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IPTV illegali: caso “Xtream Codes”, Intervista al Colonnello Giovanni Reccia, Comandante del Nucleo Speciale Privacy e Frodi Tecnologiche (GdF)

Nei giorni scorsi è stata data notizia di una vasta e complessa operazione contro la pirateria audiovisiva condotta in Italia e in altri Paesi europei, tra cui Olanda, Francia, Grecia, Germania e Bulgaria. Al centro delle indagini e dei provvedimenti Xtream Codes” piattaforma internazionale di IPTV (Internet Protocol Television) illegale, tra le più diffuse al mondo.
Sono stati coinvolti più di 100 militari del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e dei reparti territoriali della Guardia di Finanza. Oltre 5 milioni di utenti solo in Italia, per un giro d’affari stimato in circa 60 milioni di euro annui.
Abbiamo chiesto al Colonnello Giovanni Reccia, Comandante del Nucleo Speciale Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, di spiegarci che tipo di reati hanno commesso queste organizzazioni criminali e quali sono le possibili sanzioni di cui sono destinatari anche gli utenti.

key4biz. IPTV illegali in Italia e in Europa, quali sono i reati connessi all’utilizzo di queste piattaforme?
Colonnello Giovanni Reccia
. “I reati sono quelli previsti dalla disciplina sul diritto d’autore, con la normativa 633 del 1941 e tutte le modifiche subentrate nel corso del tempo. Innanzi tutto, l’art. 171 bis e 171 ter, per cui è prevista la reclusione – fino a 4 anni – e una multa, nel momento in cui c’è la duplicazione e la commercializzazione abusiva di tutti i prodotti soggetti al diritto d’autore e quindi, in questo caso, dei palinsesti TV e del segnale collegato che li riproduce abusivamente. Ovviamente, noi abbiamo individuato un’organizzazione criminale, che porta ad aggravare la posizione di questi soggetti con il 416 del codice penale, per cui la sanzione viene aumentata, e gli anni di reclusione slittano da 3 a 7. In più, essendo un’organizzazione di livello internazionale, la pena massima (7 anni) può essere aumentata ulteriormente per l’associazione a carattere transazionale, quindi aggravante 61 bis”.

Key4biz. Quanto avete impiegato per portare a termine l’operazione?
Colonnello Giovanni Reccia.
L’operazione si è sviluppata a partire dall’ottobre del 2017 e si è basata su una serie di investigazioni di carattere tecnologico, poi connesse ad attività di polizia giudiziaria. Di conseguenza i tempi sono stati più lunghi, proprio per la necessità di individuare tutti gli interventi probatori utili per configurare l’associazione”.

Key4biz. Ci saranno sanzioni per i 700.000 utenti che hanno a tutti gli effetti sottoscritto un abbonamento?
Colonnello Giovanni Reccia.
Per gli utenti c’è sempre l’articolo 171 octies della stessa norma sul diritto d’autore. Gli utenti rispondono per il pacchetto che hanno acquistato e anche per loro è prevista la reclusione e la multa. Sostanzialmente, la multa può variare dai 2.500 euro ai 25.000 mila euro, ma, diversamente dall’articolo 171 bis e 171 ter, in questo caso la reclusione è da 6 mesi a 3 anni. L’aspetto fondamentale è che l’utente può essere di tipo diverso, quindi, La disciplina dice di graduare e di sanzionare sulla base della gravità del crimine commesso. Ad esempio, un abbonamento illegale utilizzato in una sala cinema ha un valore, se lo si acquista per l’uso in un bar ha un altro valore, se l’utilizzo è sostanzialmente casalingo tutti e tre incorrono nella sanzione, ma, sulla base della gravità ci sono delle sostanziali differenze che rientrano nell’interpretazione della norma da parte del giudice.
Per identificare gli utilizzatori di queste piattaforme illegali, in questi giorni stiamo cominciando a lavorare sul flusso di informazioni che abbiamo dal punto di vista finanziario, cioè, verranno individuati i soggetti che hanno acquistato gli abbonamenti tramite, appunto, flussi di pagamento elettronici e stiamo lavorando all’intercettazione dell’utente utilizzatore anche in un’altra modalità, cioè sui segnali all’interno dei server (indirizzi IP) dove poi giungeva il segnale”.

Key4biz. Quali sono stati i vantaggi derivati dalla cooperazione giudiziaria di Eurojust e delle altre nazioni coinvolte?
Colonnello Giovanni Reccia
.L’utilizzo del canale Eurojust è stato un momento fondamentale, in quanto, tra i diversi indirizzi IP rilevati dell’associazione criminale – e successivamente sottoposti al sequestro – vi erano indirizzi collegati con la Germania, l’Olanda, la Francia e anche con la Grecia. L’Xtream Codes, infatti, sappiamo molto bene essere gestito da 2 soggetti greci, mentre la società aveva sede in Bulgaria, con alcuni attori originari della città di Napoli, ma con il domicilio in Germania. Tutto ciò ci ha fatto necessariamente spostare l’attenzione su un sistema che non era più soltanto nazionale, ma basato a livello europeo”.

Key4biz. Cosa possiamo dire ai consumatori e gli utenti di internet affinchè non sottoscrivano più abbonamenti su tali piattaforme?
Colonnello Giovanni Reccia.
Un consiglio, nello specifico, lo possiamo rivolgere a tutti gli utenti, perché in sintesi, rappresentano la base su cui poggiano queste attività criminali, che verranno successivamente valutate per essere classificate o solo come criminalità associativa o come criminalità organizzata.
Questo tipo di criminalità si alimenta con gli introiti provenienti dagli utenti che acquistano questi pacchetti abusivi e, per tale motivo, inviterei ad essere tutti molto cauti, innanzi tutto perché è un reato, ma anche e soprattutto perché il decoder che viene installato nelle abitazioni è connesso alla rete Internet e quindi si può essere soggetti ad una serie di effetti collaterali che non si possono prevedere e, nei casi più particolari, si può rimanere vittime di truffe.
L’utente è chiamato ad informarsi di più e pensare che dietro i magazine online, i palinsesti televisivi e tutto ciò che è tutelato dal diritto d’autore, c’è un mondo che si muove fuori dalle regole e che tutto ciò che avviene in maniera illegale inevitabilmente provoca distorsioni di mercato, concorrenza sleale e perdita di posti di lavoro.
Fondamentale, quindi, è promuovere prima di tutto tra i consumatori e gli utenti di rete una maggiore conoscenza di quanto accade nel settore audiovisivo, del valore del diritto d’autore e delle minacce informatiche che lo riguardano, dall’altra, sviluppare una diffusa cultura della legalità digitale
”.

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