Internet governance

Internet Governance Forum. Boldrini: ‘Web straordinario, ma servono regole’

di Marco Ciaffone (DIMT - Diritto, Mercato, Tecnologia) |

Oggi alla Camera l'Internet Governance Forum 2014, che riaccende il dibattito alla presenza di figure politiche e istituzionali sui diritti e il nuovo regolamento della Rete allo studio negli Usa e in Europa.

“Internet non è un medium come un altro, ma qualcosa di straordinario, che non può essere ridotto. Ma può anche essere luogo di ingiustizie”. Così la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha dato avvio ai lavori dell’Internet Governance Forum 2014, che si è tenuto oggi alla  e che si è aperto con la sessione introdotta da Anna Masera, responsabile della comunicazione a Montecitorio.

Laura Boldrini: ‘Servono principi sovranazionali’

Richiamando la bozza di “Dichiarazione dei diritti in Internet“ varata lo scorso 8 ottobre dalla Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet, Boldrini ha detto che “la dichiarazioni di principi parte dal presupposto che la libertà, l’uguaglianza, la dignità e la diversità sono punti che devono essere garantiti anche in rete. Internet è una dimensione essenziale non solo per il presente, ma soprattutto per il futuro della nostra società, perché rappresenta un immenso spazio di libertà, crescita, conoscenza e partecipazione alla vita democratica. Io mi ritengo una  sostenitrice della libertà della rete, anche per le mie esperienze precedenti nei luoghi più difficili e remoti del pianeta, e sottolineo remoti. Nei campi profughi lontani centinaia di chilometri dalla strada asfaltata, infatti, quello che richiedevano i giovani rifugiati, oltre a cibo e beni di prima necessità, era Internet, per uscire da quell’immenso recinto nel quale erano costretti. Internet per conoscere a distanza il loro Paese di origine, per imparare”.

“Ma la rete – ha chiosato Boldrini – può essere anche un luogo di ingiustizie, dove i diritti dei cittadini si scontrano con lo strapotere di grandi soggetti economici. La mancanza di principi non equivale a libertà, al contrario; la mancanza di principi favorisce gli interessi dei più forti, se non gli abusi. Ogni persona ha invece diritto a vedere garantita la propria libertà online e quindi servono principi applicabili in senso sovranazionale. Auspico dunque una mozione che impegni il governo a portare questi principi in Europa e possibilmente nella sede delle Nazioni Unite”.

Marianna Madia: ‘Internet rivoluzione fra PA e cittadini’

Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia ha posto l’accento sulla “rivoluzione che Internet abilita nel rapporto tra cittadini e Pa; è però un processo che non possiamo calare dall’alto ed è per questo che con il digital champion Riccardo Luna è stata lanciata l’iniziativa dei ‘medici senza frontiere‘ della digitalizzazione” . E sulla trasaprenza: “È la più importante politica a costo zero per il nostro governo, permette di ridurre illegalità e sprechi”.

Stefano Rodotà: ‘La mancata riforma della Nsa riguarda tutti noi’

“Parliamo abitualmente della necessità di considerare una dimensione globale in tema di Internet – ha esordito il Prof. Stefano Rodotà, Presidente Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet presso la Camera dei Deputati – e recentemente ci è arrivato un esempio dagli Stati Uniti: la mancata riforma della Nsa riguarda tutti noi, perché quella sorveglianza eccede il territorio americano. L’Europa in questo senso è la regione del mondo dove questi temi sono stati affrontati per primi nella dimensione delle regole e con un’influenza notevole, il modello europeo è quello che sta guadagnando campo, e questo rappresenta una grande responsabilità per le istituzioni europee. Ed è arrivato il momento di costituzionalizzare i diritti di tre miliardi di persone sul Web”.

 

GUARDA l’intervento del Prof. Rodotà al convegno del 13 novembre 2014 “Governance di Internet ed efficienza delle regole: verso il nuovo regolamento europeo sulla privacy”

Antonello Giacomelli: ‘Net neutrality, posizioni diverse nella Ue’

Di avviso molto simile Antonello Giacomelli, Sottosegretario Ministero dello Sviluppo Economico: “Bisogna costituzionalizzare una realtà globale ed essere consapevoli che non sono solo i governi, gli Stati e i parlamenti a dover essere protagonisti di questo processo. L’Italia ha deciso di dedicare il suo semestre di presidenza europea alla governance di Internet, con l’idea che l’Europa possa e debba giocare un ruolo di primo piano a patto che lo giochi come soggetto unico e non come somma di 28 posizioni né come mero mercato unico. La governance di Internet ha bisogno di una nuova fase di dialogo tra le due sponde dell’Atlantico; a Washington abbiamo potuto presentarci come Italia agli incontri con il Dipartimento del Commercio e con il board di Icann con un mandato di tutti i membri per affermare questa visione, mentre a Bruxelles tra 48 ore ribadiremo questo approccio, oltre che la necessità di favorire l’integrazione di modelli di business diversi e promuovere un governo multistakeholder della rete, che non deve essere una rete dei governi”.

 

Giacomelli è poi entrato nel merito della posizione del governo italiano sulla Net neutrality, con riferimento a quanto emerso, tra le polemiche, nelle scorse ore: “Ci sono gruppi di lavoro che indagano le varie posizioni sulle quali si può trovare una linea comune, posizioni che diventano proposte ufficiali solo quando arrivano in Consiglio. Ma al momento non esiste una sintesi, e dunque non porteremo quella posizione, perché il nostro interesse è favorire la condivisione di un punto di vista comune. Sono diverse le ragioni per le quali non è possibile una sintesi, e mentre negli Usa la FCC prende tempo, da noi resistono molte differenze di vedute tra i vari Paesi, e la ricerca di una sintesi presuppone l’introduzione di elementi di novità. Ma non ho problemi a ribadire la posizione del governo italiano, e questo perché crediamo nella neutralità della rete come valore ma al tempo stesso nel fatto che per renderla effettiva serva un impegno attivo da parte delle istituzioni. Non intervenire significa lasciare una fotografia degli oligopoli, permettere che gli accordi tra privati plasmino una realtà che deve invece rimanere aperta agli outsider e alla evoluzione. A me piace molto il concetto espresso da Obama, ed è da lì che bisogna partire per fare un buon lavoro anche in Europa. Chiederemo al Consiglio un mandato per un confronto politico con Commissione e Parlamento per cercare nuovi punti di sintesi”.