza e la trasparenza.

VIrkkunen: “Dobbiamo affrontare il rischio di strumentalizzazione delle nostre dipendenze tecnologiche”

“Questa strategia non riguarda solo l’aumento della nostra competitività in tecnologie chiave come l’intelligenza artificiale, la tecnologia quantistica, la sicurezza informatica o i semiconduttori in ambito nazionale, sebbene anche questo rimanga una priorità.
Si tratta anche di sostenere attivamente la transizione digitale dei nostri partner a livello globale. Fondamentalmente, riafferma l’impegno incrollabile dell’UE nel costruire un ordine digitale globale basato su regole, saldamente radicato nei nostri valori fondamentali.
Nessun paese o regione può infatti guidare da solo la rivoluzione tecnologica
”, ha dichiarato Henna Virkkunen, Vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.

L’UE si trova inoltre ad affrontare il rischio di strumentalizzazione delle sue dipendenze tecnologiche ed economiche e il rischio di una fuga di dati tecnologici critici. Come abbiamo sottolineato nella strategia ProtectEU, i confini tra minacce offline e online sono sempre più sfumati e l’UE deve collaborare meglio con i suoi partner per contrastare l’uso improprio delle tecnologie”, ha sottolineato la Vicepresidente Ue.

Le priorità strategiche sono diverse, ma sintetizzabili in pochi punti chiave: rafforzare la competitività e la sovranità tecnologica dell’UE e dei partner; promuovere la coesione sociale, proteggere i diritti umani e sostenere i principi democratici nella sfera digitale; promuoveremo soluzioni tecnologiche, un approccio normativo, standard e valori dell’UE.

Come ha precisato la VIrkkunen nel suo intervento, “continueremo a promuovere un ordine digitale globale basato su regole in linea con i nostri valori fondamentali”.

L’intelligenza artificiale come ponte diplomatico

Nel campo dell’intelligenza artificiale, l’Ufficio europeo per l’AI è diventato un attore diplomatico chiave. Come annunciato dalla Virkkunen nel suo discorso, sono stati già firmati accordi con Singapore, mentre proseguono scambi bilaterali con Giappone, Corea del Sud, India e Australia.
L’obiettivo è duplice: da un lato, sostenere l’innovazione; dall’altro, costruire regole comuni per la sicurezza e l’etica dell’AI.

Con il Giappone si lavora su applicazioni di AI per il bene pubblico, con l’India sull’infrastruttura normativa per la sicurezza dell’AI. Il tutto si inserisce nel quadro multilaterale del Processo di Hiroshima del G7, di cui l’UE è promotrice attiva.

6G e chip: questione di indipendenza tecnologica

Per quanto riguarda le reti di nuova generazione e i semiconduttori, l’UE punta a ridurre le dipendenze strategiche e potenziare le proprie capacità interne collaborando con l’Asia.

Secondo quanto riportato nei documenti ufficiali, con Giappone e Corea del Sud partiranno nel 2027 progetti comuni sul 6G e le reti RAN intelligenti, mentre con Taiwan, a partire dal 2026, sono previsti sviluppi su antenne avanzate e infrastrutture di rete di livello fisico.

Sul fronte dei chip, invece, la cooperazione con Giappone e Corea riguarda tecnologie di integrazione eterogenea, chip neuromorfici e materiali alternativi ai PFAS. Con l’India, invece, l’accento è sulla formazione di giovani talenti e ingegneri attraverso un programma UE-India.

Un sistema di allerta preventiva sulle interruzioni della supply chain, sviluppato con Giappone e Stati Uniti, aggiunge un tassello importante per la resilienza tecnologica europea.

Tecnologie quantistiche, investire nel post-silicio

L’UE si sta anche posizionando in prima linea nella corsa alle tecnologie quantistiche, considerata la prossima grande rivoluzione digitale: con il Giappone, l’UE avvierà dal 2026 progetti su algoritmi ibridi Quantum-HPC applicati alla medicina e all’ambiente; con la Corea del Sud, sono previsti bandi congiunti per quantum sensing e comunicazione tra il 2027 e il 2030.

L’obiettivo è doppio: potenziare la ricerca e creare standard internazionali condivisi.

Identità digitali e infrastrutture pubbliche

Un altro pilastro è l’infrastruttura pubblica digitale. L’UE propone di esportare il modello dell’EU Digital Identity Wallet, in cooperazione con India, Giappone e Singapore. L’iniziativa promuove strumenti open-source, interoperabili e orientati alla protezione dei dati.

Anche la standardizzazione globale delle identità digitali, comprese le firme elettroniche e i trust services, è in corso, nell’ottica di un sistema globale di fiducia digitale.

Implicazioni geopolitiche, il digitale come strumento di potere

Questa strategia non è solo tecnologica: è profondamente geopolitica. Tra gli obiettivi: allinearsi con democrazie tecnologiche asiatiche; contrastare l’autoritarismo digitale; esportare il modello normativo europeo (DSA, DMA, eIDAS); tutelare la sovranità tecnologica europea.

In questa chiave, l’Asia diventa non solo un mercato, ma un laboratorio strategico e normativo.

Da Bruxelles all’Indo-Pacifico

La Strategia Digitale Internazionale dell’Ue rappresenta un investimento coerente con le politiche continentali fino ad oggi dispiegate e allo stesso tempo molto ambizioso nel futuro delle infrastrutture digitali globali.

Indicando l’Asia come partner d’elezione, l’Europa si propone non solo di connettersi al mondo, ma di plasmare le regole del XXI secolo, espandendo la sua sfera d’azione sul supercontinente euroasiatico.

Non a caso nei giorni scorsi Bruxelles ha voluto chiarire che per la difesa delle infrastrutture digitali strategiche, nello specifico i cavi sottomarini, è fondamentale escludere ogni possibile coinvolgimento dei giganti tecnologici cinesi, come Huawei.

In un’epoca in cui economia, governance e sicurezza sono sempre più intrecciate, il digitale è sempre più strumento del potere. E con questa strategia, l’Unione si candida a essere uno degli architetti principali del nuovo ordine digitale globale.

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