Lo scontro Usa-Cina

La Cina accusa Pompeo di ‘pregiudizio ideologico’ nella visita a Roma

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Dura reazione dell'ambasciata cinese a Roma nei confronti degli Usa dopo l'attacco ai danni di Pechino definito "calunnioso" e "diffamante" del segretario di Stato Mike Pompeo in visita nel nostro paese.

Lo scontro fra Cina e Usa per il predominio economico globale ha raggiunto i suoi massimi livelli in questo periodo. Ad infiammare gli opposti schieramenti l’imminenza delle prossime elezioni americane. La campagna elettorale della Casa Bianca è al suo apice e ogni occasione è buona per attaccare il Dragone anche con argomenti che sembrano pretestuosi non soltanto in Cina.

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Toni diffamanti

E’ un po’ questo il senso delle ultime schermaglie sul 5G fra le super potenze di Washington e Pechino, piovute dopo la visita del segretario di Stato Usa Mike Pompeo in Italia. Pechino non ha gradito i toni “diffamanti” delle critiche di Pompeo alla Cina, e ha rispedito al mittente le sue intemerate, accusando a sua volta gli Usa di “pregiudizio ideologico” nei confronti di Pechino.

Critiche dell’ambasciata di Roma

E’ quanto emerge da un commento pubblicato sul Global Times e da un editoriale sulla principale agenzia di stampa cinese, Xinhua Net, che rilanciano il sentiment del paese dopo il tour europeo di Pompeo fra Grecia, Italia e Croazia: “Le osservazioni diffamanti (smearing) del Segretario di Stato americano Mike Pompeo sulla Cina sui diritti umani e su temi religiosi durante la sua visita a Roma, la capitale d’Italia, che puzzavano di pregiudizi ideologici e ignoranza nei confronti della Cina, sono state fortemente criticate dal portavoce dell’ambasciata cinese in Italia”. Il “gracchiante” Pompeo è stato quindi invitato “a smettere il suo show“, si legge nel comunicato ufficiale dell’ambasciata.

Oltre alle “solite” accuse nei confronti di Huawei e dei rischi per la sicurezza nazionale delle reti per l’utilizzo di tecnologie cinesi, Pompeo a Roma non ha risparmiato critiche alla Cina sul terreno dei diritti umani e della libertà religiosa. Chiaro il riferimento alle persecuzioni denunciate contro la minoranza musulmana cinese degli Uiguri. Pompeo non ha poi risparmiato critiche sulla gestione cinese del virus – forse per distogliere l’attenzione da quello che sta succedendo negli Usa – reiterando le accuse a Pechino di essere stato l’untore globale del Covid-19.

Ma cosa c’entra il 5G?

Due ambiti (diritti umani e libertà religiosa) nei quali normalmente il segretario di Stato non si addentra, soprattutto se il vero argomento sul tavolo del confronto con L’Italia era il 5G. Argomenti che in questa occasione sono stati utilizzati, secondo il Global Times, come pretesto per giustificare le sanzioni nei confronti di Huawei e la richiesta di blocco nel nostro paese. Insomma, argomenti accostati in modo apparentemente pretestuoso per sferrare poi la stoccata nei confronti del vero obiettivo, ovvero le tecnologie di rete cinesi, prendendo a pretesto politiche di Pechino che per quanto discutibili riguardano tutt’altro ambito.

“Chi semina vento raccoglie tempesta”, ha detto un portavoce dell’ambasciata cinese di Roma.

L’Europa in questo momento è al centro del conflitto fra le due super potenze e Huawei si trova stretta nella tenaglia. Anche la Germania di Angela Merkel è sotto pressione.