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L’85% delle frodi è “cyber based” nel Regno Unito. Google chiamata in causa

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Danni fino a 190 miliardi di sterline l’anno. Secondo l’FCA, ente britannico di regolamentazione di banche e broker “Il problema principale è l’impatto delle frodi online sugli investitori, tale da minare la competitività del settore tecnologico britannico”. Google accusata di non fare abbastanza per fermare gli annunci online collegati alle truffe.

Le frodi nel Regno Unito hanno un impatto economico sul Paese valutato tra i 130 ed i 190 miliardi di sterline l’anno, secondo quanto riportato in un paper del University of Portsmouth Centre for Counter Fraud Studies. L’85% di queste attività criminali hanno un’origine in rete, sono considerate “cyber based.

Un dato che ha messo in allarme non solo le associazioni di settore, per i diritti di internet e dei consumatori, ma gli stessi investitori e l’Autorità di vigilanza sul mercato, perché, secondo un Report del Royal United Services Institute, si tratta di un fenomeno mal gestito che ormai ha raggiunto livelli di vera e propria minaccia alla sicurezza nazionale.

L’impatto delle frodi online su consumatori, imprese e finanza

Un fenomeno mal gestito in primis dalle forze politiche, che secondo un articolo pubblicato su politico.com non sembrano in grado di arginare il problema, di prendere decisioni o di legiferare, in seconda battuta anche dalle piattaforme web, come Google, ad esempio, che si comporta in modo ambiguo riguardo alla faccenda.

Secondo Anthony Stansfeld, a capo del commissariato di Polizia della Valle del Tamigi, “non c’è una reale volontà di indagare su tali reati criminali e questo nonostante siano state investite enormi quantità di risorse finanziarie in infrastrutture di sorveglianza, perché ci vorrebbe una maggiore cooperazione delle piattaforme online, che al momento non fanno la cosa giusta”.

La Financial Conduct Authority (FCA), l’ente di regolamentazione britannica delle banche e dei broker, ha emesso 1.053 avvisi relativi a investimenti non autorizzati nel 2020, con un aumento del +82% dei casi rispetto all’anno precedente.

Al momento, secondo quanto riportato nell’articolo, solo 1 frode su 500 è perseguita dalla legge.

Secondo Mel Stride, parlamentare conservatore membro della Commissione del Tesoro: “I fornitori di servizi online si devono assumere la loro responsabilità, devono aiutarci a ridurre sensibilmente queste truffe, che partono quasi sempre in rete”.

Il ruolo degli annunci online

Second gli esperti, gran parte delle frodi sono originate in particolare dagli annunci online, quelli che si trovano sui social e i motori di ricerca, tra cui certamente Google.

Tutti noi inconsciamente o meno pensiamo che gli annunci online siano sicuri, perché sottoposti ad un controllo preventivo da parte delle piattaforme di internet, ma non è cosi”, ha spiegato Neena Bahati in un’indagine dell’associazione dei consumatori “Which?”.

Della stessa opinione la FCA, che ha dichiarato in un avviso pubblico: “Le piattaforme online, i motori di ricerca e i social network giocano un ruolo fondamentale nella diffusione degli annunci online, a cui sono esposti quasi tutti i consumatori del Paese, che in molti casi nascondono delle vere e proprie truffe, o anche false informazioni e pubblicità fuorvianti”.

Google chiamata in causa

Abbiamo dialogato con Google nel tempo e sebbene qualche passo in avanti sia stato fatto negli anni è ancora troppo poco, visto i danni ai consumatori, alle imprese e al fisco stesso causati dalle frodi online”, ha specificato l’Authority.

Il problema principale è l’impatto di queste attività criminali sugli investitori, tale da minare la competitività del settore tecnologico britannico”, secondo Nikhil Rathi, capo della FCA.

Il problema, è ribadito da più parti, è che Google non si sta impegnando abbastanza nell’individuazione dell’identità di chi pubblica tali annunci online.

Il motore di ricerca potrebbe fermarli e anche sospenderli per una semplice verifica, ma per l’autore dell’articolo la politica di Google a riguardo è fallace in partenza, perché consente a tali pubblicità che nascondono frodi di rimanere online per 21 giorni comunque, di avere quindi tutto il tempo di danneggiare consumatori, aziende ed investitori.

La stessa direttiva sui servizi digitali dell’Unione europea si propone di affrontare il problema delle frodi online andando a rafforzare gli strumenti a protezione dei consumatori, ma è ancora debole però nei confronti dei truffatori stessi, del cyber crime che c’è dietro a questo diffuso e profondo fenomeno criminale che sta modificando anche il modo legale di fare economia e finanza a livello nazionale ed internazionale.