pregiudizi sulla generazione y

La crisi dei cereali è dovuta veramente ai millennials?

di |

La negatività di chi guarda e giudica il comportamento delle nuove generazioni si riflette nella “passività” delle aziende che, invece di proporre modifiche ai prodotti cercando di renderli più sani o cambiandone il fine ultimo, cercano di mantenere il loro status quo.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

In questi anni ci siamo spesso imbattuti in articoli che discutevano degli aspetti sociali ed economici conseguenti all’affermazione della generazione Y come nuovo protagonista economico.

Venendo a contatto con parte di questa letteratura mediatica, ciò che risalta agli occhi del lettore è un’incomprensione di fondo fra generazione che scrive e quella a cui è dedicato il testo.

I pregiudizi sulla generazione Y

Il motivo è in primis naturale; dall’alba dei tempi fra generazioni diverse il dialogo è sempre stato complicato. In questi anni il motivo principale di ciò, ma non l’unico, si può identificare nell’esplosione del digitale che, con le sue innovazioni sostanziali, ha obbligato la vecchia classe dirigente ad aggiornare le fondamenta delle proprie convinzioni professionali e umane.

Partendo da questo presupposto, e avendo alla base il documento sviluppato da CBInsights che evidenzia il ruolo dei Millennial nella crisi di alcune aree, abbiamo deciso di affrontare, e smantellare, alcuni dei pregiudizi sulla generazione Y.

Di settimana in settimana, procederemo ad evidenziare per settore merceologico il reale ruolo dei Millennial nella sua crisi, e suggeriremo di conseguenza alcune possibili migliorie.

I cereali per la colazione

Il primo di cui tratteremo è quello dedicato alla produzione dei cereali per la colazione.

Nell’ultimo decennio, infatti, la loro vendita è diminuita del 17% e molti addetti ai lavori stanno dando la colpa alle nuove abitudini dei Millennial.

Infatti, in un sondaggio del 2016, l’istituto di ricerca Mintel aveva scoperto che ben il 40% dei Millennials non mangiavano cereali a colazione a causa del troppo tempo necessario per preparare e pulire il tutto. Un dato che ben si lega all’idea di generazione superficiale, on-the-go, con poco tempo e sempre in movimento.

Un’analisi più approfondita, però, mostra un diverso atteggiamento.

Il problema non sono tanto i cereali in sé, ma l’uso che ne viene proposto; infatti, altre ricerche hanno sottolineato il fatto che ben l’82% dei Millennial afferma di trovare appetibili i cereali come “spuntini” da consumare durante la giornata.

Un’altra discriminante da non sottovalutare è la salute. Alcune ricerche hanno evidenziato che oggi, invece di mangiare una ciotola di cereali per colazione, molti Millennial optano per soluzioni con una minor quantità di zuccheri, come frullati, panini e yogurt.

In definitiva la negatività di chi guarda e giudica il comportamento delle nuove generazioni si riflette nella “passività” delle aziende che, invece di proporre modifiche ai prodotti cercando di renderli più sani o cambiandone il fine ultimo, cercano di mantenere il loro status quo.

Una tendenza che si è manifestata anche con l’avvento del digitale, e che tuttora permane in certi settori che, pensando di essere immuni al cambiamento, rimangono arroccati sulle loro posizioni.

La paura di cambiare guida buona parte delle scelte economiche aziendali; se però ci si rifiuta di affrontarla, e di sconfiggerla, molte realtà presto potrebbero ritrovarsi “scadute” come cereali abbandonati sugli scaffali.

Photo by Nyana Stoica on Unsplash